Freemedia, editore de il SUD Milano e www.ilsudmilano.it ha un debito di riconoscenza per Bruno Pizzul, il leggendario telecronista sportivo che si è spento il 5 marzo a Gorizia. In noi, come in tutti gli appassionati di sport e di calcio – lo sono alcuni fra i soci e anche fra i componenti della redazione de il SUD Milano -, c’è quella sensazione straniante di aver perso un amico, una persona vicina che ti ha accompagnato per una vita, fra l’altro sottolineando passaggi emozionanti, momenti di autentica festosa felicità come di bruciante sofferenza (da tifosi, si intende).

In più Freemedia gli deve un testo bellissimo scritto per Da Milano alla Luna il libro che abbiamo dedicato al disegnatore del Corriere della Sera Dario Mellone, che aveva illustrato due fra i mille episodi calcistici di cui Pizzul si era occupato: una delle sue telecronache più famose, anche se tragica, si svolse il 29 maggio del 1985, nello stadio Heysel di Bruxelles, quando una spaventosa ressa sugli spalti causò 39 morti, quasi tutti juventini italiani; e poi un “gol – non gol” o “gol fantasma” di Gianni Rivera ai danni dell’Inter, nel derby del 22 ottobre del 1967. La palla era finita sulla riga: oggi il problema sarebbe stato risolto subito dalla Goal Line Tecnology. Allora l’arbitro annullò la rete, ma subito dopo, convinto dal guardialinee, tornò sulla decisione e la convalidò. Ma lasciamo raccontare a Pizzul il suo ricordo… che ci regalò una vera rivelazione:
ll gol – non gol
“Il sapiente ed efficace disegno di Mellone sul famoso episodio del gol-non gol di Rivera in un contrastato derby mi riporta alla mente i primi giorni del mio arrivo alla redazione sportiva di Milano, appena assunto alla RAI. C’era un grande fermento proprio intorno a quell’episodio, il caso era sorto immediatamente quando in sede di costruzione del servizio il collega Carlo Sassi e il montatore Heron Vitaletti invano avevano tentato di capire se quel tiro del grande Gianni Rivera avesse o meno superato la linea di porta dopo aver picchiato sotto la traversa. La discussione tra i due ben presto si allargò a tutta la redazione e il caporedattore Aldo De Martino, colpito da quel coinvolgimento generale, capì che proporre casi analoghi a tutti i telespettatori si sarebbe trasformato in interesse immediato e totalizzante. Furono messi sotto gli ingegneri più bravi, si trattava di utilizzare la pellicola classica, non era ancora il tempo delle registrazioni video magnetiche, bisognava operare manualmente sulla pellicola, attendendo che uscisse dallo sviluppo e stampa. Ben presto quella furbata giornalistica, denominata moviola, divenne popolarissimo appuntamento domenicale, suscitando subito discussioni e interpretazioni differenziate tra i telespettatori”.

Il saluto di Francesco Repice
La tragedia dell’Heysel è invece lo spunto del ricordo pronunciato da un dominatore delle radiocronache, Francesco Repice, che su Radio 1 Rai di prima mattina ha detto:
«E ora una notizia che devo dare. Quella tragica notte dell’Heysel è stato il suo capolavoro giornalistico non solo per le tante ore di diretta al microfono con le notizie frammentarie e terribili che arrivavano all’impostazione cronaca, ma soprattutto perché quella telecronaca, quel drammatico resoconto, fecero capire agli italiani quale irreale disastro si stesse consumando al limitare di un campo di pallone.
E come quell’assurdità fu perfettamente percepita da un tono di voce che improvvisamente si fece, grave e solenne, per narrare appunto quanto di terribile si stesse srotolando davanti ai suoi occhi. Fu ristabilita una scala di valori, il calcio venne messo al suo giusto posto. Friulano, arguto, elegante, come il vino di quella meravigliosa terra che amava e della quale conosceva la storia, ex calciatore diceva di se stesso bel giocatore, ma lento, erede di Nando Martellini alla guida delle telecronache della nazionale, finali raccontate e perse, senza mai andare oltre nelle cronache seppur segnate dalla delusione, con garbo e competenza.
A Maria, la sua inseparabile compagna di vita, con la patente, come amava dire Bruno che di guidare non ha mai voluto saperne, ai figli Fabio, Silvio e Anna, l’abbraccio di noi tutti, anche se questa è una notizia che non avremmo voluto mai dare. Francesco Repice, GR1».
Michele Mozzati: «Addio Bruno»
Tra le firme de il SUD Milano Michele Mozzati, fondatore di Zelig con l’amico Gino (Luigi Vignale) e interista di lugo corso, ha ricordato Pizzul su Facebook con parole toccanti che ci ha permesso di riprendere:
“Addio a Bruno Pizzul, gigante buono delle difese ruvide, prestato dal Calcio giocato al Calcio delle passioni, ma in poltrona. Persona gentile, fin troppo pacata, per quel poco – “ciao/ciao” – che l’ho frequentata. Gli ho voluto bene perché nella vita era tranquillo come io non so essere sempre. Forse neanche lui, ma non lo si vedeva. Non l’ho mai sorpreso incazzato. Uomo dell’Italia del Nord-Est, non ha mai tradito il modo di essere di quella sua gente: un po’ Mitteleuropea e un po’ Adriatica, che sarebbe come dire “Mediterranea abbastanza”. (Penso. Non è che è un brutto periodo, è che quel mondo che ha ricostruito il mondo dopo l’ultima guerra, il mondo nostro, sta avvicinandosi piano piano ai “raggiunti limiti di età”. Facciamocene una ragione e non molliamo il colpo, ché c’è ancora tanto da fare e da disfare, da intristirsi e da gioire. Cioè da vivere)”.