Ripamonti – L’assessore Mattia Cugini: «Ecco come cambieremo il volto del quartiere»

StAR, lo Studio d’Area del Politecnico, commissionato dal Municipio 5 sui quartieri Ripamonti, Vigentino e a sud di Scalo Romana, disegna il futuro di un’area molto vasta e in grande trasformazione, consegnando al Comune uno strumento per massimizzare l’efficacia degli interventi pubblici. Tutto questo in attesa di conoscere, a ottobre, gli esiti degli studi di fattibilità compiuti da MM sulla nuova M6. 

Si è tenuto il 2 luglio al Cam di via Verro l’incontro pubblico di presentazione degli esiti dello studio StAR (Studio Area Ripamonti). Commissionato dal Municipio 5 al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e redatto in collaborazione con l’assessorato alla Rigenerazione urbana del Comune, il percorso di StAR è iniziato un anno fa, con un incontro per raccogliere suggerimenti ed esigenze con i cittadini e le imprese del territorio, tra queste anche Fastweb, Fondazione Prada e Hines, che hanno sostenuto il progetto. Di fronte a una cinquantina di cittadini il gruppo di studio del Politecnico, composto dai professori Laura Montedoro, Gabriele Pasqui e dall’architetto Riccardo Masiero, ha illustrato il lavoro svolto.

Immagine dell’incontro al Cam di via Verro, in cui è stato presentato il documento finale dello Studio d’Area StAR. 

Presenti anche l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune Giancarlo Tancredi e per il nostro Municipio il presidente Natale Carapellese, la presidente della Commissione Gaia Molho e l’assessore Mattia Cugini, che abbiamo intervistato.

Assessore Cugini, come è nata l’idea di uno studio d’area sul quadrante Ripamonti? 

«L’idea di StAR è nata dalla volontà di creare, innanzitutto, un quadro conoscitivo unitario dei numerosi processi territoriali e socioeconomici in atto nel quadrante Ripamonti, che ci consentisse da una parte, dove possibile, di intervenire sui cambiamenti, dall’altra di massimizzare i benefici pubblici per la città. In un certo senso, cerchiamo di recuperare il tempo perduto, disegnando delle linee di indirizzo che, per esempio, evitino che gli edifici di tipo direzionale o insediativo in costruzione diventino fortezze impenetrabili, ma siano integrate con il resto del quartiere».

Massimizzare i vantaggi per il quartiere, cosa significa?

«Significa avere un’idea generale, in particolare su mobilità, spazio pubblico e verde, sulla destinazione degli oneri di urbanizzazione che si genereranno in particolare dalla riqualificazione dello Scalo Romana, così da evitare, come talvolta accade, una frammentazione degli interventi pubblici».

Esiste una stima del valore degli oneri di urbanizzazione di Scalo Romana? 

«Al momento conosciamo solo gli oneri relativi al Villaggio olimpico, che ammontano a 2 milioni, ma possiamo tranquillamente ipotizzare che l’intero Scalo ne generi almeno il doppio. Non ci sono comunque solo oneri, esistono anche altri diritti che l’amministrazione pubblica esercita e che possono generare ulteriori risorse, da utilizzare in un dialogo costante con i cittadini e le realtà del territorio».

In che modo pensate di coinvolgere i grandi gruppi che si sono insediati o si stanno insediando nel Quadrante Ripamonti? 

«Un’interlocuzione con principali trasformatori di quell’area, penso a Fondazione Prada, che è stato il soggetto pioniere, e che avrà poi un ruolo anche sulle aree dello Scalo, è fondamentale. L’idea è condividere, e StAR ci aiuta in questo senso, le linee guida di trasformazione dello spazio pubblico con le aziende e vedere cosa si può fare insieme. Allo stesso modo abbiamo chiesto all’assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune Giancarlo Tancredi di aprire con il Municipio, al di là dei passaggi obbligati di parere che dovremmo affrontare sullo Scalo Romana, un tavolo con i privati, come Coima, Prada, Covivio, perché i principi che emergono anche dallo studio, cioè la permeabilità degli spazi e l’accessibilità, siano applicati».

Mi fa un esempio?

«Dobbiamo evitare che lo Scalo Romana diventi una cittadella fortificata, raccordando i fronti su via Ripamonti, Brembo/Lorenzini e corso Lodi. Per esempio via Brembo/Lorenzini potrebbe diventare un viale alberato, caratterizzato da piccole piazze con una forte pedonabilità, in continuità con lo Scalo».

Lo Studio d’Aria entrerà nel Pgt? 

«Sì, il Comune di Milano lo ha acquisito e diverrà un allegato al Pgt, in modo da indirizzare gli interventi. Oggi è possibile scaricarlo dal sito del Comune e da quello del Municipio».

StAR indica anche nove possibili interventi sul territorio, quando saranno realizzati?

«Si tratta di idee di progetto, in particolare sui temi della mobilità, il verde e gli spazi pubblici, che devono essere sviluppate. Come Municipio pensiamo di anticiparne alcune, di urbanistica tattica. Per esempio vorremmo dare una forma a piazza Chiaradia che attualmente non è una piazza. Vogliamo intervenire anche sugli spazi che affacciano su via Ripamonti. Qui l’idea di lungo termine è che possa diventare un viale con flusso veicolare molto alleggerito rispetto all’attuale. Come farlo lo si potrà capire quando si saprà quale sarà il tracciato della metropolitana». 

Quando saranno resi noti i tracciati della M6?

«La presentazione ai cittadini dei sei studi di fattibilità sui tracciati della M6 preparati da MM e Politecnico avverrà a ottobre, con l’obiettivo di far conoscere gli esiti delle valutazioni, dell’analisi di costi benefici e anche dei relativi flussi che sono stati effettuati per ciascuna delle ipotesi e capire perché viene scelto un tracciato piuttosto che un altro».

Quali sono le ipotesi allo studio?

«Una è quella contenuta nel Pums (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – NdR) che prevede una linea che da Quarto Oggiaro arrivi in Ripamonti, attraversando la città. Un’altra ipotesi oggetto di studio è semplicemente il prolungamento della M2, da piazza Abbiategrasso verso Bellarmino e Ripamonti. Poi ci sono le ipotesi che riguardano i tracciati trasversali, da sud est a sud ovest, in cui i discrimini sono il punto di altezza in cui si posiziona il tracciato, dove inizia, dove arriva e dove intercetta le altre linee metropolitane e gli altri punti di interscambio». 

L’immagine del territorio oggetto dello Studio d’Area StAR.Il confine nord è tracciato dall’asse di viale Toscana e viale Isonzo, dall’incrocio con via Bazzi e piazzale Lodi. Il confine est corrisponde a quello del Municipio 5, lungo le vie Don Bosco e Bessarione fino a via San Dionigi. A sud il confine attraversa le aree agricole del Parco della Vettabbia e del Parco Agricolo Sud Milano, costeggiando il quartiere Vigentino, fino allo snodo tra via Ripamonti e l’inizio della bretella di via Virgilio Ferrari. A ovest, la bretella di via Ferrari e poi via Bazzi chiudono l’area.

Nove idee per il futuro

2. La Vettabbia infrastruttura blu La roggia Vettabbia è per molti tratti invisibile e inaccessibile. L’idea è, là dove possibile, di valorizzarla, mettendola in connessione con le aree verdi limitrofe. Per esempio, un intervento sul tratto della roggia che scorre dietro lo Smart City Lab e lungo le vie Corrado II il Salico ed Erasmo da Rotterdam potrebbe essere l’occasione per la riqualificazione dell’intera area per collegare quartieri e zone verdi attualmente divisi.

3. Lo Scalo si apre a sud – La trasformazione dello Scalo Romana è l’occasione per integrare questa grande area con il resto della città. Lo studio propone la riqualificazione di via Lorenzini, a sud dello scalo, con alberi, spazi verdi, marciapiedi e percorsi ciclabili agganciati alla rete esistente, in modo che si possa facilmente andare, attraversando il futuro parco dello Scalo, da piazza Olivetti fino a piazza Trento.

4. Riempiamo le “tasche” di via Ripamonti – L’idea progettuale è di intervenire sulle cosiddette “tasche” di via Ripamonti, ovvero quegli spazi sui lati della via, che possono essere recuperati per favorire l’attraversamento, la depavimentazione e la messa a dimora di alberi e verde. Uno degli interventi individuati è sugli spazi nel tratto di via Ripamonti tra via Tirso e via Rutilia, attualmente usati esclusivamente come parcheggi.

6. Fatima si apre al Parco Sud – Lo studio propone su tutto il quartiere l’istituzione di un’area a 30 km/h, l’insediamento di strutture leggere negli spazi verdi per offrire servizi e consentire attività per il tempo libero, interventi sul confine tra il quartiere e le aree agricole al fine di rafforzare le relazioni città-campagna, anche grazie alla connessione del “sentiero della biodiversità” verso Chiaravalle. 

8. Un percorso verde da Scalo Romana al Parco Sud – Piccoli interventi di connessione e riassetto del sistema a verde consentono la formazione di infrastruttura ciclopedonale che dal futuro parco all’interno dello Scalo Romana (che potrebbe arrivare più a nord, fino a Porta Romana) si collega al Parco Sud, percorrendo via Calabiana, costeggiando i Giardini Balduccio da Pisa e Franca Helg, attraversando il Parco Autieri d’Italia fino ad arrivare su via dell’Assunta e da qui a Chiaravalle. 

9. Dal Parco Ravizza a quello delle Memorie industriali – La proposta prevede un’opera di connessione verde e pedonale dei Parchi Ravizza, delle Memorie industriali e Corrado II il Salico, in particolare operando sulla roggia Vettabbia, per rendere effettivi i collegamenti verso il Vigentino e sistemando il passaggio sotto la ferrovia e prevedendo sul nodo della nuova Stazione di bus elettrici di viale Toscana, un parco pensile che consenta la continuità verso nord e i percorsi ciclo-pedonali del centro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *