Per molte ragioni sembra questa la partita giocata da Inter e Milan con i faraonici progetti degli stadi alle porte della città. Gli interessi dei club e le aspettative dei tifosi sono legittimi, ma non devono portare a un disastro ambientale: i cittadini possono ancora evitarlo
Se ne parla tanto, ma se ne sa poco. È la strategia di Milan e Inter, per la realizzazione dei loro stadi nelle aree di San Donato Milanese e Rozzano. Opere enormi, che prevedono, con i campi da calcio, spazi commerciali e per il tempo libero, la ristorazione, musei del calcio, parcheggi, e poi svincoli, navette, potenziamento del trasporto pubblico locale e chissà quant’altro ancora. Tonnellate di cemento e decine di ettari di suolo consumato a servizio di attività che non si limiteranno alle partite, ma che sono pensate per essere aperte 365 giorni all’anno, con almeno 60-70 grandi eventi per stagione.
Nonostante questo scenario, che può stravolgere il sud Milano, tutto continua a rimanere avvolto nella nebbia. I vertici delle due squadre, a parte dichiarazioni sparse alla stampa, talvolta contraddittorie – come quelle sul numero dei parcheggi da realizzare e quelli necessari –, raccontano ben poco delle loro reali intenzioni, se non che vogliono avere gli stadi pronti per la stagione 2028-2029.
Progetti nascosti obiettivi espliciti
I progetti preliminari o le loro bozze sono stati presentati ai sindaci di Rozzano e San Donato e al presidente di Regione Lombardia nei mesi scorsi ma, a parte qualche rendering, niente è emerso sugli aspetti più delicati: ettari utilizzati, volumi da costruire, mobilità pubblica e collegamenti da realizzare, gestione flussi di visitatori e via dicendo. A San Donato Milanese, addirittura, ai capigruppo in Consiglio comunale, a cui è stato fatto vedere il progetto, è stato imposto il silenzio, riducendo gli amministratori – a parte qualche dichiarazione estemporanea – al ruolo di corifei, se non di comparse. Stesso discorso a Rozzano. Il sindaco di San Donato Francesco Squeri, massimo della scortesia istituzionale, non ha risposto alla richiesta di un incontro, avanzata dai presidenti dei confinanti Municipi 4 e 5 di Milano, Stefano Bianco e Natale Carapellese. Gli obiettivi di rossoneri e nerazzurri sono evidenti: tenersi le mani libere fino all’ultimo e non dare argomenti a chi potrebbe opporsi ai progetti.
Che i sindaci di Rozzano e San Donato facciano di tutto per evitare un confronto nel merito, è un pugno in faccia ai principi della trasparenza e partecipazione, che dovrebbero guidare la politica e la buona amministrazione locale.
L’interesse pubblico dimenticato
Si fa di tutto per non trattare il tema dell’interesse pubblico e di quali ricadute potrebbero avere i due stadi su San Donato, Rozzano e tutta la Città metropolitana. Si evocano benefici economici tutti da dimostrare e si sorvola sugli effetti sull’ambiente e la salute pubblica. Eppure la legge regionale 31 del 2014 indica chiaramente – all’articolo 1, comma 2 – che “Il suolo, risorsa non rinnovabile, è bene comune di fondamentale importanza per l’equilibrio ambientale, la salvaguardia della salute, la produzione agricola finalizzata all’alimentazione umana o animale, la tutela degli ecosistemi naturali e la difesa dal dissesto idrogeologico”. Parole che, in una regione come la Lombardia e in una città metropolitana come quella di Milano, il cui consumo del suolo è ai vertici delle classifiche nazionali ed europee, dovrebbero suonare come definitive, ma che invece sono spesso aggirate.
Proprio su due questioni tra le più importanti ma meno considerate del consumo del suolo è intervenuta in Consiglio di Municipio 5, in una commissione congiunta Urbanistica, Cultura e Verde, la professoressa Arianna Azzellino, docente di Valutazione di impatto ambientale al Politecnico di Milano, che vive a San Donato e fa parte del comitato che si oppone alla costruzione dello stadio del Milan. La professoressa ha spiegato, prendendo e riparametrando i dati della Valutazione ambientale strategica fatta per il Palaitalia a Santa Giulia (che prevede però 16mila spettatori e non 70mila) l’impatto ambientale di un intervento come quello proposto dal Milan a San Donato, concentrandosi in particolare su inquinamento dell’aria e dissesto idrogeologico.
Dal 2012 al 2021 i costi diretti e indiretti determinati dal consumo del suolo ammontano a quasi 9 miliardi di euro. La Lombardia contende al Veneto il primato per il consumo del suolo. (Fonte Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ispra). |
Smog e dissesto idrogeologico
Riguardo al primo, utilizzando dati e modelli di soggetti terzi come l’Ispra, con una media di 50 eventi all’anno, è stato calcolato un aumento annuale dell’inquinamento provocato dal traffico veicolare del 30% di Ossidi di azoto (NOx), del 41% di PM10 e del 38% di PM2,5. Valori con ogni probabilità da raddoppiare in caso di realizzazione dello stadio dell’Inter a Rozzano e da triplicare anche più, in occasione di eventi concomitanti con i vicini Palaitalia a Santa Giulia e Forum ad Assago, considerato anche quanto è già congestionato quel tratto di tangenziale.
Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico la copertura dell’area San Francesco, oltre a inibire l’assorbimento del carbonio e quindi incidere sul cambiamento climatico e aumentare ulteriormente l’inquinamento dell’aria, avrà importanti effetti su un’area già considerata ad alta pericolosità idraulica, impedendo all’acqua di scendere in falda.
Il volume d’acqua dispersa sul territorio attraverso il fenomeno del ruscellamento, sull’area di San Francesco. arriverebbe in meno di un anno a 4.060 metri cubi, oltre una volta e mezzo l’acqua contenuta in una piscina olimpionica. Quantità d’acqua pronta a disperdersi sul territorio. Anche in questo caso numeri da raddoppiare se si aggiunge l’intervento di Rozzano.
Scenari estremamente preoccupanti, per le evidenti ricadute sulla salute pubblica (a Milano si calcolano già 1.500 morti all’anno per inquinamento) e sulla tutela di beni pubblici e privati, minacciati da allagamenti o esondazioni.
Come si può fermare lo scempio
A San Donato da un punto di vista politico il passaggio più importante avverrà quando la variante al Pgt approderà in Consiglio comunale per essere approvata. Qui, oltre ai consiglieri, potranno intervenire anche i cittadini e i portatori di interesse per convincere l’assemblea a votare contro. Se così fosse il progetto del Milan subirebbe un colpo pressoché definitivo. In caso di voto favorevole invece, data la caratteristica del progetto, la discussione si sposterà all’interno dell’Accordo di programma, in cui il Comune di San Donato si dovrà confrontare, per legge, con i comuni limitrofi, Milano, la Città metropolitana e la Regione, tenendo conto del parere di altri soggetti coinvolti più o meno direttamente, come il Parco Sud, MM, le Ferrovie e Autostrade.
Più semplice per l’Inter il percorso amministrativo su Rozzano. Essendo l’area privata e il Pgt già approvato, se non ci saranno varianti, si passerà direttamente all’Accordo di programma, una volta presentato e protocollato in Comune il progetto. In ogni caso i documenti urbanistici presentati nei due comuni, in consiglio come a livello sovracomunale, saranno sottoposti a un percorso partecipato, in cui tutti i soggetti interessati potranno presentare osservazioni. Ognuna di queste dovrà essere considerata dall’ente estensore e, in caso di non accoglimento senza una risposta circostanziata e coerente con le normative vigenti, anche in ragione dei principi contenuti nella legge 31/2014, potrà essere fatto ricorso al tribunale amministrativo, interrompendo o fermando l’iter.
A Milano nel 2018 i costi sociali dell’inquinamento atmosferico sono stati pari a 3.499 milioni di euro. (Fonte: European Public Health Alliance – Epha. Studio condotto su 432 città europee di 30 paesi). |
Il ruolo dell’opinione pubblica
In questo quadro politico-normativo sarà fondamentale quanto i soggetti del territorio e l’opinione pubblica sapranno opporsi con forza e competenza ai progetti delle due squadre milanesi, in modo da indirizzare le decisioni degli organi politici verso un “no” secco alle speculazioni e indurre il Comune di Milano e i club a una seria rivalutazione dell’ipotesi di ristrutturazione del Meazza a San Siro. Purtroppo, a oggi, come ha avuto modo di sottolineare la stessa professoressa Azzellino, l’ambientalismo milanese, in rivolta per la demolizione del Meazza, sembra essere disinteressato al suo abbandono e alla possibilità di avere due stadi, con il loro carico di smog e cemento a pochi chilometri l’uno dall’altro, sul confine di Milano. È paradossale, ma al momento è così.
In queste circostanze non conta il tifo… in entrambi i casi per i due progetti, un consumo di suolo molto molto elevato
Buongiorno, sono un tifoso del Milan anche se, nei ultimi anni, seguo sempre meno il calcio, a causa del marcio che c’è dietro.
Oltre ciò, scrivo questo commento per comunicare che costruire due stadi in piena campagna, invece di ristrutturare per poi esser riutilizzato l’edificio di Meazza è un grande speco del suolo, soldi e molto altro.