Le cascine di Milano da salvare

Magolfa, la cascina che doveva diventare uno studentato


Cascina Magolfa

Sito lungo la via omonima nei pressi della Darsena, il borgo di Magolfa si è nel tempo avvalso di due centri, quello religioso e quello rurale: il primo, di proprietà privata, è tuttora in buone condizioni (anche se alcune scritte ne deturpano l’intonaco color ocra, tipicamente milanese), mentre la cascina, anch’essa di proprietà privata, versa in condizioni di grave degrado.

L’oratorio di Santa Maria del Sasso, visibile a metà della via, eretto nel 1748 e noto come la chiesa degli spazzacamini, è gestito dal 2014 dalla Comunità di via Sambuco, che la tiene aperta tre volte la settimana e l’interno è mantenuto in ottime condizioni.

La cascina (nella foto), invece, è posta in fondo alla via ed è costeggiata dalla roggia Boniforti, proveniente in origine dalla roggia Lavandai (quella del vicolo omonimo). Il complesso risale almeno al Settecento, in quanto è riportato sulla carta del Catasto Teresiano (1722), relativa ai Corpi Santi di Porta Ticinese e faceva parte di un ampio nucleo agricolo, essendo circondato da altre cascine: Stampa, Conchetta di Sopra, Buonpero di Sotto (scomparse), Stampetta (presente in via Argelati 29) e Traversera, trasformata in un condominio ma ancora presente in via Crollalanza e che ospitava un mulino sulla citata roggia Boniforti.
La cascina versa ora in condizioni di grave degrado, a rischio di crolli, e anche il progetto di farne uno studentato non pare progredire.

Tre mamme si fanno avanti per la Carliona


Cascina Carliona

Nella zona sud di Milano, vicino al Quartiere Sant’Ambrogio e nei pressi dello Scolmatore Lambro Meridionale, si trova, in condizioni disperate, una delle più antiche cascine di proprietà comunale (dal 1964): la Cascina Carliona, sita in via Boffalora 75 (ora via Danusso – Ndr).

La sua origine risale alla seconda metà del Quattrocento ed era una villa, costruita su un edificio precedente in stile gotico, di cui rimaneva un solo balconcino; fu completata nel Seicento: la sua struttura era costituita da due fabbricati, uno a pianta a forma di L e l’altro a pianta lineare: i due edifici delimitavano una piccola aia.

Oggi rimane in piedi solo una parte di uno dei due edifici; abbiamo però ricevuto una segnalazione da parte di tre mamme – Marta Mansi, Valentina Ledono e Valentina Accinni – che vorrebbero prendersi cura di quanto rimane della cascina e di cui pubblichiamo volentieri la proposta e la fotografia che ci hanno inviato, sperando di poter dare nuova vita a questo edificio seicentesco che sta cadendo letteralmente a pezzi.

«Siamo tre mamme, un medico, un’educatrice e una grafica, che abitano vicino a questa struttura e ci piacerebbe molto rimettere in uso questa cascina abbandonata. Crediamo che in questo quartiere ci sia grande necessità di luoghi di socialità per tutti e ci piacerebbe mettere le nostre professioni al servizio delle persone del quartiere attraverso la riqualifica di questo luogo».

Un gioiello rurale in abbandono nel Parco Ticinello


Cascina Gandina

Lungo la via Campazzino, che attraversa il Parco Ticinello, si trovano tante cascine, Una di queste, al civico 48, è Cascina Gandina, citata già nel 1600.

La cascina è in abbandono e il proprietario è deceduto parecchio tempo fa.
L’edificio principale ha un ingresso ad arco a tutto sesto e due antiche insegne; sulla sinistra vi sono due magazzini, mentre sulla destra si estende un andito rurale. All’interno c’è una corte a tre lati, su uno dei quali si apre un porticato con colonne in granito; all’interno dell’abitazione fino al 2001 si trovava un camino cinquecentesco di grande valore.

Per evitare che il tutto vada in malora, occorre muoversi celermente per promuovere il suo salvataggio, prima che sia troppo tardi.

di Riccardo Tammaro, Fondazione Milano Policroma e Associazione Antichi Borghi Milanesi

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