Siete mai stati in una balera? Ce n’è una a nuova da scoprire. Una balera di fantasia, di un paese di fantasia sul Lambro, nel Milanese. La potete trovare fino a domenica 22 giugno, assistendo allo spettacolo La nuova balera Pizzigoni che ha debuttato al teatro Menotti giovedì 13, in prima nazionale.
Il palco del Menotti è allestito proprio come una sala di balera, con i tavolini, con tanto di piccolo angolo bar e pedana per i musicisti. Si danza e si racconta. Per vivere le emozioni di un tempo. Per distrarsi dai problemi del quotidiano. Tra leggerezza, divertimento e qualche malinconia.
E se qualcuno ha dimenticato il sorriso a casa, ne troverà uno qui. Al ritmo della musica. Dal Tango della gelosia al liscio Perfidia, a Ma l’amore no, fino ad arrivare a Non arrossire e Vademecum tango (qualcuno lo ricorda?), scritto da Franco Nebbia, colto e spiritoso cabarettista e cantautore milanese, che lo compose nei tardi anni Cinquanta, utilizzando una sfilza di modi di dire latini, un nonsense alquanto demenziale (Ubi maior minor cessat/qualis pater talis filiu/motu proprio, ad maior aahi, vademecum tango…sed alea iacta est!) che l’attore Enrico Ballardini, interpreta con dirompente divertita ironia.
Sul palcoscenico quattro danzatori tutti bravissimi: Michelle Atoe, Arianna Cunsolo, Mattia Molini, Christian Pellino); cinque attori (Lucia Vasini, Enrico Ballardini, Lisa Galantini, Alessandro Sampaoli, Emilia Scatigno), tutti “habitués” del Menotti e tre musicisti: Alessandro Centolanza (voce e chitarra), Daniele Di Marco (fisarmonica), Gianmarco Straniero (contrabbasso).
Scritto e con la regia di Emilio Russo, direttore del teatro, è liberamente ispirato a Ballando Ballando di Ettore Scola (che raccontava il mutamento del costume e della società, visti attraverso una sala da ballo alla periferia di Parigi). Tutto inizia nel ricordo della nevicata del 1985. A entrare in scena è la madre del Robin, il proprietario della balera di fantasia che evoca quella nevicata abbondante, che cadde per oltre 72 ore nel gennaio dell’85, e ricoprì copiosamente la cittadina di Vedano al Lambro e tuttavia non impediva ai più coraggiosi di varcare la soglia della Balera Pizzigoni, lasciando a casa la tristezza e la solitudine, per recarsi là, dove la musica è già pronta a risvegliarsi. La Balera l’aveva ricavata da una salumeria negli anni Quaranta Adelmo, il padre del Carlin, che a sua volta l’aveva lasciata al figlio Robin. C’era anche Omar abbandonato ancora in fasce da qualcuno davanti all’uscio della balera e che era stato accolto come se fosse un fratello minore di Robin.
E ballando ballando, tra flashback, la balera Pizzigoni di Vedano al Lambro sarà sempre lì ad aprire al sabato sera, ad accogliere solitudini, far nascere nuovi desideri, nuovi sogni, nuovi incontri, incoraggiare i primi passi incerti e timidi abbracci. Poi arriveranno le discoteche a suonare un’altra musica. Ma come dice Emilio Russo la balera resta una potente metafora della vita, dove si impara molto: a conoscere sé stessi e a diffidare, a osservare ed essere osservati, ci si esibisce, ci si confronta.
Inevitabile un coinvolgimento del pubblico alla fine. Quando tutti, attori, musicisti, ballerini scendono dal palcoscenico e si sparpagliano nella sala invitando a ballare i presenti.