«Lavoro, servizi e libertà di muoversi anche di sera» Ecco gli obiettivi per una città a misura di donna

Intervista a Diana De Marchi consigliera comunale della Città metropolitana di Milano, delegata alle politiche sociali e del lavoro

La panchina per leggere anche di sera I Salita Torre degli Embriaci I una delle istallazioni di Lighting for Genoa, iniziativa che la consigliera De Marchi vuole portare anche a Milano.

La consigliera comunale Diana De Marchi dal 2021 presiede la Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili ed è presente nel Consiglio della Città Metropolitana, dove si occupa di Politiche del lavoro e politiche sociali: «ll tema dei diritti delle donne si lega molto con quello del lavoro», esordisce.

Secondo i dati Inps nel 2022, in Lombardia, a parità di mansioni una donna percepiva il 14% in meno di stipendio. Tra i dirigenti, dove le presenze femminili nella nostra regione superano di poco il 23%, la differenza di stipendio sale, in alcuni casi fino al 30%. Una questione di opportunità, diritti e sviluppo che frena il Paese.

Cosa sta facendo la città di Milano per il lavoro delle donne?

Diana De Marchi, Consigliera comunale della Città metropolitana di Milano, delegata alle politiche sociali e del lavoro

«Dopo la pandemia Covid abbiamo registrato numeri spaventosi di donne che hanno perso il lavoro. Come Comune e Città metropolitana stiamo lavorando per dare garanzie di occupazione, con obiettivi mirati, in modo da creare opportunità adatte alle competenze delle donne, che non siano stereotipate, favorendole nel collegamento con le aziende in ambito lavorativo. Poi dobbiamo abbattere i pregiudizi, perché le ragazze ormai vogliono fare scelte lavorative che prima erano considerate “maschili˝. Occorre incrociare la formazione con l’innovazione in atto nel mondo del lavoro e, quindi, proporre nuovi corsi, ad esempio sulla digitalizzazione e la formazione ambientale».

Come perseguite questi obiettivi?

«Abbiamo in corso la collaborazione di Afol Metropolitana (l’Agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro della Provincia di Milano – Ndr) con i Municipi del Comune di Milano e il Centro Milano Donna per la diffusione urbana dei servizi per l’impiego. Poche settimane fa è stato inaugurato al Centro Milano Donna di viale Faenza 29 un Red corner Afol. Il quinto sportello sul territorio milanese: uno spazio dedicato all’orientamento lavorativo e accompagnamento al lavoro, in sinergia con i servizi che già offre il Centro».

In cosa consiste l’accompagnamento al lavoro?

«Le donne vengono aiutate attraverso percorsi di supporto e formazione nel costruire un progetto professionale e di autonomia nella ricerca del lavoro. Ricevono consigli su come scrivere un curriculum vitae, come proporsi alle aziende definire meglio attitudini e capacità che hanno acquisito nella propria esperienza di vita. L’apertura del nuovo Red Corner di via Faenza aggiunge una tappa al percorso di diffusione nei quartieri dei servizi al lavoro, iniziato con le aperture avvenute nei Municipi 5 e 8 già nel 2021, più recentemente, nei Municipi 2, 3, 4 e nel Municipio 9».

Il sostegno all’inserimento lavorativo delle donne maltrattate è un elemento decisivo nei percorsi di uscita dalla violenza.

«La Città metropolitana di Milano si distingue per l’attenzione verso i diritti civili, un anno fa abbiamo sottoscritto un accordo con Afol e le reti antiviolenza. I Comuni capofila delle reti antiviolenza che attualmente presidiano il territorio sono: Rozzano, Melzo, San Donato Milanese, Rho, Cinisello Balsamo e Legnano. Essendo l’unica ad averne triplicato il finanziamento, la Città Metropolitana ha una rete antiviolenza che non ha uguali in Italia».

A giugno avete lanciato un progetto sulla sicurezza delle donne nello spazio pubblico.

«“Per strada più libere”. Si chiama così il percorso partecipativo di ascolto, promosso dal Comune di Milano e realizzato in collaborazione con Avventura Urbana e Sex & the City Aps, per esplorare, proprio insieme alle donne, in vari quartieri della città, il tema della sicurezza, affinché la presenza delle donne nello spazio pubblico diventi sempre di più espressione di libertà piuttosto che un atto di coraggio. Se ho paura, questo mi limita: mi impedisce di uscire di casa, di attraversare determinate aree della città, di accettare una proposta di lavoro di sera, rimanere fino a tarda ora all’università o frequentare una palestra. È una questione di diritto alla città».

Le proposte suggerite?

«Dalla ricerca è emerso che fattori che aiutano le donne a percepire uno spazio più sicuro sono il miglioramento del livello dell’illuminazione pubblica, il potenziamento del trasporto pubblico notturno di superficie e una rinnovata vivibilità: un quartiere vissuto, con piazze che si riempiono di gente e attività aggregative e artistiche, dà sicurezza. Milano ha già sostituito tutti i lampioni con la tecnologia Led, a basso consumo energetico e sta studiando come aggiungere una serie di sensori e servizi ai lampioni. Ci sono zone poco illuminate, con le luci concentrate sulle carreggiate e marciapiedi al buio, altre sono invece sovrailluminate fanno sentire eccessivamente esposti. Stiamo lavorando per trasformare la rete di illuminazione in un’infrastruttura intelligente per la città. E a beneficiarne saranno tutti i cittadini».

Il comune di Genova ha impreziosito con una serie di suggestive installazioni luminose il centro storico cittadino.

«Si tratta del progetto Lighting for Genoa che ha vinto il primo premio ai Cities & Lighting Awards 2024. Il progetto ridisegna e rigenera gli spazi pubblici, particolarmente nelle ore serali, incoraggiando nuove forme di socializzazione come quella della lettura notturna sulle panchine. Il progetto è firmato da lighting designer appartenenti alla rete Women in Lighting, che contatteremo sicuramente». 

Palazzo illuminato – una delle istallazioni di Lighting for Genoa, iniziativa che la consigliera De Marchi vuole portare anche a Milano.

di Cristina Tirinzoni

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