A inizio febbraio al Cam di via Saponaro, a Gratosoglio, la comunità salvadoregna che abita nel nord Italia ha votato per la presidenza, vicepresidenza e congresso del paese sudamericano. La tornata elettorale, la prima da remoto, è stata anche l’occasione per ritrovarsi e gustare insieme i piatti tipici di casa
Una giornata di sole, con un leggero freddo; persone sorridenti che parlano tra loro in spagnolo e si scattano tanti selfie e foto, con una bandiera a strisce blu e bianche; lunghe code e un promettente profumo di cibo. È questo lo scenario nel quale il 4 febbraio scorso, al Gratosoglio, i salvadoregni residenti nel nord Italia, hanno vissuto la propria festa nazionale e votato, per la prima volta, per la presidenza, la vice presidenza e il Congresso del paese latino americano.
L’urna elettronica è stata posta nella sede del Centro Aggregazione Multifunzionale, CAM, di via Saponaro 30, e i salvadoregni sono arrivati a votare da Como, Varese, Torino, Udine, ecc. Roberto Hueso, per esempio, racconta molto emozionato, con le lacrime agli occhi, che è uscito da casa, a Udine, la sera prima delle elezioni. Ha fatto un viaggio di otto ore per arrivare a Milano e poter partecipare. «Sto vivendo un’esperienza unica in vita mia, in 18 anni che sto in questo paese non ho mai avuto la possibilità di esercitare il mio diritto di voto”. In modo simile, Aminta, una signora salvadoregna di 55 anni, afferma: «Questo giorno è una festa ancora più grande per chi vive all’estero che per chi è in El Salvador».
Roberto Hueso.
La Corte Suprema Elettorale, Cse, ha riferito che il voto elettronico all’estero è iniziato sabato pomeriggio (ora di El Salvador). Le ambasciate di El Salvador in Australia e Giappone sono state le prime ad abilitare questo sistema di voto, a cui si sono aggiunti altri 28 paesi, il cui fuso orario è di diverse ore in anticipo e quindi era già domenica 4. L’orario di apertura, nella sede del Cam, è stato dalle 7 alle 17. Alle 10.30 erano già presenti più di 500 persone. Oscar Estrada, delegato dalla Cse, ha dichiarato: «l’appello che il governo ha fatto alle persone di venire a votare è stato un successo». Inoltre, il delegato ha affermato che le persone escono soddisfatte dal seggio, «perché il governo ha adottato una piattaforma online molto chiara, veloce e intuitiva».
Dopo il suffragio, le persone non potevano tornare a casa senza mangiare le pupusas, un piatto tipico di El Salvador, simile all’arepa venezuelana e alla tigella modenese, fatta con un impasto di farina di mais e acqua o farina di riso, e bere, per riscaldarsi, la horchata de morro, a base di latte vegetale. Milagros, proveniente del dipartimento di Chalatenango in El Salvador, tra le risate di tutti i presenti, ha raccontato che per lei le pupusas sono come la pizza per gli italiani; così come Nadia ha affermato perentoria, che tra il caffè e la horchata sceglie a occhi chiusi la bevanda tipica del suo Paese. «Qui a Milano è difficile trovare l’horchata quindi ne approfitto ora che la stanno vendendo», ha precisato, suscitando commenti unanimi di approvazione.
Roberto, Aminta, Milagros, Nadia, Daysi, Morena e tante altre persone hanno rinunciato a una domenica di riposo e percorso molti chilometri perché desiderano ardentemente un cambio di politica nel loro paese d’origine, soprattutto in materia di sicurezza. Stando però alle prime rilevazioni – lo spoglio non è ancora terminato – le elezioni sono state vinte da Nayib Bukele, presidente uscente – che ha raccolto oltre l’85% dei voti. Bukele si è ricandidato alla guida del Paese, nonostante la Costituzione non prevedesse la possibilità di un secondo mandato.
Testi e foto di Belén Espejo Camacho