Ci sono opere cinematografiche e televisive che riescono spesso a essere più efficaci di un comizio, andando oltre il semplice intrattenimento per colpire il cuore delle questioni sociali e politiche. E sono quei momenti in cui il cinema acquisisce un impatto ancora maggiore quando alla “ricostruzione storica” si affianca una narrazione intensa e una denuncia che scava nelle profondità delle ingiustizie subite, dando voce a chi spesso non ne ha, nel silenzio generale delle istituzioni.
Una storia tragicamente reale, che risale al 1993
Per Elisa, la serie proposta da Netflix quest’estate, si inserisce in questo solco, portando sullo schermo un soggetto tragicamente reale: il caso di Elisa Claps, giovane donna scomparsa nel 1993 a Potenza e trovata morta solo diciassette anni dopo. Non sarebbe facile partire da un soggetto così delicato e profondamente radicato nella cronaca italiana, ma la serie funziona grazie a solide fondamenta artistiche e produttive. Dietro la macchina da presa c’è Marco Pontecorvo, figlio d’arte, che riesce a dare vita a una narrazione rispettosa della dinamica dei fatti. Elemento decisivo è la supervisione di Gildo Claps, fratello di Elisa, la cui lotta per la verità è stata determinante nel rivelare i fatti che portarono alla morte della sorella. La presenza di Gildo, impegnato anche nel sociale con l’Associazione Penelope, garantisce alla fiction di superare la semplice, seppur tragica cronaca personale a un avvincente thriller giudiziario.
La lotta per la verità di Gildo
Il punto di vista narrativo rimane quello di Gildo, la cui determinazione e sofferenza emergono con forza, e quello di Danilo Restivo, l’uomo condannato per l’omicidio di Elisa, i cui sguardi vuoti diventano emblematici di un conflitto interiore e morale. Questo scontro a distanza tra i due si diventa un duello psicologico che ricorda, per tensione, un western moderno, dove non sono le pistole a parlare, ma i silenzi, i tormenti e la ricerca incessante di verità.
Un cast all’altezza
Il merito di questa efficacia va a un cast perfettamente azzeccato, dove i due protagonisti maschili sono autentici fuoriclasse: Gianmarco Saurino nei panni di Gildo Claps e Giulio Della Monica in quelli di Danilo Restivo. Breve e intensa la performance di Ludovica Ciaschetti nel ruolo di Elisa e quella di Anna Ferruzzo nel ruolo di Filomena Claps. Completano il parterre due piacevoli ritorni dalla serie Mare fuori: Vincenzo Ferrera e Giacomo Giorgio, nel ruolo di Antonio, padre di Elisa, e Luciano il fratello minore di Gildo. Anche la colonna sonora – curata da Matteo Buzzanca – ha un ruolo fondamentale: funge da tappeto emotivo per sottolineare i momenti chiave senza eccedere. Il tema Fiore Bianco, cantato da Beatrice Giliberti, rappresenta un perfetto contrappunto musicale alla tragedia sullo schermo, aggiungendo una nota di struggente malinconia. Per Elisa è un’opera profonda e vincente che invita a riflettere su valori da recuperare come giustizia, verità e una memoria che va ben oltre il senso stesso dell’elaborazione del lutto. Da vedere e rielaborare nel proprio silenzio.