Forte commozione per “Salam/Shalom: due padri”, ultimo spettacolo della quinta edizione della rassegna “La prima stella della sera”

Gli attori Alessandro Lussiana e Massimo Somaglino, interpreti di “Salam/Shalom: due padri”, lettura scenica tratta da Apeirogon dello scrittore irlandese Colum McCann.

Gli attori Alessandro Lussiana e Massimo Somaglino, interpreti di “Salam/Shalom: due padri”, lettura scenica tratta da Apeirogon dello scrittore irlandese Colum McCann.
Gli attori Alessandro Lussiana e Massimo Somaglino, interpreti di “Salam/Shalom: due padri”, lettura scenica tratta da Apeirogon dello scrittore irlandese Colum McCann, ringraziano il pubblico a fine spettacolo.

«Sono Rami Elhanan, il padre di Smadar». «Sono Bassam Aramim, il padre di Abir». Basta guardarli sul palco, mentre finiscono uno la frase dell’altro, per cogliere la potenza del dolore che li unisce – la perdita indicibile per ogni genitore. Rami e Bassam, uno israeliano e uno palestinese, hanno visto le loro figlie uccise dalla violenza che strazia quelle terre, ma contro la tentazione della vendetta e la trappola dell’odio hanno deciso di interrompere la spirale di sangue e combattere, insieme, una nuova battaglia di pace, fatta di dialogo e di reciproca comprensione. «Perché la pace fiorirà solo nel dialogo, nella tolleranza, nella riconciliazione».

La prima stella della sera

Si è svolta il 30 giugno scorso, in una atmosfera di grande commozione, la serata conclusiva della rassegna teatrale La prima stella della sera, quest’anno dedicata al tema dell’informazione, che Atir ha organizzato, per la quinta estate consecutiva, nel suggestivo cortile della Chiesa di S. Maria alla Fonte, nel parco Chiesa Rossa, grazie all’ospitalità dei Frati Minori Cappuccini. Nata nell’estate 2020, per dare un segno di ripresa dopo il primo lock-down, La prima stella della sera è diventata a poco a poco un appuntamento fisso dell’estate milanese, “per fare comunità”, nel cuore dei quartieri Stadera/Chiesa Rossa, territori in cui la compagnia Atir ha lavorato per oltre 10 anni e ora spera di tonare nel Teatro Ringhiera, chiuso dal 2017

Introdotta dalla “Cartolina” di Gad Lerner, è andato in scena “Salam/Shalom: due padri”, con gli attori Alessandro Lussiana e Massimo Somaglino, lettura scenica tratta da Apeirogon (pubblicato nel 2020, Feltrinelli) il best seller dello scrittore irlandese Colum McCann, vincitore nel 2022 del Premio Terzani. Un reading di testimonianze e riflessioni di feroce e toccante attualità, che acquista ancora più pregnanza oggi, perché la spirale di violenza innestatasi dopo il massacro del 7 ottobre da parte del terrorismo di Hamas, cui hanno fatto seguito i bombardamenti di Israele sui civili della Striscia di Gaza, sembra inarrestabile. Un terribile conflitto che getta in faccia ogni giorno una strage di innocenti, riaccendendo una guerra lunga 75 anni di storia, che nasce da una questione apparentemente semplice: due popoli rivendicano il medesimo territorio.

Il suggestivo cortile della Chiesa di S. Maria alla Fonte, nel parco Chiesa Rossa, grazie all’ospitalità dei Frati Minori Cappuccini, durante lo spettacolo “Salam/Shalom: due padri”.

La potenza del percorso di pace di due padri

Cuore di questo lettura scenica è la storia vera di Rami Elhanan, israeliano, e di Bassan Aramin, palestinese. Rami è discendente di un nonno sfuggito in Ungheria alla Shoah, sopravvissuto ad Auschwitz, che è stato carrista nella Guerra del Kippur, e oggi è un grafico e pubblicitario di successo. La moglie Nurit è una filologa, insegna all’Università ebraica di Gerusalemme. Vivono a Rehavia, il quartiere chic della città: vie silenziose, alberi, balconi fioriti. Rami ha una figlia, Smadar (dal Cantico dei Cantici, “Il fiore che si schiude) è una nuotatrice, una ballerina. Da grande vuole fare il medico. Il 4 settembre del 1997, a ridosso di Yom Kippur, Smadar “la mia Principessa” viene uccisa in un attentato terroristico kamikaze palestinese a Ben Yehuda Street, nel centro di Gerusalemme, mentre camminava col suo walkman e ascoltava Nothing compares 2U di Sinéad O’Connor in compagnia delle amiche. Stava per compiere quattordici anni. «Molli la macchina e stai correndo per le strade, dentro e fuori i negozi, i caffè, le gelaterie, alla ricerca di tua figlia, della tua bambina, della tua Principessa – ma è come svanita. Urli il suo nome. Torni di corsa alla macchina. Guidi come un pazzo. Di ospedale in ospedale, di stazione in stazione di polizia. Ti sporgi dal bancone. Li supplichi, non fai che ripetere il suo nome. […] E vai avanti così per molte lunghe ore, finché alla fine, a tarda notte, ti ritrovi nell’obitorio insieme a tua moglie». Così il padre Rami ricorda, le ore che precedono il ritrovamento.

Continuo a sedermi in quell’ambulanza, ogni giorno

Aramin, “un palestinese, un musulmano, un arabo” è cresciuto a Hebron in Cisgiordania, la città divisa in due, tra cittadini arabi e israeliani, citta simbolo di un conflitto irrisolto, famosa per le sue uve. La sua famiglia nel giro di una notte fu spazzata via dall’irruzione dell’esercito israeliano con le sue jeep e i suoi fucili. Aramin ha trascorso un lungo periodo in carcere per aver partecipato a una rivolta contro gli israeliani e avere lanciato da ragazzo due granate contro una jeep militare. Uscito di prigione, dopo un soggiorno a Londra, è ritornato in Palestina e vive con la moglie Salwa e i figli ad Anata, un piccolo villaggio a quattro chilometri da Gerusalemme, accanto al campo profughi di Shufat. Un microcosmo di polvere, traffico, chiasso, pattuglie. 

Sua figlia Abir (significa, in arabo antico, “fragranza del fiore”) da grande vuole fare l’ingegnere. Le piacciono gli orsi, sogna di vedere il mare. Il 16 gennaio del 2007, la sua bambina di dieci anni, viene uccisa davanti a scuola dalla pallottola di gomma che le perfora il cranio, sparata da un soldato israeliano di diciott’anni, dalla feritoia di una jeep. È appena uscita dal negozio dove ha comprato un braccialetto di caramelle. Indossa l’uniforme della scuola: la gonna azzurra e la camicetta bianca. L’ambulanza che la trasporta a Gerusalemme rimane bloccata per ore a un checkpoint lungo il confine. Muore due giorni dopo all’ospedale Hadassah, lo stesso dove anni prima era nata Smadar.  

«Continuo a sedermi in quell’ambulanza, ogni giorno. In attesa che si muova. Ogni giorno lei viene uccisa e ogni giorno io siedo in quell’ambulanza, implorando che si muova, ti prego muoviti, ti prego ti prego ti prego, perché stai ferma», ricorda Bassam.

Due tragedie speculari

Due popoli le cui ingiustizie, subite e restituite, consegnano alla vorticosa spirale di azione-reazione, solo odio e violenze. Due sguardi opposti, due linguaggi opposti, che a loro volta si frantumano al loro interno in infinite spaccature politiche e ideologiche senza che vi sia un’apparente soluzione. Due mondi opposti destinati però a confrontarsi e a convivere, nonostante tutto. 

Due padri che non si sarebbero mai incontrati. Due tragedie speculari, una stessa perdita insanabile che permette a Bassam e Rami di riconoscersi, diventare amici e decidere di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Anziché reagire con l’odio e la violenza, un palestinese e un israeliano cercano di costruire una strada alternativa e combattere, insieme, una nuova battaglia di pace, dialogo e reciproca comprensione. Contro ogni tentazione di vendetta, perché la vendetta è una spirale senza fine, che non restituisce i morti alla vita. Una cosa per cui, spesso, vengono insultati dai loro connazionali e chiamati traditori, spie, ingrati, bastardi (intesi come mezzo ebrei e mezzo arabi). 

Dall’odio alla comprensione dell’altro: difficile, ma è l’unica strada, anche nelle circostanze più dolorose. Questo è il messaggio di pace di Salām/Shalom. Come Colum McCann, fa dire ad Araab Aramin, che aveva quattordici anni quando spararono a sua sorella Abir: «Noi non parliamo della pace, noi facciamo la pace». 

La cartolina di Gad Lerner

Gad Lerner, giornalista, autore di “Gaza. Odio e amore per Israele”, Feltrinelli 2024

Visibilmente turbato e commosso il pubblico alla fine dello spettacolo è rimasto in silenzio, mentre In quelle terre, israeliani e palestinesi sono soffocati dal frastuono delle armi. Un piccolo ma significativo segnale del clima che si respira attorno alla guerra . «C’è sempre e solo narrazione di guerra, il desiderio delle persone è un desiderio di pace, che il conflitto possa essere risolto al più presto con la costituzione di uno Stato palestinese guidato da forze moderate, in grado di vivere in pace accanto a quello israeliano – aveva detto Gad Lerner nella sua cartolina. «Questo spettacolo ci aiuta a previene la faziosità, la tendenza a semplificare, a schierarsi, a sventolare bandiere. Ci aiuta a sfuggire agli slogan, ci invita a capire, distinguere, invece che a prendere posizione per gli uni contro gli altri, dentro ai nodi dell’inestricabile matassa della questione israelo-palestinese. Aprendo vie di speranza proprio là dove – oggi più che mai – questa parola sembra voler essere tacitata».

La Compagnia Atir ringrazia il pubblico al termine di “Salam/Shalom: due padri”, ultimo spettacolo della rassegna La prima stella della sera.
La Compagnia Atir ringrazia il pubblico al termine di “Salam/Shalom: due padri”, ultimo spettacolo della rassegna La prima stella della sera.

Informazione: presente il SUD Milano

Con il banchetto zeppo di copie degli ultimi numeri del giornale, i collaboratori de il SUD Milano hanno presenziato a tutti gli spettacoli de La prima stella della sera., dedicati quest’anno al tema dell’informazione. L’ultimo giorno, domenica 30 giugno, il direttore, Stefano Ferri, ha letto la sua cartolina all’interno della Biblioteca Chiesa Rossa, che per l’occasione è rimasta aperta tutto il giorno, raccontando la storia dei due ex giornali di zona, Milanosud e La Conca, che lo scorso anno hanno unito la loro forza e presenza sul territorio per editare un’unico grande mensile che abbraccia il territorio dal Lorenteggio al Corvetto. Sul sito ilsudmilano.it e su Facebook gli aggiornamenti giornalieri con le notizie più rilevanti.

Stefano Ferri, direttore de il SUD Milano, al banchetto sull'informazione alla rassegna La prima stella della sera.
Stefano Ferri, direttore de il SUD Milano, al banchetto sull’informazione alla rassegna La prima stella della sera.

(Photos: Francesca Mochi)

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