Le incisioni del Pedroli in mostra alla ex Fornace sul Naviglio Pavese

Incisione Pedroli.
Incisione Pedroli.

Alla ex Fornace sui Navigli dell’Alzaia Naviglio Pavese 16 resta aperta fino al 4 marzo (ingresso gratuito) la mostra “I mondi di Gigi Pedroli” un omaggio – attraverso una selezione di incisioni, dipinti, sculture e ceramiche – all’artista e fondatore del Centro dell’Incisione, scomparso all’età di 92 anni, l’anno scorso proprio nei giorni di Sant’Ambrogio, lui milanese vero, che soltanto quattro anni fa aveva ricevuto con sua moglie Gabriella l’Ambrogino d’oro.

Opere oniriche, che danno gioia

Le opere di Gigi Pedroli ci incantano e ci danno gioia. Sono abitate da personaggi fantastici, animali e figure umane che contribuiscono a creare un’atmosferica onirica, con bonaria ironia. In un vortice di colori e sfumature. Alberi parlanti, macchine volanti, innamorati fluttuanti in aria, a testa in giù o seduti su di una chitarra volante. E poi ancora farfalle, ranocchie, lucertoloni, serpenti, gatti colti nell’atto di saltar giù dal cielo, cavallini e asini pollastri in volo tenuti al guinzaglio da uno stralunato padrone. 

Incisione Pedroli
Gigi Pedroli, il cavaliere.

Tra le opere in esposizione – una selezione di incisioni, dipinti, sculture e ceramiche –  “Il giocattolo“, con un bimbo che tiene un aereo in mano mentre un verde-grigio militaresco permea l’atmosfera e “Il paradiso di Milano“, che ha voluto racchiudere nel Duomo. Al centro della mostra c’è l’opera dedicata a Giacomo Matteotti, deputato socialista, barbaramente assassinato nel 1924 da squadroni fascisti, realizzata da Pedroli pochi mesi prima che morisse: decise di donarla al Municipio 6, nell’ambito del progetto “Le Antiche Botteghe per Giacomo Matteotti” promosso da Galleria&Friends a novembre. Per lui era un tributo alla memoria storica e ai valori di giustizia e libertà. Con questa iniziativa il Municipio 6vuole rendere omaggio non solo a un artista straordinario, ma anche a un uomo che ha dedicato la propria vita a Milano e alla sua comunità culturale“. 

Ed è chiaro che il cuore di Pedroli batte nei dipinti come nelle canzoni per i puarett, i semplici, perché lui si sente uno di loro. Li ritrae con quello sguardo benevolo e ironico, che nasce da una profonda umanità e serenità del cuore, in una visione onirica nella quale la forza di gravità non esiste. Perché ogni tanto anche i puarett sognano di poter spiccare il volo.

Incisione Pedroli.
Gigi Pedroli, L’angelo custode.

La vita e il percorso artistico

Orfano di entrambi genitori a due anni, quel talento per la pittura aveva scoperto di averlo a 13 anni, in collegio, quando scambiava i suoi disegni per un panino di crusca, fino agli studi compiuti presso la Civica Scuola d’Arte del Castello. Ma il Pedrioli è stato anche un musicista e cantastorie, amava il cabaret e sapeva ancora usare il dialetto. Per il suo novantesimo compleanno si era regalato un autoritratto, con la chitarra in mano, la stessa con la quale cantava in meneghino i ritratti dei personaggi che incontrava lungo i Navigli. Ne aveva collezionati 77 in tre Cd, sotto il titolo ‘Le mie storie lombarde’. 

Pedroli amava l’incisione, ne era un maestro: ha formato allievi anno dopo anno per evitare che i segreti di quest’arte andassero persi.  Sui Navigli lo conoscevano tutti, con il suo Centro dell’incisione al civico 66 dell’Alzaia Naviglio Grande. Un luogo magico dove lui con sua moglie Gabriella accoglieva tutti, sin da 1975 quando recuperò tre stanze affacciate sul cortile interno del pian terreno di Palazzo Galloni, un edificio storico, ormai abbandonato, che si dice sia stato il casino di caccia di Ludovico il Moro, dove Leonardo ritrasse Cecilia Gallerani, la Dama con l’ermellino.

Un torchio a dare il benvenuto a chiunque varcava la soglia. L’archivio, lo spazio espositivo per le mostre e il laboratorio. Ai corsi di incisione si erano infatti subito unite le mostre, gli incontri culturali, i corsi di incisione amatoriali – anche per bambini. Portò qui negli anni Settanta anche due piantine di vite del Canada che sono cresciute nel tempo e adesso sono un po’ dappertutto, nel cortile, sul portone d’ingresso. Anche il centro è sopravvissuto agli anni e alle trasformazioni del quartiere. E a qualche tempesta. All’inaugurazione della mostra Pietro Ichino, giurista, politico e sindacalista italiano, rivela che conobbe Pedroli (di cui poi diventerà un grande amico) nel 1987, quando la cooperativa edilizia Centro Storico – di cui era amministratore – acquistò Palazzo Galloni. «Lo avremmo dovuto cedere al Comune in conto oneri di urbanizzazione, libero da cose e persone. Ma dentro c’era il Centro dell’Incisione, creato dal nulla e animato da Gigi con la moglie Gabriella. Non avevamo l’animo di sfrattarlo. Decidemmo quindi di tentare di trovare una soluzione. Se ci siamo riusciti, è merito anche di Milano: non tutti i sindaci e le giunte avrebbero capito e accettato la consegna dell’edificio con dentro il centro dell’Incisione, che ha potuto così sopravvivere senza essere sradicato». Così il Centro di incisione e di trasmissione di un sapere artigianale e artistico potè andare avanti. E adesso? «Esaudiremo il suo desiderio. La sua casa artistica resterà aperta», assicura il nipote, Alessandro.  A maggio verrà organizzata un’altra mostra, all’interno della casa, dedicata anche ai 50 anni del centro.

Manifesto mostra dedicata a Gigi Pedroli.

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