Aiutility: la straordinaria attività solidale nata in uno studio medico

“Spartire per gioire!” è il motto di una realtà che ha iniziato a operare durante il Covid per iniziativa della dottoressa Mariacristina Campanini e ora punto di riferimento per le persone fragili della città

Un progetto di aiuto per i più fragili

“Spartire per gioire!” è il motto di una realtà che ha iniziato a operare durante il Covid per iniziativa della dottoressa Mariacristina Campanini e ora punto di riferimento per le persone fragili della città.

È la storia di Aiutility onlus, iniziata come risposta a un bisogno e diventata poi uno dei punti di riferimento per le persone fragili di Milano, ma non solo. Vari i riconoscimenti, tra cui il patrocinio del Municipio 5 dove ha sede (viale Sabotino 13, studio medico della presidentessa ma ormai minimarket a tutti gli effetti), il riconoscimento dal Comune (Milano aiuta 020202) come associazione di supporto alla fragilità e l’inserimento nel tavolo della povertà e nelle reti QuBì e Magazzino del fresco del Municipio 5.

Come nasce Aiutility Onlus

«L’Associazione Aiutility onlus nasce nel 2020 durante la prima ondata della pandemia Covid – racconta Mariacristina Campanini, medico di base con studio in viale Sabotino, “mente” dell’iniziativa e “cuore” catalizzatore di tanti milanesi (e non solo) di buona volontà, nonché presidentessa dell’associazione –. Come medico di famiglia, con tanti anni di lavoro intergenerazionale, ho sentito la necessità morale di non girare lo sguardo dall’altra parte. Ho pensato a un gruppetto di persone che potesse aiutare gli anziani, le persone che rimanevano chiuse in casa, miei assistiti in difficoltà. Subito dei pazienti si sono mobilitati. Inizialmente il gruppo era formato da pochi amici e pazienti riuniti in una chat, che ora conta circa cento persone, e si muoveva come supporto alla spesa per chi non può o non riesce a farla. Grazie a questi volontari, mossi dal concetto che condividere con chi ha bisogno serve a essere più felici, l’associazione è molto cresciuta e ora lo studio medico è diventato un punto di ritiro e consegna di cibo, che arriva – tantissimo – perché il bene è contagioso. Nel momento di maggior chiusura legato alla pandemia, oltre alla spesa abbiamo iniziato a raccogliere fondi per far lavorare panetterie, cartolerie, ristoranti e altri negozi che potessero operare con i fondi ricevuti e rimettere i loro prodotti sul territorio, rendendo così circolare l’aiuto».

Un aiuto concreto oltre i confini di Milano

Nel tempo, l’attività dell’associazione cresce e diventa internazionale: Aiutility si muove ovunque ci sia un bisogno.

«A Milano forniamo aiuto a famiglie in difficoltà, case famiglia, senzatetto, carcerati, oratori, anziani soli, doposcuola, laboratori creativi – continua il medico –. Fondamentale la rete creata con molte associazioni, il recupero di cibo che se invenduto andrebbe sprecato e la valorizzazione di chi con il proprio esercizio commerciale dona a chi ha bisogno. È storia recente l’adozione di un paese intero alluvionato, Castelbolognese, con il quale stiamo ripristinando la scuola Camerini-Tassinari, pesantemente danneggiata. Siamo presenti anche per le emergenze umanitarie dovute a guerre e calamità naturali. La collaborazione di una rete sempre più ampia ha permesso di donare bancali di indumenti pesanti ai migranti della rotta balcanica, ai terremotati di Marocco, Siria e Turchia, persone e animali – perché non esiste amore di serie A e serie B -, kit scuola per permettere a bambini orfani o nati da stupri di studiare, materiale didattico, libri, presidi sanitari, occhiali, Pc e biciclette a orfanotrofi e scuole in Senegal e Congo, e da inizio conflitto di fare donazioni al Seminario di Leopoli di Padre Ihor Boyko e all’orfanotrofio di Kharkiv in Ucraina con invii settimanali».

Più di una semplice distribuzione alimentare

Nello spirito dell’associazione anche chi dona, che diventa quindi “fornitore” per le altre persone della chat, viene premiato.

«Aiutility non è solo cibo ma anche vestiti, coperte, materiale per la didattica, farmaci e quanto venga chiesto o serva al momento – spiega la presidentessa –. Aiutility è partecipazione ai progetti di libere librerie condominiali, raccolta di libri e giochi per i bambini delle case più periferiche, progetto G come Gabriella, G come “gioia di fare la spesa”, con distribuzione di tessere prepagate per supermercati. Recupero di pasti da eventi, hotel, aziende, che vengono poi donati ai senzatetto, raccolte di indumenti caldi, sacchi a pelo, sciarpe e guanti (progetto Co-per-Te), mobili ed elettrodomestici per la casa. Nulla si butta, tutto si “aiutility”».

Un aiuto che porta all’indipendenza

L’attività dell’associazione è di sostanza: «Si cerca di “adottare” la famiglia in difficoltà e seguirla, con il supporto delle istituzioni, fino alla completa indipendenza – argomenta Campanini –. Cerchiamo di arrivare a diverse sistemazioni di lavoro e a nuclei familiari completamente reintegrati, dai documenti, al lavoro, alla casa. Abbiamo una chat caoticamente ordinata per chi desidera segnalare necessità di persone in difficoltà, per chi ha da donare o vuole offrire anche solo un po’ di tempo per fare una consegna di cibo a una famiglia. Ci piace definire la nostra unità di misura “a pane e sentimento”. Non c’è una regola definita per essere supportati; basta chiedere. Quando possibile cerchiamo di donare prima della richiesta, se sappiamo che ci sono difficoltà. Si dona quello e quanto si ha. Se avanza qualcosa c’è una chat dedicata in cui si può ridistribuire ad altre associazioni, per altre famiglie».

Molti i progetti di inclusione

Ma Aiutility è anche feste di compleanno, Natale, corsi di alfabetizzazione, doposcuola, concorsi fotografici, mercatini, passeggiate solidali, maratone, supporto agli oratori, merende, carretti di gelati, una grande festa di giochi d’acqua, gonfiabili per i bambini di tutte le associazioni del Municipio, programmi di arteterapia e sport per le carceri.

Un gruppo compatto di “ben-efficienza”, coeso dalla certezza assoluta che nessuno si salva da solo. Un percorso a costo zero, fondato sulla collaborazione di tante persone e mettendo in pratica il primo insegnamento ricevuto da un medico come la dottoressa Mariacristina, che da tanti anni opera nel Municipio 5 (ormai alla terza generazione di pazienti seguiti) e vede ancora fondamentale la differenza tra “curare“ e “prendersi cura” di ogni singola persona.

di Laura Barsottini

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