In questo speciale, realizzato da Vera Paggi, la giornalista e attivista Eleonora Cirant ci parla della storia dell’8 Marzo e delle sfide presenti e future
Il podcast inizia con un canto che riecheggia come un’onda “È la storia di una cosa, nata sotto un…”, è la prima canzone del movimento femminista, nata a Roma nel 1970! Ne seguiranno altre che cercheranno di interpretare la ribellione delle ragazze a modelli femminili precostituiti, come il ritornello di una recita “Le bambine devono andare in chiesa, i bambini alla guerra, le bambine devono fare le ciambelle per i bambini che vanno alla guerra, le bambine devono dire sì signor bambino, al bambino che va alla guerra…”
Quello delle donne è un movimento che cresce, chiede lavoro, case e servizi, un movimento che si muove da sempre come un’onda di cui l’Otto Marzo è solo la cresta più visibile, quella più spumeggiante. Una storia che viene da lontano come ci racconta Eleonora Cirant, giornalista e attivista, che fin dagli anni Novanta vive in zona 5.
La sua militanza femminista, dice, è iniziata a sei anni contestando alla maestra il maschile neutro della grammatica. Oggi si occupa di storia di genere, sessualità e diritti riproduttivi, biopolitica, prevenzione della violenza di genere, temi su cui ha scritto saggi, articoli, monografie (vedi sito di Eleonora Cirant)
«È una storia che viene da fine ‘800, da quando il movimento femminista ha cominciato a darsi delle forme organizzative, a fare comizi, produrre materiale a stampa. Allora c’era un tema comune in tanti paesi del mondo: la cittadinanza femminile. Quando gli uomini cominciarono a chiedere il voto per tutti, lo chiesero anche le donne, perché non era così scontato che venisse concesso anche a loro».
Come nasce la Giornata internazionale delle donne? Perché l’8 marzo e non un’altra data? Perché la mimosa a simbolo della giornata?
Cirant lo racconta partendo dalla fondazione dell’Udi, Unione Donne Italiane, per arrivare alle nuove generazioni. Nei decenni cambiano, si rinnovano le parole chiave: lavoro, volantinaggio, raccolta fondi, scontri con polizia, le prime donne arrestate, i presidi per “riprendiamoci la notte”, per riappropriarsi in maniera festosa della città, e poi ancora cartelli, striscioni, slogan “Né partito né marito né padroni né coglioni”
Le parole chiave dell’8 marzo continuano a mutare: negli ulti anni attraversano come un’onda i continenti quelle contro la violenza di genere, per il contrasto alla violenza maschile sulle donne, contro l’uccisione della donna per via del suo genere. È la punta di un iceberg
I dati sulla violenza di genere, spiega la giornalista, iniziano a essere raccolti in quanto tali intorno al Duemila, quando emerge la consapevolezza sulla dimensione del fenomeno che va conosciuto. Nascono le manifestazioni di Non una di meno.
Il funerale di Giulia Cecchettin, la giovane padovana uccisa dall’ex compagno, provoca un impatto sulla coscienza collettiva e segna un passaggio da cui non si può tornare indietro.
Buon ascolto e buon 8 Marzo!