Il Performing Architecture Festival sarà a Barona, Stadera, Chiaravalle, Corvetto e Tortona con un festival itinerante di arte, musica, teatro, danza per appropriarsi con gioia degli spazi della città
di Luisa Taliento

Il concetto dietro al Performing Architecture Festival è che la sfida oggi non è solo recuperare aree periferiche, ma renderle vive, inclusive, capaci di accogliere la diversità, al servizio di tutti quelli che ci abitano e non solo. Il festival diffuso è realizzato da Base, centro culturale nato nel 2016, per generare nuove riflessioni riguardo la città del XXI secolo, e da Dopo?, uno spazio per il lavoro culturale e la ricreazione condivisa nel quartiere Corvetto.
«Il progetto – spiega Salvatore Peluso, co-fondatore di Dopo? – è stato tra i dieci vincitori di Festival Architettura Edizione 3, un bando di concorso creato e promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della cultura per sostenere l’architettura e finanziare manifestazioni destinate a un pubblico ampio e variegato. Il nostro progetto coinvolge cinque aree della periferia sud di Milano, Barona, Stadera, Chiaravalle, Corvetto e Tortona, in cui attraverso installazioni, performance, musica si parlerà di temi di grande attualità, dal cambiamento climatico all’importanza della solidarietà».
Si può iniziare a vedere il percorso nella Performing Architecture iniziando col seguire il Little Fun Palace, una roulotte pensata da Oht, Office for Human Theatre, come un padiglione itinerante che si sposta da una parte all’altra. Oltre ai loro spettacoli, ospita anche incontri, cinema, dj set, volti a scardinare il concetto di teatro come luogo statico. Il nome Little Fun Palace è un omaggio all’idea dell’architetto Cedric Price e della regista teatrale Joan Littlewood, che negli anni Settanta volevano realizzare un’università della strada, un laboratorio del divertimento.

Tortona: starsene un po’ in pace
Un altro buon punto di partenza, ma anche di ritorno o di pausa, sono i 12mila metri quadrati della Ground Hall, il cuore del Base. Qui troverà spazio l’installazione chiamata Weekend Week di Matilde Cassani Studio. L’artista, architetto e designer, ha voluto fare una riflessione sull’importanza dei luoghi “nascosti” di Milano, quelli in cui trovare tranquillità e benessere, soprattutto in occasione dei grandi eventi. Quindi l’installazione sarà un enorme spazio dove “stare” nel vero senso della parola: in piedi, seduti, sdraiati, per godersi un po’ di relax, musica, colori, senza correre di fretta da una galleria all’altra. Non è un caso, infatti se la sua opera viene inaugurata proprio in occasione della Milano Art Week (dall’1 al 6 aprile), che lo scorso anno ha ospitato 181 gallerie da 28 paesi e più di 110 mostre. Un indirizzo da tenere in agenda per po’ di decompressione anche dall’overtourism dell’arte.
Info su luoghi e artisti: base.milano.it; milanoartweek.it; matildecassani.com
Corvetto: il vento, l’ecologia, le donne
Il tema della fuga dalla città è affrontato anche dallo spazio culturale Dopo?, che in occasione del Performing Architecture Festival cambia pelle e diventa un’oasi naturale grazie agli interventi spaziali e sonori di Caterina Gobbi, artista, performer e DJ di Courmayeur la cui ricerca è influenzata da studi e ricerche che abbracciano il contributo, in particolare delle donne, nella causa ecologista e nella lotta al cambiamento climatico. Nelle sue installazioni questi temi si sposano ai suoni (famosa la sua Raccolta Eolica, una collezione di suoni del vento), per un bel progetto chiamato Altrove, forse un invito alla ricerca di un altro luogo dove vivere una promessa, una realizzazione, un miglioramento di vita.
Info su luoghi e artisti: instagram.com/dopo.space; caterinagobbi.com

Barona: ma lo sai cosa ascolti?
Il Barrio’s, che ha come obiettivo principale l’aggregazione e la socializzazione, mantiene fede alla sua mission e si occuperà del tema della giustizia acustica, del diritto all’ascolto. Ma attenzione: quale ascolto? Quello della retorica o quello della convivenza e della solidarietà? Un tema che verrà affrontato in modo creativo grazie alla collaborazione con lo Studio Latte, che dal 2010 progetta campagne per cambiare il mondo con la creatività. Un invito a togliersi cuffie e auricolari e imparare a capire, grazie agli interventi che saranno proposti, cosa ascoltiamo e come l’ascoltiamo. E per chi si appassiona al tema consigliamo Giustizia acustica. Ascoltare e essere ascoltati, libro di Brandon LaBelle.
Info su luoghi e artisti: barrios.it; instagram.com/studio.latte.studio
Stadera: aggiungi un posto a tavola
La location è Il giardino di via Montegani, tra via Palmieri e via Barrili. È stato il più votato dagli abitanti del quartiere Stadera, che si sono ritrovati diverse volte alla Biblioteca Chiesa Rossa per parlare del progetto e scegliere il luogo dell’installazione. Sarà realizzata dallo Studio Sara Ricciardi e Fantastudio, un presidio, Stadera district, di quartiere ideato da Carolina Amoretti nel 2021 per riunire creativi, idee, persone. L’installazione sarà uno spazio pop e colorato, con due tavoli, posti all’estremità del giardino e davanti a una facciata a forma di cattedrale: un invito a sedersi a tavola gli uni accanto agli altri per chiacchierare, mangiare, giocare, vedere uno spettacolo, ascoltare la musica.
Info su luoghi e artisti: sararicciardistudio.com; fantastudiomilano.com

Chiaravalle: coltivare sé stessi e il mondo
Al Padiglione Chiaravalle, che dal 2019 ha rigenerato una porzione del patrimonio pubblico dismesso come centro culturale dedicato alla transizione ecologica, si può incontrare l’architettura nomade di Terzo Paesaggio. Si chiama nomade perché non è mai uguale a sé stessa, ma cambia a seconda del contesto in cui viene realizzata. Per il festival sono stati scelti il duo Lemonot, composto da Sabrina Morreale e Lorenzo Perri, e Luca Boffi, in arte Alberonero, un performer-contadino (nato a Lodi, che è un po’ la campagna di Milano). Tre soggetti diversi che rifletteranno sul rapporto tra clima e cibo. Una parte importante della lotta al cambiamento climatico (in un mondo che vedrà oltre 9 miliardi di esseri umani da nutrire e dissetare entro i prossimi 30 anni) passa anche dal ridurre le emissioni di gas serra dovute alla produzione del cibo che mangiamo.
Info su luoghi e artisti: terzopaesaggio.org; lemonot.co.uk; lucaboffi.land