Ci si sente un po’ turisti in periferia quando si parla di Sant’Ambrogio, perché viene subito in mente la Basilica più famosa di Milano, nella quale sono custoditi immensi tesori. Ma Sant’Ambrogio è anche il nome di un quartiere periferico, che si raggiunge scendendo alla fermata Famagosta della linea verde della metro.
Ma perché spingersi così in là, quasi al confine con il Parco Agricolo Sud? La risposta è semplice: per esplorare le architetture della zona. In primis quella brutalista, corrente nata negli anni Cinquanta e caratterizzata dall’uso di materiali grezzi, come cemento a vista, acciaio, vetro, mattoni. Dopo decenni in cui questo stile è stato criticato e rifiutato, oggi è tornato in auge.
E lo dimostrano i social, specialmente Instagram, in cui questi edifici sono tra i più fotografati. Un’occasione per passeggiare tra un autentico “serpentone” di case di colore rossastro, con linee chiare e rigorosi spazi geometrici. È opera di Arrigo Arrighetti, architetto del Comune di Milano. Porta la sua firma anche la chiesa San Giovanni Bono, una piramide in cemento a vista, sia all’interno che all’esterno. È colorata da piccole finestrelle in vetrocemento che fanno filtrare la luce regalando un’aura trascendentale. Un senso di spiritualità anche per chi non è credente, difficile da trovare in molte chiese più blasonate.
Un altro simbolo della zona è la fontana del Centauro, dedicata a Chirone, personaggio della mitologia greca. È realizzata dall’artista polacco Igor Mitoraj e si trova al centro di piazza Enzo Paci. Se volete saperne di più su questo filosofo esistenzialista fate un salto nella vicina e bella Biblioteca Rionale.
Non distante da qui vale la visita un altro edificio brutalista, quello del Collegio di Milano (via San Vigilio 10), realizzato negli Anni Settanta da Marco Zanuso. Nato come centro per l’assistenza ai paesi africani, ora è adibito dal 2003 ad alloggio per studenti, dopo aver avuto un’espansione curata dallo Studio Piuarch e una più recente che si è conclusa da poco.
Nei pressi della metropolitana Famagosta si trova, invece, il gigantesco parcheggio Atm, firmato da un altro “big”: Ludovico Magistretti. E, non distante da qui, in via Moncucco 35 sorge il Superstudio Maxi. Ex fabbrica siderurgica abbandonata e ristrutturata, dal 2021 ospita eventi che spaziano dal Festival dello Yoga agli appuntamenti in occasione del Salone del Mobile (il prossimo anno dall’8 al 13 aprile).
Cascine, astronavi e ashram
Fa effetto pensare che la Milano più bucolica e rurale sia a pochi passi dai tanti edifici vecchi e nuovi che sono sorti qui in pochi anni tra Sant’Ambrogio, l’Ospedale San Paolo e il quartiere della Barona, il cui nome potrebbe derivare da bar, fiume, in lingua celtica. La zona in effetti era, ed è ancora in parte, intersecata da corsi d’acqua.
Quella che serviva per irrigare i campi della Cascina Monterobbio (via San Paolino 5), purtroppo ora in stato di abbandono nonostante sia stata vincolata nel 2013 dalla Sovrintendenza per il suo valore storico e artistico (il primo documento della sua esistenza risale al 1597).
Più fortunata perché ancora in attività è la Cascina Battivacco in via Barona 11, dove si possono acquistare i prodotti del posto (latticini, uova, riso di diverse qualità) e anche trascorrere una notte in una delle camere, per svegliarsi al mattino tra i campi. Praticamente di fronte a questa cascina se ne apre un’altra, la Colomberotto, oggi trasformata in condominio campestre. La zona è suggestiva in ogni periodo dell’anno, ma offre il meglio di sé a fine maggio, quando i campi coltivati a riso vengono allagati e il paesaggio si fa completamente agricolo (basta voltare le spalle ai palazzi di via Teramo).
I campi di riso sfiorano anche il grande parco Andrea Campagna e quella che per la sua particolare architettura si chiama l’Astronave. Ovvero il Barrio’s (piazza Donne partigiane). È uno spazio multifunzionale, un luogo di aggregazione che ospita concerti e manifestazioni culturali. Ed è anche un museo di street art all’aria aperta grazie a una grande opera murale dedicata alle donne combattenti di tutti i tempi.
Sono colorate anche le facciate delle case basse all’inizio di via Teramo, che un tempo ospitavano lavanderie. Oggi in una di queste si trova il Suryanagara-Ashram, una scuola di yoga che sembra un angolo d’India a Milano. Altrettanto serena è l’aria che si respira nella vicina Fornace Curti (via Tobagi 8). Il “tempio” della terracotta a Milano, dove fare acquisti, portare le proprie opere per la cottura o visitare gli studi che aprono ogni terza settimana di maggio. Lo spettacolo è assicurato: si assiste a tutte le fasi della lavorazione della ceramica, si passeggia tra corti, vasi colorati, fregi, stemmi e opere che potrebbero stare in un museo.
A piedi e con i mezzi
Dalla M2 Famagosta il percorso architettonico-culturale si può fare tappa in molti posti. Superstudio Maxi, Collegio San Carlo, il quartiere di Sant’Ambrogio, con la Chiesa di San Giovanni Bono e la Fontana del Centauro. E poi il centro di aggregazione Barrio’s, via Teramo e la Fornace Curti. Tempo di percorrenza: circa un’ora a piedi (4,1 km) per arrivare dalla M2 Famagosta alla Fornace Curti. Da qui si può prendere l’autobus 98 per tornare alla metropolitana (www.giromilano.atm.it). Oppure 1 ora e 30 minuti per tornare a piedi dalla Fornace Curti al metro Famagosta.
di Luisa Taliento