Al 27 di via Tortona non solo grandi eventi legati al mondo della moda e del design. Alla scoperta delle opere di Flavio Lucchini, uno straordinario art director, che dopo aver creato riviste come Amica, Vogue Italia e Donna, ha scelto di dedicarsi anima e corpo all’arte. E non smette di creare
Novantacinque candeline. Le ha spente il 4 ottobre uno degli uomini che hanno fatto la storia dell’editoria vicina al mondo della moda, del costume e del design. Parliamo di Flavio Lucchini, il geniale art director che ha progettato Amica, nel 1962 e che ha portato Vogue in Italia, nel 1975, con la casa editrice Condé Nast, lanciando fotografi (Olviero Toscani, Fabrizio Ferri, Giovanni Gastel), giornalisti (Franca Sozzani, Gisella Borioli) e contribuendo non poco al successo degli stilisti. Protagonisti che offrono testimonianza nel bellissimo docufilm dello stesso Gastel, realizzato nel 2018, “La moda in altro modo” su progetto di Gisella Borioli poi diventata moglie, compagna di vita e di lavoro, da poco nominata Presidente di Museo City (www.museocity.it) e deus ex machina nelle varie declinazioni del Superstudio, fondato col marito nel 1983. Di questi spazi il SUD Milano ha già parlato nei numeri scorsi (Superstudio 13 in via Forcella 13, Superstudio Più in via Tortona 27, Superstudio Maxi in via Moncucco 35, Superstudio Village, in Bovisa).
La location: una storia nella storia. Dopo aver fondato nel 1980 una nuova casa editrice, Edimoda, e due periodici, Donna e Mondo Uomo, a metà degli anni Novanta Lucchini lascia l’editoria per dedicarsi alla sua “ossessione” artistica: coniugare la moda con l’arte. Lo spettro di riferimento va “da Canova a Jeff Coons”, cioè dalla compostezza del neoclassicismo alla più trasgressiva contemporaneità. Gli anni passano e le opere crescono di numero. Tanto da riempire i sotterranei del Superstudio Più. Una location con una storia nella storia, essendo stata, durante la seconda guerra mondiale, il rifugio antiaereo della General Elettric. Ora il tesoro di sculture e pitture è lì, a portata di mano. E chiunque può andarlo a vedere.
Un labirinto in cui è bello perdersi. Stupiscono quantità e varietà: delle fasi, dei periodi, degli stili, dei temi. Dalle “Dolls” paffutelle agli abiti dell’alta moda fissati per sempre in bassorilievi e sculture che lasciano intuire sensuali corpi femminili, ai pannelli dipinti, ai lavori sulla fotografia digitale. Quindi le sculture di metallo (piccole, grandi, gigantesche), con una patina cupa e immutabile di ruggine, pronta a sfidare per migliaia di anni le intemperie. Lucchini ha trasferito nella materia quello che per tanti anni aveva elaborato nella mente: da art director ad art maker, riconosciuto e ben riconoscibile. Una visita – sempre guidata – da non mancare.
Costanza passione dedizione… e un po’ di fortuna
Tre domande all’artista. Le donne? Muse da rispettare. Le potenzialità delle periferie
È importante dare spazio all’arte e alle installazioni nelle zone periferiche?
«Amo le periferie. Sono nato povero a Curtatone, vicino a Mantova, la mia famiglia viveva in due stanze: una cucina e una camera da letto per quattro, i genitori e i due figli. Nascere poveri può anche essere una fortuna. Hai tanti stimoli per migliorare la tua vita che tanti figli ricchi non sentono. Certo bisogna capire chi sei, scoprire e puntare sulle tue passioni, dedicandosi a esse con lo studio e con il lavoro. Volevo fare l’architetto ma non ho finito gli studi perché dovevo aiutare la mia famiglia. Da piccolo avevo visto che con le mie mani potevo fare tante cose, così, dopo la guerra, ho scoperto l’arte nelle sue infinite forme, la grafica, la pubblicità, la fotografia, la moda. Quella è stata la mia strada, fino ai miei sessant’anni quando mi sono dedicato totalmente all’arte dopo aver già aperto il primo Superstudio, in via Forcella, dove ho anche avuto il mio primo atelier. Una iniziativa che ha richiamato artisti e creativi nel Municipio 6, quartiere industriale che le fabbriche stavano abbandonando e che abbiamo contribuito a cambiare radicalmente. Oggi sempre nel Municipio 6, ma in via Tortona, ho ancora il mio atelier, il mio archivio e il mio museo. E attorno a noi oggi ci sono musei, studi creativi, case di moda, spazi espositivi di ogni genere».
Tra le opere che colpiscono di più, le donne con il burqa…
«Nella mia vita di ideatore e art-director di riviste femminili ho capito meglio di altri l’importanza per una donna dei vestiti, dei capelli, del trucco, che, da artista, sono stati la base della mia ricerca. Quando vedo una donna col burqa penso alle donne del mondo. Alle difficoltà infinite ma anche alle gioie della vita. Di come l’abito sia un simbolo di libertà ma anche di costrizione. Con le mie opere ho cercato di trasmettere le diverse emozioni che ho provato lavorando come testimone della vita osservata e vissuta».
Cosa le piacerebbe fare ancora?
«Ho terminato da poco la serie dei cento ritratti senza volto che sono poi i miei ricordi e le emozioni che hanno suscitato. A 95 anni, in un certo senso ho chiuso il ciclo. Alla mia età non posso fare progetti. Capisco quanto fosse bello vivere da giovani e poter sognare. Ma non mi lamento. Il mio lavoro, il mio impegno e la mia passione mi hanno premiato. Anche sul piano sentimentale. Anche per quello ci vuole costanza, passione, dedizione. E, aggiungo, un po’ di fortuna».
SUPERSTUDIO PIÙ: MOSTRE, PREZZI, ORARI
Il Museum sotterraneo raccoglie stabilmente oltre 500 opere di Flavio Lucchini, cui si aggiungono a rotazione piccole mostre di giovani artisti. Nell’Atelier al piano terra, la temporanea “Hair” fino a marzo, dello stesso Lucchini (cento ritratti di donne senza volto).
Indirizzo: via Tortona 27 – Sito: www.superstudioevents.com
Orari di visita senza prenotazione: da lunedì a giovedì dalle 14,30 alle 18, sempre accompagnati da una guida interna (non più di 5/6 persone per volta).
Visite fuori orario: si possono concordare scrivendo a info@flaviolucchiniart.com.
Ingresso gratuito. In futuro l’associazione che gestisce lo spazio non esclude un contributo per coprire le spese. Libri, cataloghi e presto anche multipli e oggettistica saranno in vendita, a favore dei progetti no profit dell’associazione.
Testi e foto di Saverio Paffumi.