Informatico di professione, ma volontario per vocazione, Mario si attiva per tutti: dai computer da riciclare, donati a oltre 150 associazioni, ai giocattoli per i bambini fino alle iniziative di cura del territorio non si ferma mai.
L’esplorazione attraverso gli aspetti e le declinazioni della gentilezza porta a pensare che la gentilezza stessa può essere direttamente collegata a una forma di felicità. Essere gentili, empatici, aprirsi agli altri senza doverne ricevere qualcosa in cambio è un modo di dare gioia anche a sé stessi. Tenere le aspettative basse, nello stesso momento in cui si fa qualcosa per la comunità, non fermarsi al primo ostacolo, affrontare gli inciampi con una visione più ampia ed estesa del fine, rende il viaggio decisamente più valevole.
Basta pensare che il paese considerato più felice del mondo è il Buthan, dove non viene misurata la ricchezza ma il benessere, si può comprendere quanto misurare la Felicità Interna Lorda, con un insieme di valori legati alla qualità della vita, alla tutela dell’ecosistema, alla salute degli abitanti, all’istruzione e, in larga parte, alla qualità e intensità dei rapporti sociali, possa essere una nuova via per definire la salute di un paese.
Campione indiscusso di gentilezza è Mario Donadio, personaggio conosciuto in tutta Milano, che ha fatto della sua energia e della sua inventiva nel trovare il modo di aiutare gli altri il marchio di fabbrica di un’intera esistenza. Un’attività che da anni non conosce soste che gli ha fatto ricevere l’attestato di Benemerenza civica del Comune di Milano.
Sempre molto attivo – non a caso in molti lo chiamano Super Mario – ha per esempio organizzato con il supporto di molte associazioni e realtà locali, in diversi posti in cui regnava il degrado, dei punti di riciclo. Sono scaffali, librerie, mobiletti che contengono ed espongono soprattutto giochi per bambini, libri e materiali di consumo. Spesso va a riempire di novità questi punti e li tiene puliti. Questo suo approccio sorridente e sempre positivo ha stimolato altre persone ad occuparsi con efficacia di questi luoghi comunitari, aperti a tutti.
Mario, ti conoscono tutti per le tue mille attività volontarie, ma come è iniziata questa passione?
«Ho iniziato a fare il volontario con l’associazione Bir, Bambini in Romania, di don Gino Rigoldi, mi occupavo in particolare della gestione del sito. All’epoca, i tanti giovani che componevano quel mondo specifico del volontariato, esercitavano un grande fascino su di me. Grazie alle attività svolte venni eletto socio onorario dell’associazione e da quel momento è iniziato il mio percorso personale di volontario a tutto tondo.
Il tema che, da sempre, attira la mia attenzione e su cui ho convogliato buona parte delle mie energie, è quello ambientale. Ai tempi della giunta Pisapia venivano promosse le realtà dei giardini condivisi per cui mi impegnai per conoscerle e incontrarle una ad una. Si trattava di un mondo con cui sentivo grande affinità: si riusciva a mescolare il sociale con la condivisione e il mettere le mani nella terra. È iniziato così il mio percorso di conoscenza di circa 300 associazioni presenti sul territorio milanese, spaziando in molti ambiti diversi.
Quello che contraddistingue ogni percorso che ho fatto, è la grande positività che avvolge le singole realtà di volontariato e/o associativo. Ogni singola realtà di volontariato e associazionismo è caratterizzata da grande positività e voglia di fare mettendosi in gioco nelle più disparate attività. Le persone che operano in tali contesti sono sensibili, rispettose, gentili, dotate di grande voglia di lavorare e capacità di sorridere».
Sorridere essere gentili, cosa significa per te?
«La gentilezza è qualcosa che si è sviluppata, dentro di me, negli anni. Da giovane ero una persona abbastanza irruente, soprattutto nel confrontarmi con la società, con il mondo esterno. Maturando, piano piano, ho capito nel tempo che la formula migliore è proprio l’utilizzo della gentilezza in ogni situazione. Relazionarsi con gentilezza è quel qualcosa che ti permette di ampliare il dialogo con quante più persone possibile. Anche chi, in prima battuta, può sembrare non disposto ad ascoltarti, se si riesce a catturarne l’interesse con modi cortesi, col sorriso, alla fine viene spontaneamente portato al dialogo».
La gentilezza aiuta a risolvere le situazioni di conflitto?
«Assolutamente sì. Ciascuno di noi, chi più chi meno, tende a volte ad alzare delle barriere, io ho imparato, anche grazie a un’attività commerciale, che l’approccio gentile è quello che permette il confronto più disteso, meno conflittuale e più efficace.
Quando ci si relaziona con delicatezza, aperti al rapporto con l’altro, si ottiene una maggiore disponibilità all’ascolto».
Le persone gentili hanno delle caratteristiche comuni?
«Le persone che vivono costantemente, o anche solo attraversano momenti di difficoltà importanti, sono più propense ad essere gentili. Molto spesso chi entra in un vortice di classi più abbienti, di benessere, perde un po’ il senso della gentilezza. Dalla mia esperienza personale ho notato che le persone più gentili vivono nei luoghi più poveri, dove c’è poco e niente.
Purtroppo oggi, quello che è un andamento generale del consumismo e di quello che viene a cascata, porta le persone ad essere meno gentili e molto prese dalla frenesia del quotidiano.
Un po’ quello che, spesso, accade nelle grandi città. L’antidoto è il sorriso, è mettersi a disposizione degli altri, occuparsi di tutto quello che sta intorno a noi senza aspettative ma con gioia. Tutto questo, messo insieme, fornisce una carica straordinaria, una grande soddisfazione che permette di affrontare al meglio la giornata. Non c’è moneta che possa ripagare nello stesso modo».
di Elena Rembado