Costruiamo insieme una “Pump Track”

La Strada delle Abbazie, che collega le
abbazia di Chiaravalle, Mirasole, Morimondo e Viboldone

Siamo in un’area verde unica, a pochi km dal centro, in cui non è raro imbattersi in specie faunistiche di rilievo. Qui, dove una volta c’era il “Boschetto della droga”, secondo il progetto, sorgerà La nuova Pump Track: una pista speciale per appassionati di mountain bike e BMX.

Promotrice dell’iniziativa Italia Nostra che, in collaborazione con la cooperativa sociale “La Strada” e “La Stazione delle Biciclette” di corso Lodi, intende coinvolgere i giovani in un appassionante progetto che vedrà la sua realizzazione nei prossimi mesi al Porto di Mare, parco ormai pienamente recuperato e di nuovo fruibile alla cittadinanza.

L’area dove sorgerà

La nuova Pump Track sorgerà su una piccola collinetta nell’area nord ovest del parco (al confine con il parco Cassinis) a ridosso del raccordo autostradale che corre parallelamente al cavalcavia Pontinia; un’area che si presta molto bene ai fini del progetto sia per le caratteristiche morfologiche del terreno sia perché la sua posizione defilata consentirà agli acrobati delle due ruote di divertirsi, senza turbare eccessivamente la quiete nel resto del parco.

La speranza, concreta e plausibile, è che, come già accaduto per la costruzione del percorso per le mountain bike (a cui la nuova pump track sarà collegata), il coinvolgimento diretto dei futuri utenti a partire dalla fase progettuale possa fungere da volano per garantire un afflusso significativo alla pista, una volta realizzata.

Una mossa, ci racconta Gianluca Vargiu, direttore del Centro di Forestazione Urbana (Cfu) e presente sul campo dall’inizio delle operazioni di riqualificazione, che rientra in una strategia più ampia di Italia Nostra. In questo secondo mandato, rinnovato nell’ottobre 2022 per altri 7 anni, l’associazione ambientalista si propone di rendere il parco più conosciuto e frequentato.

Gli accessi al parco e alla nuova Pump Track

Per riuscirci è fondamentale, però, rendere gli accessi al parco più riconoscibili ma, soprattutto, più sicuri. Porto di Mare, grazie alle caratteristiche di parco estensivo a connotazione naturalistica, è un’area verde davvero unica nel suo genere. Un parco dai tratti “selvaggi” in cui non è raro imbattersi in specie faunistiche di un certo rilievo come il cavaliere d’Italia, il re degli uccelli acquatici, ma anche in aironi, conigli, lepri e molti altri animali. Il tutto a una manciata di chilometri dal centro cittadino.

Un successo che è costato fatica, impegno, risorse e la mobilitazione congiunta delle istituzioni per debellare la piaga dello spaccio di stupefacenti, che fino a pochi anni fa imperversava in una parte del parco, il cosiddetto “Boschetto della droga”; senza dimenticare l’apporto fondamentale di un gruppo affezionato di volontari (sono circa una decina) che ormai da anni, sotto la guida di Gianluca, si riuniscono settimanalmente per tenere pulito il parco e svolgere interventi migliorativi.

Ottimizzare i collegamenti

Se il tema degli accessi si presenta come prioritario, non lo è da meno quello relativo ai collegamenti con i territori limitrofi. L’area del Porto di Mare si caratterizza, in fatti, per essere una vera e propria cerniera tra la città edificata e il parco agricolo, rientrando in quella vasta area identificabile con il quadrante di sud-est della città che si caratterizza per alternare territori prettamente agricoli a parchi urbani (Ticinello, Vettabbia, Cassinis, Monluè, Forlanini), ad aree con destinazioni ancora frammentate o in parte abusive che necessitano di una riqualificazione ambientale, ad altre, recentemente destinate dal nuovo PGT ad accogliere ed ospitare nuove infrastrutture e funzioni strategiche.

Un territorio vasto, articolato ma anche fragile, che presenta grandi potenzialità di rigenerazione ma che risulta ancora in cerca di una chiara identità. Identità a cui, ormai da diversi anni, stanno lavorando, in concerto con le istituzioni, numerose associazioni presenti in questo territorio, come Nocetum, Terzo Paesaggio, Fondazione Prada, Open Agri, Rotaie Verdi, solo per citarne alcune.

Gli investimenti

Due in particolare i progetti di valorizzazione su cui si sta investendo maggiormente. Il primo è il Cammino dei Monaci, un percorso, studiato in collaborazione con il Politecnico di Milano (Programma Off Campus) che congiunge il centro città con il Po, a Corte Sant’Andrea, unendo Milano alla via Francigena (il 41,5% su piste ciclopedonali).

Il secondo è la Strada delle Abbazie, un itinerario turistico, per diversi tratti percorribile a piedi o in bicicletta, che permette di raggiungere il Parco Sud e le abbazie di Chiaravalle, Mirasole, Morimondo, e Viboldone. Due esempi che dimostrano quanto l’entusiasmo, la voglia di fare e la determinazione (ma anche il metodo e le competenze) messe in campo dal Terzo settore stiano risultando imprescindibili nel far ripartire un territorio per anni dimenticato e abbandonato; un territorio che si presenta, però, come un mosaico ancora troppo spezzettato e incompiuto.

Nuovi ponti con la nuova Pump Track

Una regia è necessaria e crediamo che tale ruolo spetti alle istituzioni che hanno risorse e strumenti adeguati per “porre a sistema” questo vasto territorio, “ricucendo” pezzi di città metropolitana (Rogoredo, Santa Giulia, Vettabbia, Chiaravalle, San Donato…) che uno sviluppo disordinato (stratificatosi negli anni) ha separato e parcellizzato. Congedandosi, Gianluca riassume tutto in un’ultima, poetica immagine: «È giunto il momento di costruire ponti (non solo fisici) per unire le isole di questo bellissimo arcipelago. Il resto lo faranno le persone animando i territori finalmente riunificati».

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