Una sera d’autunno, l’aria frizzante del Naviglio si mescola all’odore umido delle foglie cadute e alle luci soffuse che rimbalzano sull’acqua. Passeggiando distrattamente, potresti notare qualcosa di insolito: una porta di legno, piccola, quasi insignificante, con una finestrella rettangolare incassata, che lascia intravedere solo ombre e movimenti appena percepiti all’interno. Non ci sono insegne luminose o vetrine che gridano la sua presenza. In Ripa di Porta Ticinese al civico 43 compare solo una scritta appena leggibile, “Backdoor 43”. La storia di questo luogo è avvolta nel mistero. Nato quasi per sbaglio nel 2013, Backdoor 43 avrebbe dovuto essere un magazzino, ma il destino aveva in serbo qualcosa di diverso.
Per entrare devi aspettare
Backdoor 43 è un luogo che non offre certezze. Per entrare, devi aspettare. E se non hai prenotato? Puoi bussare alla finestrella. Un piccolo scambio furtivo attraverso la fessura ti permette di ordinare un drink da asporto, senza mai entrare davvero. È un gesto di complicità, quasi come se stessi acquistando un pezzo di quel segreto per portarlo con te, fuori, nel caos del mondo.
Ma quando la serratura scatta il tempo rallenta. Per ordinare, devi essere paziente. Il fascino del locale sta anche in questo: nel lento scorrere del tempo, che sembra un antidoto alla frenesia della vita moderna. All’interno, il locale accoglie solo quattro persone. Il mondo esterno scompare, e ti ritrovi in uno spazio così intimo che ti sembra di essere finito nel salotto di un mago alchemico, dove ogni bottiglia sullo scaffale, ogni strumento dietro il bancone è un pezzo di un puzzle segreto. Prima di trasformarsi nel bar più piccolo del mondo, questo spazio era lo studio di un artista, un sognatore che dava vita a quadri che raccontavano storie. Oggi, in onore di quel passato, le pareti sono adornate con opere di diversi artisti italiani, pronte per essere acquistate. In questo rifugio, ognuno è libero di scegliere la musica che desidera ascoltare, trasformando l’atmosfera secondo le proprie preferenze. Ogni cliente può rendere quell’ambiente ciò che meglio crede, trasformandolo in un luogo ancora più personale e accogliente.
Il bartender mascherato
Luca, uno degli avventori alla sua prima visita in questo bar, è rimasto sorpreso e affascinato dalla sua unicità nel cuore di Milano. Racconta: «Dietro il bancone c’è un bartender mascherato, il vero artefice di questa piccola magia. Indossa una maschera di Guy Fawkes, quel simbolo di ribellione e anonimato che contribuisce a creare un’atmosfera così particolare. Non parla, ma riesce a comunicare in modo straordinario attraverso i gesti. Ogni movimento è preciso e ipnotico mentre mescola liquori e infonde vita nei cocktail. Sembra quasi una figura spettrale, come uscita da una pellicola noir, che si muove tra bottiglie e bicchieri con la grazia di un rituale antico. È davvero incredibile scoprire un posto così speciale».
I drink non sono semplici bevande, ma esperienze
Preparati con attenzione, mixando ingredienti insoliti e tecniche raffinate i drink diventano esperienze. «Ogni cocktail racconta una storia e quando lo sorseggi ti sembra di entrare a far parte di un segreto condiviso tra poche anime fortunate», aggiunge il giovane milanese. I bicchieri per l’asporto sono personalizzati da artisti di vari generi: tatuatori, fumettisti, pittori e creativi di ogni tipo. Ognuno di loro ha lasciato il proprio segno, rendendo ogni sorso speciale. All’interno del bar, invece, i bicchieri sono semplici, ma l’atmosfera e i cocktail offrono già un viaggio straordinario.
Una delle esperienze più belle che ha vissuto Emanuele Cosi, uno dei responsabili del posto, è stata assistere a una proposta di matrimonio. In un angolo intimo del bar, con le luci soffuse e l’arte che pareva danzare attorno a loro, il momento è diventato magico, un ricordo indelebile non solo per la coppia, ma per tutti i presenti.
Quando lasci Backdoor 43, il mondo fuori sembra diverso. Più rumoroso, più veloce, ma anche più distante. Quel piccolo rifugio segreto dietro la porta di legno sembra ormai un ricordo sfocato, un sogno breve ma intenso. Eppure, una volta che lo hai scoperto, è difficile dimenticarlo. La tua mente rielabora ogni attimo trascorso lì, come se avessi lasciato un pezzo di te stesso tra le pareti di quel luogo magico.
di Belén Espejo