Autoproduzione e self publishing, qual è la ricetta giusta per il successo?

Pubblicare libri da soli – Un fenomeno in crescita per numeri, qualità e apprezzamento di lettori e autori. Nel secolo scorso fecero questa scelta Italo Svevo, Alberto Moravia, Luigi Pirandello… E in anni recenti Federico Moccia, creando il caso letterario “Tre metri sopra il cielo”. Poi, una volta uscita l’opera prima, i due terzi dei neoscrittori ci riprovano.

Pubblicare un libro da soli, senza dover cercare una casa editrice “vera”, per far conoscere la storia che si ha in testa o per rincorrere un sogno. Sono il self publishing, la pubblicazione di libri attraverso piattaforme online, e la più classica autoproduzione di libri, utilizzata da sempre per evitare il giudizio e le imposizioni delle case editrici. Il primo è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni ed è stato (ed è tuttora) culla di successi straordinari, come quello dell’italiana Erin Domm (Fabbricante di lacrime, 2020) e della britannica E.L. James (50 sfumature di grigio, 2011).

La seconda, esistente da sempre, ha visto il secolo scorso tra le proprie fila autori come Italo Svevo, Alberto Moravia e Luigi Pirandello e, più recentemente, il caso letterario di Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia. Tutti scrittori che hanno venduto centinaia di migliaia di copie nel mondo (milioni nel caso della James) e non solo: dai loro lavori sono state anche realizzate trasposizioni cinematografiche di successo.

Un settore che, al di là dei bestseller, è in forte crescita del settore. Nel 2022, secondo i dati Istat, il 14,1% (13.832 titoli) di quanto è stato pubblicato in Italia con il codice Isbn – ovvero l’International Standard Book Number, il numero che identifica e protegge a livello internazionale un’opera – è avvenuto attraverso il self publishing, utilizzando piattaforme italiane (escluse quindi Amazon e altre piattaforme straniere) o case editrici che pubblicano facendo pagare all’autore servizi e copie, in parte o del tutto. Un numero enorme di libri, che è in realtà molto più grande, perché oltre a non tenere conto delle piattaforme online italiane, non può conteggiare tutti coloro che pubblicano senza utilizzare il codice Isbn. 

Un fenomeno che, come certifica Istat, è in crescita oltre che nei numeri, nella qualità e nell’apprezzamento da parte di autori e lettori, visto che i due terzi di coloro che pubblicano da sé l’opera prima torna poi a farlo.

Riccardo Scamarcio e Katy Louise Saunders, nei ruoli di Step e Babi nel film Tre metri sopra il cielo, trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Federico Moccia.  Il film ha incassato nei cinema italiani 928mila euro.

Non è sufficiente scrivere per pubblicare

L’avere scritto un testo è solo il primo indispensabile passo verso la pubblicazione. Una volta compiuto lo sforzo creativo, per un autore si apre un ventaglio di scelte importanti che, se sbagliate o non fatte, possono decidere la sorte dell’opera stessa. 

La prima cosa che deve fare un autore, sia che utilizzi per la pubblicazione piattaforme online o case editrici a pagamento e tipografie, è affidare il proprio scritto a un editor specializzato che lo legga e che, oltre a correggere i classici refusi e controllare l’applicazione delle regole editoriali, evidenzi frasi non chiare, incongruenze, parti inutili o da approfondire. Una prassi questa a cui si sottopongono anche gli autori più affermati.

Self publishing o autoproduzione

Se si scelgono le piattaforme di self publishing si entra in un percorso automatizzato, in cui le scelte su come sarà fisicamente il libro si riducono a pochi passaggi. In compenso non si hanno spese per la pubblicazione, in quanto i libri vengono stampati in base alle prenotazioni degli acquirenti, e i diritti sono riconosciuti direttamente in una percentuale generalmente più alta rispetto alle case editrici. 

Se invece si opta per l’autoproduzione, si deve trovare un grafico che aiuti a scegliere il font, il formato e impagini il testo, secondo gli standard editoriali, ovvero definendo margini, interlinea e titolazioni. Poi, sempre con un grafico affiancato da un esperto di marketing, si scelgono titolo, copertina e testo per la quarta di copertina, importantissimi perché spesso un libro viene comprato sulla base di queste scelte. Infine, si punta alla carta di copertina e pagine: bianchezza e spessore delle pagine interne e della cover trasmettono a chi prende in mano un libro un senso di qualità che può indirizzare l’acquisto.

Questo però non significa che oggi un autore debba affrontare questi passaggi in solitudine. Le scelte possono essere compiute tutte o in parte utilizzando consulenti del settore o aziende specializzate – ne esistono moltissimi facilmente rintracciabili sul web –  o appoggiandosi alle stesse case editrici, che insieme alla pubblicazione vendono questi servizi o impongono l’acquisto di un certo numero di copie.

Distribuzione e promozione, neglette ma fondamentali

Definito il libro in tutte le sue parti, prima di ricevere le eventuali copie a casa e non sapere a chi darle, se non ad amici e parenti, si deve decidere come far conoscere e far arrivare la propria opera ai lettori. Chi pubblica attraverso le piattaforme digitali è in parte avvantaggiato, perché usufruisce di un’enorme vetrina. Questo però li esime dal promuovere il proprio lavoro online e anche attraverso presentazioni o iniziative. Attività questa ancora più importante se si stampa con una casa editrice a pagamento o con una tipografia, che non fanno attività di promozione e che, anche se promettono una distribuzione in libreria, difficilmente sono in grado di assicurarla. Difatti è il libraio che decide se acquistare e mettere in vetrina un libro e i nuovi autori sono, in genere, guardati con sufficienza. Più efficace costruirsi una propria rete di distribuzione. Un numero ristretto di librerie, dove organizzare una presentazione e poi lasciare una decina di copie, chiedendo alla proprietà di metterli in bella vista.

Rete di distribuzione

Di certo questa è la parte più difficile e meno controllata dell’autopubblicazione, poiché è difficile, anche con un buon prodotto, riuscire a emergere tra le migliaia di titoli pubblicati ogni anno (nel 2022 sono stati stampate 86.174 opere librarie – Istat). Un numero sempre maggiore di autori però ce la fa o ci prova sempre con maggiore qualità, riuscendo a rientrare almeno delle spese. A parziale consolazione dei moltissimi che invece non ce la fanno a sfondare nel mare magnum dell’editoria, oltre la grande soddisfazione di aver pubblicato un libro, ecco l’esempio di quanto accadde ad Alessandro Manzoni. “Il gran lombardo” decise di stampare da sé, per avere il completo controllo della propria opera, la seconda edizione de I promessi sposi, quella riscritta dopo aver risciacquato “i panni in Arno”. Nonostante la fama e il numero molto alto di sottoscrittori, rimasero invendute più di 5mila copie. Un errore di valutazione che non impedì alla sua opera di essere ancora letta in tutte le scuole italiane.

Alessandro Manzoni pubblicò a sue spese tra il 1840 e 1842 un’edizione de I promessi sposi illustrata e riveduta nel linguaggio.

(Quadro di Francesco Hayez, 1841, conservato alla Pinacoteca di Brera)

Giuseppe Deiana, promotore della collana di libri autoprodotti La storia siamo noi, presidente dell’associazione Centro Comunitario Giancarlo Puecher, professore di Storia e Filosofia, di libri se ne intende. Da ex insegnante, autore egli stesso di numerose pubblicazioni, da qualche anno è promotore della collana di libri La storia siamo noi.

Professore come le è venuta l’idea della collana La storia siamo noi?

«Da studioso sono convinto che verità storica non è solo quella dei grandi personaggi. La storia la fa la gente comune, che è il substrato fondamentale di una società. Trascurarla o non rilevarla è un errore storiografico gigantesco».

Come mai non si è rivolto alle case editrici?

«Le case editrici a cui mi sono rivolto non hanno accolto la mia proposta, perché pubblicano solo opere di docenti universitari o personaggi noti, per cui di fronte a un’autobiografia di una persona qualunque, storcono il naso. Dal punto di vista della verità storica questo è un grave errore. Non a caso anche gli storici accademici stanno prendendo coscienza di questo».

Come porta gli autori alla pubblicazione?

«C’è tutta una serie di passaggi, che ormai ho sperimentato da tempo anche su me stesso, che aiutano gli autori a scrivere. Io poi correggo i testi e metto in contatto l’autore con la tipografia o con un editore, dipende dal caso. Il risultato è un arricchimento della coscienza storica e quindi della vita pubblica del Paese». 

Come fa arrivare i libri ai potenziali lettori?

«Attraverso presentazioni e incontri sul tema trattato dal libro a cui partecipano gli autori, giornalisti ed esperti. Il 23 di ottobre, per esempio, abbiamo presentato in Biblioteca Chiesa Rossa il secondo libro di Luca Candiotto, un volume fotografico dal titolo 40 anni di immagini storiche 1984 – 2024. Prima abbiamo presentato due libri di Pinuccia Cossu: il primo sulla storia dei suoi genitori e nonni in Sardegna e il secondo, Chi dimenticherà quei giorni? sulla sua vita una volta arrivata a Milano da bambina durante il Fascismo e la guerra. Prima ancora il libro Alla scuola della vita, scritto da Anna Pizzati e Luca Candiotto».

Ora a cosa sta lavorando?

«Al libro di memorie di Sandra Gilardelli, staffetta partigiana. In questi giorni incontrerò la figlia di Mario Fontana, un incisore del sud Milano bravissimo, per provare a raccontare la sua storia».

Per comprare i libri come si fa?

«Si contattano gli autori o si viene a una delle presentazioni e mi si chiede il loro recapito». 


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