La Gabbia (La Cage), miniserie francese sulle arti marziali

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Cinque puntate come cinque colpi ben assestati. La Gabbia (La Cage), miniserie francese targata Netflix, è un prodotto che colpisce senza mezzi termini, portando il pubblico dritto sul ring.

La Gabbia | Netflix

Diretta da Franck Gastambide, questa storia ribalta i cliché della Parigi romantica e noir, offrendoci una visione moderna e brutale delle Arti Marziali Miste (MMA), uno sport che mescola boxe, karate, kickboxing e altri stili, in combattimenti senza esclusione di colpi.

La trama

Protagonista della storia è Taylor Keita, interpretato dal promettente Melvin Boomer, un giovane cresciuto tra degrado e difficoltà economiche. Figlio di una madre alcolizzata con un compagno opportunista, Taylor vede nell’MMA l’unica via d’uscita da una vita fatta di debiti e disperazione. Affidandosi al carismatico “Boss” (lo stesso Gastambide, impeccabile anche davanti alla macchina da presa), un allenatore che salva giovani talenti dalla strada, Taylor intraprende un percorso di riscatto che lo condurrà a scontrarsi con Ibrahim Ibara, il campione francese in carica, incarnazione della spavalderia e della cultura social contemporanea.

Realismo e attualità

La storia, per quanto possa richiamare archetipi narrativi ben noti – l’outsider che lotta contro ogni pronostico – riesce a distanziarsi dalle formule hollywoodiane, come Rocky e Million Dollar Baby, grazie a una scrittura asciutta e a una rappresentazione brutale e realistica dello sport. La Gabbia non indulge in sentimentalismi, ma mostra senza filtri il lato oscuro delle MMA: ferite, umiliazioni e il peso psicologico del fallimento. Affronta tematiche attuali, come il bullismo sui social e la pressione per la visibilità online, che aggiungono profondità alla narrazione e rendono la serie particolarmente rilevante per il pubblico giovane.

Un aspetto che distingue La Gabbia è l’integrazione di figure reali del mondo delle arti marziali miste. Campioni del calibro di Cyril Gane, Georges St-Pierre e Jon Jones arricchiscono la narrazione, conferendo autenticità e credibilità alla rappresentazione dello sport. Questa scelta, lungi dall’essere un semplice omaggio, sottolinea l’intenzione della serie di avvicinare il pubblico a una disciplina che, pur guadagnando sempre più visibilità, è ancora poco esplorata in ambito cinematografico.

Una miniserie che bilancia intrattenimento e riflessione sociale

Visivamente, la serie si distingue per una regia che alterna sequenze serrate dei combattimenti – riprese con un realismo che lascia senza fiato – a momenti più intimi che esplorano la fragilità emotiva dei personaggi. La colonna sonora, dominata dalla trap e dal rap francese, si fonde perfettamente con l’ambientazione urbana, contribuendo a creare un’atmosfera contemporanea e immersiva.

Con La Gabbia, Franck Gastambide consegna una miniserie che riesce a bilanciare intrattenimento e riflessione sociale, offrendo uno sguardo inedito sul mondo delle MMA. Un debutto che promette di non lasciare nessuno indifferente, in attesa di un possibile secondo round. Per chi cerca un’azione sincera, senza fronzoli, La Gabbia è un invito a entrare sul ring.

di Simone Sollazzo

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