Se va onestamente riconosciuto che alcuni eccessi di “politicamente corretto” e alcune ossessive ricerche di tracce di sessismo al microscopio elettronico, praticate dalla sinistra, risultino talvolta un po’ “pedanti”, con altrettanta onestà va riconosciuto che la destra italiana ha, in questo ambito, dei grossi, ma veramente grossi, problemi. Dal “capostipite” Feltri in giù gli orrori sessisti usciti dalle loro bocche e dalle loro penne non si contano. Volgarità e disgustosi stereotipi sparsi a piene mani senza alcuna vergogna. E poi, ancora più grave se possibile, il solito cliché delle scuse pelose “a chi si fosse sentito offeso” e la derubricazione a “chiacchiere da bar”.
Ma al di là del fatto che quando sputano le loro bestialità sanno bene di non essere al bar, quello che mi chiedo, è che razza di bar malfamati frequentino questi personaggi. A me, sinceramente, non è mai capitato di sentire, in un bar, nemmeno una frazione delle oscenità sessiste che loro propinano a lettori ed ascoltatori. E mi piacerebbe assistere ad una levata di scudi dei baristi per difendere la dignità dei loro esercizi commerciali descritti, dai suddetti personaggi, come luoghi in cui il tenore delle conversazioni sia la sistematica offesa, innanzi tutto alle donne, e il più becero pregiudizio. Dicessero, meglio, “chiacchiere da casa mia” perché forse è li che questo tipo di sottocultura si alimenta e rischia di alimentare i loro figli.
E così, con il caso Luzzi ancora caldo fumante, arriva sui nostri schermi il duo Mazzucchi -Leonarduzzi, tecnico e “giornalista” Rai (nella foto) in trasferta in Giappone per raccontarci le fattezze delle tuffatrici impegnate nei campionati del mondo. Sinceramente non so e non mi interessa se i due siano di destra o meno (Leonarduzzi probabilmente sì, perché sui giornali si legge che in passato aveva fatto gli auguri di compleanno ad Hitler), ma è evidente che “l’aria che tira” contribuisce a ridurre quei pochi freni inibitori che si possono avere.
C’è poi, ciliegina sulla torta, l’imbarazzante dichiarazione – al momento non smentita dall’interessato – rilasciata da Leonarduzzi al Corriere della Sera: ”Sono parole che non mi appartengono, lontane dal mio modo di essere e pronunciate fuori onda mentre chiacchieravo col collega”. Ci faccia capire, Leonarduzzi, se non le appartengono e sono lontane dal suo modo di essere, perché le ha pronunciate? E che sia in onda o fuorionda che cambia? Se non le appartengono non le dovrebbe nemmeno pronunciare fuorionda, non le pare?
E comunque alla fine, se siano lontane o vicine al suo modo di essere ci interessa poco o niente: fatti suoi. Da contribuenti della Rai ci interessa solo che la tengano lontana per un bel po’, se non per sempre, dalla attività di “giornalista” del servizio pubblico.