Affrontare sullo schermo temi divisivi richiede coraggio, soprattutto si tratta di argomenti come sicurezza urbana e responsabilità delle forze dell’ordine, oggi in primo piano. Un esempio virtuoso è ACAB – La serie: una produzione italiana che, senza grandi campagne pubblicitarie, si è posizionata ai primi posti delle classifiche Netflix 2025. Diretta da Michele Alhaique e prodotta da Stefano Sollima, regista del film omonimo del 2012, la serie riprende le stesse atmosfere crude e realistiche, protagonisti una squadra della “celere” di Roma e un personaggio iconico: il veterano Mazinga, un ruolo complesso affrontato da un Marco Giallini in stato di grazia, con il consueto carisma e un romanesco che aggiunge spessore all’interpretazione.
![Serie tv Acab, Marco Giallini - il poliziotto Mazinga - e Valentina Bellè nel ruolo di Marta.](https://www.ilsudmilano.it/wp-content/uploads/2025/02/serie-tv-Acab-1200x700-1.jpg)
Il romanzo e la serie
Il soggetto, tratto dal romanzo di Carlo Bonini ACAB – All Cops Are bastard non è una semplice rilettura del film, né uno spin-off né un sequel tradizionale, ma una nuova declinazione della storia in sei episodi. A parte il ritorno di Giallini, il cast è rinnovato e la narrazione punta più in alto, esplorando le sfaccettature personali e professionali di nuovi personaggi. ACAB – La serie scava nella scomoda quotidianità delle forze dell’ordine in un ritratto senza filtri di un lavoro che, tra cameratismo e isolamento, espone le contraddizioni di chi è chiamato a servire lo Stato scontrandosi inevitabilmente con i propri limiti.
La storia e gli attori
Con un ritmo da subito serrato e immersivo, la serie si apre in Val di Susa: una notte di violenza lascia la squadra romana senza il suo leader, gravemente ferito, e introduce il nuovo comandante Michele Nobili (Adriano Giannini) che però, segnato da una crisi personale e familiare, fatica a inserirsi in un gruppo compatto con dinamiche interne quasi familiari. Al fianco di Giallini e Giannini, brillano Valentina Bellè nel ruolo di Marta, unica donna del team, e Pierluigi Gigante, perfetto nei panni del poliziotto partenopeo Salvatore. Il montaggio alternato intreccia i conflitti personali dei protagonisti con le vicende giudiziarie per il ferimento di un manifestante, tenendo lo spettatore in bilico tra empatia e giudizio critico, e la narrazione serrata suggerisce che la vita di un poliziotto è un continuo confronto con dilemmi etici e sfide personali. Non sappiamo se ACAB avrà un seguito, ma quello che ci lascia è una riflessione necessaria e attuale, oggi che le tensioni sociali e gli scontri di piazza sono più vivi che mai. Al centro, il conflitto tra la propria vita e servire lo Stato. Un dilemma che Alhaique traduce in immagini e parole potenti, capaci di risuonare a lungo nello spettatore.