Maria Teresa Tramontin: “Bambini e ragazzi crescono meglio… in coro”

La mezzosoprano Maria Teresa Tramontin dirige i ragazzi dai 6 ai 21 anni dell’Orchestra Sinfonica di Milano all’Auditorium di largo Mahler. Una passione per il canto corale nata 27 anni fa, prima come cantore e poi come direttore d’orchestra.

di Paola Blandi

Canta da quando aveva otto anni. Maria Teresa Tramontin, musicoterapeuta, mezzosoprano nel coro dell’Orchestra Sinfonica di Milano, Maestro dei cori di Voci Bianche, I Giovani di Milano e del Coro degli stonati, è una forza della natura. Capelli rossi, tre figli, un marito, un cane, un gatto, quasi ogni giorno si sobbarca i 100 chilometri necessari a raggiungere l’Auditorium di largo Mahler per cantare o insegnare. Sempre in coro, la sua passione.

Maria Teresa Tramontin dirige il Coro degli Stonati in Concerto (@ Angelica Concari)

Cosa insegna il coro?

«Il coro è una società e come tale richiede che vengano rispettate delle regole. Farvi parte fin da bambini insegna a stare insieme, ad ascoltare gli altri, con le loro voci uniche e diverse e anche ad ascoltare sé stessi. Questa capacità di ascolto, che oggi vedo carente tra gli adulti, è fondamentale per crescere. Ecco perché il coro ha una valenza sia educativa che sociale».

È difficile avere bambini come allievi?

«Il Maestro di coro principalmente è un educatore, perché non insegna solo la musica, ma diventa una figura di riferimento con il suo modo di porsi nei confronti degli altri, soprattutto bambini e adolescenti. Chi entra da giovanissimo in un coro deve avere una bella voce, ovviamente, ma questa va coltivata: è compito del Maestro che deve guadagnarsi la fiducia dei suoi piccoli allievi, senza dimenticare che sono bambini e come tali devono divertirsi».

Tramontin dirige I Cori di Voci Bianche e I Giovani di Milano in “Canta che ti passa” (@ Angelica Concari)

Tanti bambini amano cantare e molti genitori sognano per loro una carriera da solista. Perché invece scegliere il coro?

«Il bambino non va mai avviato a una carriera solistica se non dall’età dei 17-18 anni in su. Fino ai 12 anni, la sua attività principale deve essere il gioco, e cantare in coro ha una valenza ludica fondamentale. Certo, i bambini che entrano a far parte di un insieme come il nostro, che prevede la partecipazione a concerti, anche impegnativi, dentro e fuori la Stagione dell’Orchestra sinfonica, devono essere motivati e disponibili a impegnarsi, ma in genere lo sono e mi danno tante soddisfazioni. Il mio compito è rendere piacevole e appassionante anche l’attività performativa».

Come scegliete i vostri giovani coristi?

«La Fondazione ogni anno fa delle audizioni e per essere accettati è fondamentale essere intonati e disponibili a impegnarsi con costanza. Ma se dopo qualche anno il bambino si stanca e preferisce dedicarsi al calcio o al karate, va benissimo. Io lascio tutti liberi di sperimentare. Ad esempio, nel momento della muta della voce, nell’adolescenza, io non mando via nessuno, contrariamente a quanto accade in altri cori, come quello della Scala. È un momento delicato anche psicologicamente ed è necessario accompagnare questo cambiamento importante. Certo, per i ragazzi far parte di un coro è ancora ritenuta un’attività poco maschile, un po’ come accade per i ballerini. Ma per fortuna le cose stanno cambiando».

I Cori di Voci Bianche e I Giovani con Tramontin in “Weekend in Musica” (@ Angelica Concari)

Lei dirige anche il gruppo di ragazzi dai 16 ai 21 anni. Immagino che sarà difficile avere a che fare con loro.

«No, affatto, perché per gli adolescenti cantare in questa formazione è una scelta. Alcuni provengono dal gruppo di voci bianche, altri scelgono il coro perché ritengono di avere una voce idonea, ma anche perché condividono un’attività che non è comune tra gli adolescenti e che permette loro di trovare nuovi amici. Io ho allievi di 25 anni che mi seguono da quando ne avevano 8. In questi casi possiamo parlare tranquillamente di passione. Se alcuni a un certo punto rinunciano, è perché magari vogliono sperimentare altro. Più spesso sono le ragazze, i maschi sono più costanti: una volta entrati è difficile che escano, anzi recentemente uno di questi è entrato addirittura a far parte del coro sinfonico. Comunque il coro è un’entità aperta e libera».

Quindi è fondamentale l’ascolto, la tecnica, la tolleranza, l’aiuto.

«È proprio così, ed è una cosa bellissima che accade davvero. Sia nel coro dei più piccoli che in quello dei giovani, tutti si aiutano tra di loro. Spesso i più grandi seguono i piccoli con le partiture o per imparare una parte, e spesso si incontrano al di fuori per studiare insieme, e nascono vere amicizie. Ma soprattutto non ci sono invidie, un risultato che mi rende orgogliosa. Nel coro tutti sono fondamentali e se capita che io assegni a qualcuno una parte solistica, la decisione viene condivisa e accettata dal gruppo senza problemi». Lei canta nel coro sinfonico ed è anche Maestro dei cori. Non sono in contrasto queste due esperienze? «Al contrario. Ho sempre ritenuto che chi insegna debba avere provato anche a stare “dall’altra parte”. Dalla mia esperienza come corista ho imparato moltissimo. Ho avuto la fortuna di avere come insegnante il Maestro Romano Gandolfi, che fondò il coro sinfonico nel 1998, e da allora non ho mai smesso. Cantare aiuta a capire le difficoltà del coro: so quando sei stanco, so perché hai paura e perché questo passaggio non ti viene. Non veniva neanche a me! E se lo sbagli io non ti critico. Perché mi metto nei tuoi panni».

I Cori di Voci Bianche e I Giovani nel Concerto di Natale (@Edoardo Fochi)

Un’audizione è sempre possibile!

Le audizioni per il Coro di voci bianche di Milano (dagli 8 ai 16 anni) e per Coro I Giovani di Milano (dai 16 ai 21 anni) si svolgono a settembre, ma su richiesta anche durante l’anno.


Per info corigiovanili@sinfonicadimilano.org
www.sinfonicadimilano.org/it/audizioniformazioni-corali-giovanili

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