Il 27 gennaio alle ore 20.30 al Teatro Elfo Puccini di Milano, torna in scena, per il Giorno della Memoria, In quelle tenebre – La verità è un intreccio di voci, libero adattamento del libro omonimo scritto da Gitta Sereny (pubblicato d Adelphi) per la regia di Rosario Tedesco, in scena con Riccardo Bortolotti. La parte musicale è affidata a Valentina Leonardi (soprano e solista), Jennifer Talavera (mezzosoprano), Xiao Chen (tenore) e Daniele Veltri (baritono), accompagnati dal chitarrista Davide Perduca e dal pianista Enea Cocco, tutti allievi della Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado“.
La storia
Al centro di esse è la figura di Franz Stangl, oscuro poliziotto austriaco che, attraverso una carriera ‘normale’ e agghiacciante, divenne capo del campo di Treblinka, in Polonia, dove più di un milione di persone trovò la morte. Sopravvissuto alla guerra e fuggito in Brasile, viene arrestato e incarcerato a Düsseldorf. Lì, nella sua cella, nel 1971, Gitta Sereny, una giornalista inglese ebrea, lo intervista per 70 ore, facendosi raccontare la sua vita e scendendo con lui in quella oscurità.
Un testo che colpisce
Diciannove ore dopo il loro ultimo incontro, Stangl muore per infarto. In quelle tenebre è apparso per la prima volta nel 1974. Un testo che colpisce allo stomaco e scuote le nostre coscienze, perché la Shoah dimostra ha dimostrato che gli esseri umani sono capaci di tutto, proprio di tutto, ed è per questo che essa continua ancora a interrogarci. «Oggi, il delicato ruolo di Gitta Sereny, credo debba esser affidato proprio alla comunità – ha dichiarato Rosario Tedesco – Perché una comunità che interroga il passato lo rende vivo». Uno spettacolo intenso e quanto mai necessario offrendo uno spunto di riflessione profonda e attuale, dati i rigurgiti, antisemiti che attraversano oggi l’Europa. Le svastiche sulle sinagoghe, la distruzione di lapidi e ‘pietre d’inciampo’, e tante alte forme di gesti antisemiti, come attacchi fisici a persone, case, ristoranti e negozi ebraici, monumenti all’Olocausto, deturpati con falsi paragoni tra ebrei e nazisti. «L’Olocausto non ha eguali nella storia umana perché fu organizzato in modo sistematico, in base a una precisa e determinata volontà sterminatrice tra le pieghe dell’indifferenza e della assuefazione alla banalità del male».
I conti aperti con l’antisemitismo
Cent’anni dopo la Shoah dobbiamo ancora fare i conti con l’antisemitismo in Europa, ulteriormente accelerato dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e lo scoppio della guerra a Gaza. Secondo Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea, «la situazione degli ebrei in Europa è drammaticamente peggiorata». La Francia, che ospita la più grande comunità ebraica d’Europa, è stata teatro di un totale di 1.676 episodi di antisemitismo. Quadruplicati in Austria, nei Paesi Bassi addirittura otto volte di più. In Germania, oggi un terzo degli episodi di odio registrati dall’Ufficio federale di polizia criminale sono di natura antisemita. L’odio verso gli ebrei si è scatenato anche online: una ricerca dell’Institute for Strategic Dialogue, pubblicata nel febbraio 2024, ha rilevato un forte aumento di commenti e messaggi antisemiti e minacce online contro le comunità ebraiche”. L’ultimo episodio in Italia? Liliana Segre, la senatrice a vita, sopravvissuta ai campi di concentramento, e testimone dell’Olocausto, ha rinunciato a partecipare a una iniziativa al Memoriale della Shoah di Milano per il Giorno della Memoria. Una decisione sofferta e clamorosa, quella di Liliana Segre “provata” dalla marea di insulti sui social per le proiezioni del documentario sulla sua storia Liliana di Ruggero Gabbai.
La Shoah ha dimostrato che gli esseri umani sono capaci di tutto, proprio di tutto, ed è per questo che essa continua ancora a interrogarci. “Le azioni erano mostruose ma chi le fece era pressoché normale” come scrisse Hannah Arendt. Solo l’arrovellarsi di domande con risposte mai esaurienti consente alla memoria di non trasformarsi in rituale sterile.
In quelle tenebre il pubblico è invitato a riflettere su cosa significhi realmente “essere umani” in tempi di odio e di intolleranza crescente.