Da dove nasce il nostro agire collettivo? Per provare a rispondere ci focalizziamo sulle interazioni, un elemento portante dell’identità umana e animale.
Gli esseri viventi non sono individui soli e impenetrabili, in una vuota vastità di nulla, ma corpi plastici, che reagiscono alle interazioni provenienti dal contesto in cui il proprio sistema di appartenenza è collocato, generando, in particolari condizioni, comportamenti collettivi.
Ciò avviene molto chiaramente negli stormi di storni. Quante volte abbiamo visto le bellissime evoluzioni di questi uccelli, dove migliaia individui sembrano essere un unico organismo e ci siamo chiesti, stupefatti, da dove nasce una così straordinaria coordinazione.
Il premio Nobel italiano per la Fisica Giorgio Parisi, ha provato a dare una risposta a tale quesito nel 2008 nel libro In un volo di storni, le meraviglie dei sistemi complessi, edito da Rizzoli.
Tra le altre cose, Parisi scoprì che gli esemplari ai bordi dello stormo tendono a essere molto più vicini degli esemplari al centro dello stormo. Questa osservazione, alle prime, sembrò controintuitiva, invece, con l’aiuto di etologi, ornitologi e biologi, venne confermata e si dedusse che gli esemplari al centro occupano delle posizioni nello spazio più distanti, perché si sentono protetti dagli esemplari ai bordi, che a loro volta essendo più esposti ai predatori si stringono gli uni agli altri.
Questo comportamento dello stormo, che è definito collettivo, non ha una regia centralizzata, avviene nel medesimo tempo e contesto, in presenza di uno stimolo condiviso; segue una logica evolutiva, che replica le azioni del vicino, poiché queste richiedono una minore dispersione di energia e hanno una maggiore sicurezza probabilistica di sopravvivere a un predatore.
Anche per gli esseri umani esiste un agire collettivo che determina i comportamenti, per quanto controbilanciato o affiancato da un agire dettato dal libero arbitrio, tipico della nostra specie: siamo liberi ma non in senso assoluto, perché le interazioni che abbiamo con il contesto e gli individui intorno a noi determinano comportamenti inconsapevoli.
Un po’ come avviene – spiega Parisi nel suo libro – nel caso dell’accumularsi dei passeggeri della metro vicino alle porte dei vagoni. Piuttosto che stare al centro del vagone, dove ci sarebbe più spazio per ciascun individuo, i passeggeri una volta entrati, si accalcano il più vicino possibile alle porte di uscita, creando un comportamento collettivo, probabilmente fondato su una latente claustrofobia collettiva o su una supposta e compulsiva convinzione di avere una probabilità maggiore di arrivare puntuali in ufficio, se si esce per primi dal proprio vagone della metro.
Se tutto ciò di cui sopra sono variabili interconnesse e dipendenti tra loro, compreso il grado di libertà che non viene espressamente scelto ma si forma attraverso le interazioni, allora potremmo dire che l’agire collettivo di tutti gli esseri viventi dipende dal contesto, ovvero dall’unica variabile indipendente da tutte le altre. Quest’ultimo, in interazione con gli individui di una comunità, genera tutte le possibilità, infinite o meno non lo sappiamo, dell’agire con gli altri, perché è l’unica cosa che esiste prima e autonomamente dalla nostra azione collettiva.
Alessio Capellani