Per ricordare il naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e la morte in mare di 368 migranti, rimarrà visibile fino all’8 ottobre la rappresentazione artistica di una chiglia di peschereccio rovesciato nelle acque della Darsena circondato da 388 crisantemi e braccia affioranti.
Dieci anni dopo la strage che causò la morte in mare di 368 migranti, è stata inaugurata oggi, sabato 30 settembre, una emozionate installazione artistica, posizionata nelle acque della Darsena: la chiglia di un peschereccio rovesciato per ricordare le vittime del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
La più grande tragedia dell’immigrazione in cui persero la vita tutti gli occupanti dell’imbarcazione proveniente dalla Libia che si ribaltò davanti alle coste di Lampedusa: 368 persone di cui 83 donne e 9 minori.
L’’opera artistica, voluta dal Municipio 6 di Milano, intende “avvicinare” e “far toccare con mano” la tragedia a cui, ormai quasi assuefatti, tutti assistiamo da lontano attraverso le immagini di giornali e telegiornali.
All’inaugurazione erano presenti Santo Minniti, presidente del Municipio 6, don Gino Rigoldi e rappresentanti del terzo settore per un invito a riflettere e non dimenticare questa terribile tragedia.
Per non dimenticare, fino all’8 ottobre la chiglia di questo peschereccio rimarrà rovesciata nelle acque della Darsena, circondata da 368 crisantemi e braccia che emergono per ricordare la strage di Lampedusa
“Ancora una volta, si focalizza l’attenzione sul fenomeno molto visibile e drammatico degli sbarchi, non vedendo o facendo finta di non vedere altre importanti componenti del fenomeno variegato e composito delle migrazioni internazionali, autorizzate o no. Per godere dei benefici dei flussi in ingresso, è inevitabile dover fare i conti con una certa quota d’immigrazione irregolare. La sfida è quella di trovare i modi per ricondurla entro i binari della legalità. Regolarizzazioni caso per caso, per chi trova lavoro e non ha problemi con il sistema giudiziario, sono la soluzione più semplice, già da tempo adottata in Francia e soprattutto in Spagna. Le sponsorizzazioni potrebbero ugualmente servire, coinvolgendo i parenti e magari costruendo delle alleanze con istituzioni italiane. In tempi di fabbisogno di manodopera, varrebbe la pena di provarci, senza lasciarsi dominare dalla paura degli sbarchi”. Maurizio Ambrosini, Avvenire, 15 settembre 2023.