Anastasio Macchia: «Ricicli creativi per la ricerca contro il cancro»

C’è un motto che caratterizza l’attività di Anastasio Macchia: ricicli creativi per migliorare il mondo. Classe 1944, Anastasio è ora in pensione ma ha l’hobby del riciclo creativo che lo appassiona e ha ancora tanti progetti da realizzare, soprattutto solidali. «Una volta in pensione – racconta – andando in giro, notavo quante cose venivano buttate via senza pensarci.

Ho trovato di tutto: modellini, strumenti elettronici, vecchi attrezzi. Penso che ogni oggetto abbia una storia e un potenziale. Mi diverte restaurarli, dar loro nuova vita anche se gli altri li considerano spazzatura». Mostrandoci alcuni dei suoi pezzi preferiti, i modellini di auto, spiega: «Li ho trovati in un cassonetto. Con un po’ di pazienza, li ho riparati e ora funzionano. Mi piace pensare che anche noi pensionati possiamo fare qualcosa di utile con quello che abbiamo».

@ Edoardo Von Morgen

Anastasio ha una vita ricca di aneddoti. «Ho sempre lavorato, fin da ragazzo. Sono arrivato a Milano nel 1959, avevo appena 15 anni. Mio padre mi mandò da una zia in via Romilli. La scuola era finita, e non è che fossi un grande studente, così iniziai subito a fare il pasticciere» dice, ricordando i suoi primi anni nel capoluogo lombardo.

Il suo è un racconto di sacrifici e tenacia. «Lavoravo tutto il giorno e alla sera, con il mio borsello, dormivo alla stazione centrale, nella sala di aspetto, con una valigia di cartone. Per mesi è stata la mia casa – dice con un sorriso malinconico. Nonostante le difficoltà, non tornò mai al paese natale, ad Avellino -. Stavo bene qui, mi piaceva lavorare. Anche se si guadagnava poco, mi sentivo libero».

La vita poi, fortunatamente, lo ha portato a fare molti mestieri, dal cablatore al responsabile di reparto in una grande azienda. «Ho imparato a costruire televisori, radar, e a gestire un team. Sono rimasto in fabbrica per 35 anni, e lì ho capito cosa significhi davvero il lavoro di squadra».

Con anni di sacrifici e dedizione si costruisce una carriera solida. Dopo aver iniziato come garzone e operaio, approda in una grande azienda. «Nel 1962 entrai alla Fiar che costruiva radar militari e civili, dispositivi all’avanguardia per quei tempi».

Anastasio non si ferma ai ricordi o agli hobby. Negli ultimi anni, è stato vicino a persone che hanno combattuto contro il cancro, una malattia che ha segnato molti dei suoi amici e familiari. «Ho visto quanto sia dura questa lotta. Non basta il coraggio; servono anche fondi per la ricerca. Purtroppo, ancora oggi, molte persone non riescono ad accedere alle cure più avanzate».

Con questo pensiero, Anastasio lancia un appello alla comunità: «Vorrei che tutti quelli che possono contribuissero a una raccolta fondi per la ricerca sul cancro. Qualcuno che voglia organizzare un evento locale, magari una mostra con i miei oggetti recuperati, per raccogliere fondi. Il lavoro mi ha insegnato che non si ottiene nulla senza impegno. Credo che lo stesso valga per la solidarietà. Insieme possiamo fare molto».

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