La Dual Band porta Macbeth (in inglese) sotto il passante e si prepara con Dario Fo, Clara Schumann e Bach

Banquo e Macbeth di ritorno dalla battaglia.

La Dual Band ha portato in scena il 2 marzo a Il Cielo sotto Milano, “primo teatro in un metrò” (stazione del Passante ferroviario di Porta Vittoria) un Macbeth potente senza tanti strepitosi lussi scenografici e sfoggio di costumi (in linea con il tipo di teatro frugale proposto dalla compagnia, a budget ridotto) ma dove risuona tutta la bellezza della scrittura immaginifica del Bardo e si fonde con l’interpretazione intensa dei cinque attori in scena (e sembrano mille). Soltanto cinque attori in scena che si alternano in più ruoli e vedremo tutto: le uccisioni notturne, la foresta di Birnam…: le streghe, la moglie e i figli di Macduff, i figli di Duncan, Malcolm e Donalbain, la coppia malefica Macbeth e Lady Macbeth, Banquo e il figlio Fleance.

Banquo e Macbeth di ritorno dalla battaglia.
Banquo e Macbeth di ritorno dalla battaglia.

Prossimi appuntamenti

Dopo Macbeth la Dual Band all’interno della rassegna Il Cielo sotto Milano porta in scena domenica 23 marzo, alle ore 18, stazione del Passante ferroviario di Porta Vittoria Dario Fo giullare del popolo con Guido De Monticelli e Benedetta Borciani. La storia di Dario Fo e della sua compagna d’arte e di vita, Franca Rame, dagli esordi alle grandi giullarate di Mistero buffo fino al premio Nobel vinto nel ’97. Seguono: domenica 6 aprile, ore 18, Troppo brava la romantica storia d’amore di Clara e Robert Schumann Racconto-concerto di Mario Borciani e Anna Zapparoli: e domenica 13 aprile, ore 11,30 La Passione di Porta Vittoria. Camminata urbana sotterranea nella Passione secondo Matteo di J.S. Bach.

Lo spettacolo del Macbeth

La trama della tragedia è nota. Al centro: la coppia malefica, Macbeth e sua moglie. Entrambi i personaggi sono infiammati dal fuoco dell’ambizione, dalla febbre per il potere. Essi hanno un’unica ambizione che condividono. Si sostengono, si amano e soffrono assieme. Un pensiero che diventa ossessione, fino alla follia, dilaniati dai rimorsi e dalle visioni dei delitti commessi. Eppure c’era stato un diverso Macbeth un tempo, leale verso il suo re, pronto a combattere per lui.

Le streghe annunciano a Macbeth la profezia.
Le streghe annunciano a Macbeth la profezia.

La tragedia prende avvio come le tre streghe, burlesche e sibilline, il viso nascosto dalle maschere, in penombra, con tinte notturne, che salutano il signore di Glamis e il fido Banquo, che stanno tornando dopo una battaglia in cui hanno valorosamente combattuto alla testa delle loro truppe e sconfitto i nemici del re Duncan, e gli annunciano che diverranno uno barone di Cawdor e sovrano di Scozia, mentre da Banquo discenderà la stirpe reale. Macbeth e Banquo indossano una tuta militare da combattimento: una trovata che ha un impatto e una originalità degni di nota, evocando la sempre possibile degenerazione di un combattente in uno spietato generale divorato dalla smania di potere. Sul palco i fratelli Benedetta e Beniamino Borciani, abituati fin da subito a un giocoso andirivieni tra le due lingue, a cui si aggiungono Alexandro Sentinelli e Valentina Scuderi. Musiche di Mario Borciani, basate da una parte sul mondo medievale e dall’altra sulla musica elettronica, creano un sottofondo inquietante di timpani. Costumi di Susan Marshall. Colore dominante anche nelle luci, il rosso, a indicare a un tempo la regalità e il sangue, quello che riposa sulla lama del pugnale e quello che le mani nonostante l’acqua, non sono più in grado di lavare via. E che rappresenta anche il senso di colpa che tormenta i due protagonisti della tragedia.

Corre veloce il tempo dell’azione. Tutto accade in fretta. Impossibile il riposo. Ossessivo il bisogno di uccidere. Anche il fido e leale Banquo deve morire e anche il figlio. Conquistato il potere bisogna conservarlo. E senza più alcuna remora. Anche Lady Macbeth, capace di guidare con durezza il suo sposo, sarà colta da allucinazioni: è con una semplice tunica bianca che si muove scivolando nella notte, nella fine, mentre tenta di lavare quelle macchie di sangue dalle mani. «Via, maledetta macchia! Via, dico…» esclama Lady Macbeth, in preda al delirio, e si frega continuamente le mani. Possono anche risorgere i morti? «Torna sottoterra / nel buio cimitero», ordina invano Macbeth allo spettro di Banquo, evocato con il suggestivo gioco di ombre di Beniamino Borciani.

Sfoderando i suoi toni di voce, dai più bassi ai più alti, Beniamino Borciani ha descritto la scissione tra brama di potere e rimorsi di coscienza con una caratterizzazione tesa e forte, un sanguinario eppur tormentato Macbeth. Benedetta Borciani è una Lady Macbeth, con la “tenebrosità” necessaria: spietata e folle, tetra e sensuale. Con una scena del sonnambulismo di grande intensità. Se Macbeth ha i colori oscuri della dannazione, il Banquo di Alexandro Sentinelli si dibatte tra valori di lealtà e ambizioni celate. Valentina Scuderi (diploma presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi) sa trovare accenti carezzevoli quando mescola al suo affetto per il figlio che non avrà un padre la furia verso il marito che ritiene un traditore. Caldi applausi a tutti da parte del numeroso pubblico.

UNa scena del Macbeth della Dual Band.
La morte di Banquo e del figlio.

La Dual Band, una compagnia… di famiglia

Dietro la Dual Band c’è una famiglia: Mario Borciani, il padre, pianista e compositore; la moglie Anna Zapparoli, madre inglese e padre italiano, regista, drammaturga e attrice (diplomata al Piccolo Teatro), i figli Benedetta e Beniamino. «Ed è un bel modo di fare teatro», dice Anna con un certo orgoglio. E aggiunge: «Shakespeare è incredibile. Lo apri e parla di noi adesso. In Macbeth ci pone davanti uno specchio, ci mostra la nostra ambiguità, la smania di potere e la crudeltà che vivono nascoste nell’animo umano. Per questo, non solo ha senso continuare a rappresentarlo, ma soprattutto farlo nella lingua in cui ha scritto», continua Anna Zapparoli, che di Shakespeare ha fatto l’architrave del progetto Theatre in a Nutshell, rassegna in cui vengono proposti grandi classici del teatro inglese, in lingua originale, iniziata con il Riccardo III. Una parte importante delle proposte è in lingua inglese. «Avere due lingue è un po’ come avere due modi di pensare: è affascinante recitare – o ascoltare – lo stesso testo nelle due lingue e vedere come certi meccanismi, certe battute, nella lingua tradotta non funzionano… sarebbe un peccato perdersele!».

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