A.A. Alcolisti Anonimi: le testimonianze delle persone che hanno ritrovato la gioia di vivere grazie al gruppo di auto-aiuto per smettere di bere della Barona (Municipio 6), uno dei 500 in Italia.
Io non bevo, ma per lavoro ho partecipato a una riunione degli Alcolisti Anonimi e il mio senso della vita è cambiato. Lo scrivo con profonda riconoscenza e ammirazione verso i 17 sconosciuti che per una sera sono stati i miei compagni di viaggio. Persone estremamente coraggiose che, a un certo punto della loro esistenza di bevitori compulsivi, hanno avuto il desiderio e la forza – condizione necessaria e sufficiente, unico requisito richiesto – di unirsi a un gruppo di Alcolisti Anonimi per smettere di bere. In totale anonimato, piena libertà e gratuità, dopo avere capito che da soli si è incapaci di affrontare e risolvere questo macigno insuperabile, in realtà una vera e propria malattia – riconosciuta dall’Oms nel 1956 – diffusa capillarmente in tutto il mondo.
Due volte alla settimana in via Zumbini si riunisce un gruppo di persone che, dopo anni di dipendenza, hanno ritrovato la gioia di vivere. Le esperienze, i percorsi e le emozioni dei partecipanti.
Alcolisti Anonimi è nato nel 1935 ad Akron, nell’Ohio, dall’incontro fortuito di due americani, un medico e un uomo d’affari: entrambi con durissime storie di alcolismo alle spalle, capirono che chi fosse riuscito a superare quel problema aveva la piena capacità di aiutare chi invece ne era ancora sopraffatto, consolidando anche la propria sobrietà. In una parola, applicarono alle tragedie personali il metodo dell’autoaiuto, creando successivamente i primi gruppi di lavoro.
Un cerchio speciale che emana forza
La pubblicazione del libro “Alcolisti Anonimi” nel 1939 fu ampiamente divulgata da giornali e radio anche a seguito dell’interesse dimostrato dal magnate John D. Rockefeller jr. che invitò a un pranzo diversi membri di AA perché raccontassero pubblicamente le loro storie. E fu subito boom.
Oggi esistono più di 100mila gruppi in oltre 160 nazioni – in Italia circa 500, 18 solo a Milano e hinterland, per un totale di almeno due milioni di persone – di cui 10mila italiani – nate a nuova vita grazie all’autoaiuto fondato sul concetto di pari a pari: alle riunioni non partecipano terapisti, psichiatri o psicologi, ma solo ex alcolisti che aiutano i nuovi arrivati ad affrontare se stessi nell’ambito del gruppo.
Seduti in cerchio, sono indifferentemente donne e uomini, giovani e anziani di ogni ceto sociale, ma tutti, dopo la lettura dei Dodici Passi – il percorso da compiere tutti insieme – e il breve silenzio iniziale che li aiuta a introiettarsi, si contraddistinguono per la lucidità implacabile e la sincerità quasi spietata con cui si aprono e si raccontano. Senza alcuna vergogna, consapevoli che gli altri – protagonisti anche loro di storie altrettanto terribili – non li giudicano ma che, al contrario, li apprezzano e li amano per quanto stanno facendo.
Concentrati sull’oggi: 24 ore da conquistare
“Sono Piera, sono un’alcolista e anche oggi ho fatto le mie buone 24 ore”. “Grazie Piera”, risponde il gruppo in coro.
Ecco la base di partenza, il primo passo: dire il proprio nome, ammettere di essere alcolista e subito la testimonianza – e per tutti l’augurio – più importante: 24 ore buone, serene, senza bere. Da ripetere giorno per giorno, dimenticando ieri e senza pensare al domani, ma concentrandosi sull’oggi, sul “qui e ora”.
Cancellando il desiderio del primo bicchiere, pericolosissimo, l’esca della compulsione incontrollabile.
Affidandosi all’ascolto reciproco, aprendosi finalmente in un rapporto di fiducia, totalmente nuovo, verso tutto il gruppo in cui si finisce per identificarsi e che diventa portavoce di un Potere superiore. Se alcuni di loro lo chiamano Dio, per tutti è l’impulso a prendere finalmente coscienza di sé, dei propri comportamenti, del male che si è fatto ad altre persone.
STORIE DI RISCATTO Quella sberla a mia moglie che mi ha fatto capire ROBERTO Cominciavo la mattina con mezza bottiglia di Vecchia Romagna, ma era una vita invivibile, stavo una settimana senza bere e poi ricominciavo. Quando ho dato una sberla a mia moglie ho capito che non potevo più andare avanti. Qui, fin dall’inizio ho parlato delle mie macerie però nessuno mi giudicava. Raccontavano gli stessi disastri miei ma con serenità, col sorriso. Ho capito che dovevo smettere un giorno alla volta, un segmento di tempo piccolo, alla mia portata. All’inizio ero un po’ agitato ma ho percepito che la mia malattia ero io: vivevo solo di materialismo, non conoscevo me stesso, né la spiritualità. Ho cominciato a volermi bene, a essere sincero, responsabile. Sono valori profondi, spirituali, come l’ascoltare una persona in difficoltà. O amare il prossimo. Ho capito di aver bisogno di un Potere superiore, il gruppo, qualcosa di più grande di me cui affidarmi. A volte soffrivo, ma è stato meraviglioso. È un cammino che non ho terminato, non lo voglio terminare. Mi considero su un’autostrada che mi porta alla serenità. Bevevo per dimenticarmi ora mi sto ritrovando PIERA Sono un’alcolista ma ora ho scoperto che sono anche tante altre cose. Mi chiudevo in cucina e bevevo come una fogna per dimenticarmi. Qui ho capito che è una malattia, non un vizio. Riuscire a non farlo per 24 ore è tanta roba. Smettere è tantissima roba, all’inizio ero arrabbiata. Io sono come un filo elettrico scoperto, le sento tutte, ma questa sensibilità che mi fa sentire male è la mia forza; se imparo a conoscerla, a gestirla, ci passo attraverso con chi fa la mia stessa strada e la trasformo in una forza da condividere con altri, dicendo tutto ciò che prima tacevo. Ora sono contentissima: essere elettrica e non bere è davvero tanta roba. La strada è quella di una vita vera, utile e gioiosa. L’alcol copre la paura ma soffoca la vita ALFREDO Ho bevuto dai 14 ai 33 anni. Prima avevo paura di tutto, con l’alcol passava, ma ho cominciato con gli incidenti in moto e in auto. Mi è andata bene: avrei potuto o impazzire o essere in carcere o addirittura morto. “Gli AA ti pagano?”, mi ha chiesto un amico. “Sì, in vita vissuta”, gli ho risposto. Mi sento cambiato. Vivevo il mio matrimonio in modo agitato, ora prendo in considerazione l’altro. Sto lavorando sui miei difetti. Ero egocentrico, superbo, orgoglioso, autocommiserante, ho cambiato me stesso per affrontare la vita. Ora sono contento di essere Alfredo, ma se mollo la presa con il gruppo torno indietro. Il gruppo è una stella polare, io tengo la barra dritta. Il metodo è fatto di 12 concetti: alla base di tutto c’è l’amore per il servizio. Sto guadagnando in vita e in salute. In America lo slogan è che noi siamo la prova che i miracoli esistono. Ho smesso da poco e sto ancora male EDOARDO Ho smesso di bere da poco e sto male, ma in realtà ho capito che il malessere è la mia comfort zone! Ho avuto una storia di alcolismo per decenni e, se cerco le emozioni di quando avevo 16-17 anni, ricordo che immaginavo che sarei cresciuto ma in realtà l’alcolismo ha coperto la mia vita. Ho un alto livello di sensibilità nell’osservare il mio stato di agitazione perenne, da un paio di settimane vedo la mia fragilità emotiva in cui ogni imprevisto, relazione o evento mi fa risuonare come un diapason. Ora mi accorgo della mia ipersensibilità che spesso si trasforma in paura e ansia, su cui ho bevuto sopra per 30 anni. Vengo qui per ricordarmi che sono un alcolista, uno dei rischi è dimenticarmene. Sono sempre stato isolato, ma venire qui e aprirmi e fidarmi o, meglio, affidarmi, mi dà il grande calore che cercavo nei superalcolici. Cambiando piano piano si può andare lontano GIOVANNA Con il mio grande ego, ero sicura che sarei riuscita a smettere di bere da sola. Quindi ho smesso. Di botto. Sono stata malissimo, è stato terribile. Ho scoperto aspetti di me che non sapevo: depressione, dipendenza emotiva, inadeguatezza, tanti lati miei, orribili ma che erano da affrontare. Ho preso anti- depressivi. Ho pregato in modo ossessivo. Ci vuole un miracolo, dove cavolo vado a trovare un miracolo mi dicevo, ho seguito il buddismo, sono andata a Lourdes; invece, le cose sono accadute da sé frequentando le riunioni. Conoscevo solo il malessere e ho capito che avevo paura di star bene! Poi ho cominciato ad accettarlo: stare bene per alcune ore, poi con mio stupore sempre più a lungo. Mi è arrivato il miracolo: uno stato di benessere immenso. Sono cambiata totalmente. Quella disgraziata di allora non c’è più. |
L’indirizzo e la festa del 28 gennaio Alcolisti Anonimi Barona
Parrocchia dei Santi Nazario e Celso, via Zumbini 19 – Cell.333/4326273
Per informazioni: Numero Verde: 800 411 406. Domenica 28 gennaio, a Buccinasco, presso la Cascina Robbiolo in via Aldo Moro 7, dalle ore 14.30, Alcolisti Anonimi festeggia chi ha compiuto un anno di sobrietà con torte e bibite. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
di Isa Bonacchi