Le nostre città sono invase dalle auto. Dal boom economico in poi vie, piazze, marciapiedi si sono riempite anno dopo anno di automobili sempre più grandi, siamo talmente assuefatti alla loro ingombrante presenza, che facciamo fatica anche solo a immaginare, una città non a misura di auto. Con il risultato che viviamo in luoghi sempre più inquinati, passando molto del nostro tempo in scatole di lamiera con le ruote. Il diritto alla mobilità e il vantaggio di muoversi velocemente, le due leve che hanno fatto la fortuna dell’automobile, in città come Milano sono ormai un miraggio.
Nonostante questa situazione, la vivibilità è in continuo peggioramento. I dati del “19° Rapporto sulla mobilità degli italiani” dell’Isfort e di Regione Lombardia lo dimostrano. A Milano ci sono 49 veicoli ogni 100 abitanti. Come se non bastasse, ogni giorno, se ne aggiungono 1 milione in arrivo dall’hinterland. A conti fatti circolano o sono in sosta oltre 1,6 milioni d’auto.
Un numero più alto degli abitanti della città. Conseguentemente la situazione dei parcheggi è altrettanto critica e paradossale.
Secondo una ricerca recentemente pubblicata dal gruppo ambientalista “Sai che puoi”, a Milano ci sono 602mila posti auto, tra parcheggi in strada, pertinenziali, pubblici e privati. Se si tiene conto di quelli pubblici, circa 22 ogni cento abitanti. Più del triplo rispetto Barcellona (7) e Parigi (6). Una marea di veicoli – fermi per il 90% del tempo – che occupa 5 milioni di metri quadri: uno spazio pari a 12 volte il Parco Sempione. Pur in queste condizioni, ogni giorno a Milano, si calcolano 100mila auto in sosta vietata.
Che fare allora? Un primo passo per invertire l’occupazione della città da parte delle auto, dovrebbe prevedere un aumento delle corse e dell’efficienza di treni, bus e metropolitane e, contestualmente, il calo del costo dei biglietti, in modo da far risultare conveniente non usare l’auto. Ma questo costa molto. Nel 2022 Atm ha incassato da biglietti e abbonamenti 400 milioni di euro. Per diminuire il costo dei biglietti e aumentare il servizio si devono trovare ogni anno fondi per almeno una parte – consistente – di questa cifra.
Parallelamente si deve iniziare a ridisegnare la città e qui la sfida è ancora più difficile.
Le auto certamente non possono sparire dall’oggi al domani, ma, come confermano i dati, la politica dell’aumento dei parcheggi – ammesso che sia possibile – non è certamente la soluzione. Si deve puntare su una mobilità alternativa e le auto devono progressivamente diminuire, limitando il traffico automobilistico alle strade principali, incoraggiando i residenti a camminare, andare in bicicletta e utilizzare i mezzi pubblici, rendendo le strade più sicure per pedoni e biciclette. In città, se ci si muove sulle due ruote, si va più veloci. Se chi può, trovando le condizioni adeguate, lo facesse, anche il traffico delle auto ne sarebbe avvantaggiato.
È un progetto di città a misura d’uomo che richiede politiche coraggiose. Ma soprattutto – e questo è l’ostacolo principale – richiede una rivoluzione nelle abitudini dei milanesi e nella visione della classe politica, che deve superare la ricerca del consenso immediato e particolare, cavalcando ogni movimento che si oppone pregiudizialmente al cambiamento, magari ammiccando a tesi insostenibili
che vedono in ogni iniziativa di limitazione del traffico complotti antilibertari (è successo così anche con i vaccini), arrivando a negare perfino gli effetti dell’inquinamento.
Un’impresa titanica ma non impossibile, poiché in Europa questa strada, faticosamente, l’hanno intrapresa città come Berlino, Barcellona, Londra e Parigi.
Perché a Milano, tra le città più inquinate d’Europa, non dovrebbe essere possibile?