Il canale ha origine nel centro di Milano, attraversa la parte meridionale della città, percorre il Parco Sud, fino a gettarsi nel Lambro all’altezza di Melegnano. Un percorso ricco di storia e paesaggi da valorizzare


Milano vive sopra un mare d’acqua
Se (citando l’articolo di Guglielmo Landi sull’origine del Canale Villoresi pubblicato su il SUD Milano di febbraio) “Da più di duemila anni Milano vive sopra un mare d’acqua”, il fatto si deve a un fenomeno naturale, che le risorgive hanno rivelato fin dall’antichità. L’acqua, scendendo dai ghiacciai alpini in fiumi e torrenti, si unisce all’acqua piovana e penetra nel terreno dove incontra uno strato impermeabile di terre argillose. L’impermeabilità del fondo e la ridotta profondità della falda fanno sì che l’acqua sgorghi spontaneamente nelle cosiddette risorgive, che sono un fenomeno naturale, o dai fontanili, risultato di opere idrauliche.
La copiosa presenza di acqua nel sottosuolo, a pochi metri dalla superficie, interessa un vasto territorio che da Milano si estende ai comuni della Città Metropolitana della fascia sud. In questa estensione, fontanili e risorgive sono solo alcune delle conformazioni che, con le rogge, i cavi, i colatori, i canali, gli scolmatori e i fossi, configurano il cosiddetto Reticolo minore. Questa complessa e intricata rete di corsi d’acqua, per molti tratti sotterranea, attraversa tutto il territorio milanese. Storicamente è stata utilizzata per irrigare e ha posto le condizioni per il progresso delle tecniche agricole con la nascita delle marcite.

Il lungo viaggio della Vettabbia
Uno dei corsi d’acqua del Reticolo minore che, oltre alla primaria funzione irrigua, presenta rilevanti aspetti storico-paesaggistici è la Roggia Vettabbia. La sua importanza inizia dal nome, che compare nel Convento delle Dame Vergini alla Vettabbia (si narra abbia dato asilo alle dame vergini della nobiltà milanese, al tempo della calata del Barbarossa), i cui resti si trovano nel cortile di Casa Venegoni, in via Cosimo del Fante, nel cui sottosuolo ha origine la roggia). C’è anche un ex mulino in zona Ripamonti chiamato Mulino Vettabbia Destra, perché costruito sul ramo destro al tempo in cui il corso d’acqua si biforcava. Infine, dal 2005, designa il parco omonimo in zona Chiaravalle.
In epoca romana la Vettabbia era navigabile e una testimonianza di epoca longobarda ne attesta la concessione ai comacchiesi per il trasporto del sale dall’Adriatico a Milano.
I luoghi di rilievo che si incontrano lungo il percorso della Vettabbia
Lungo il percorso delle acque sono diversi i luoghi di rilievo che si incontrano. Oltre ai già citati convento, mulino e parco, non appena sbuca dal sottosuolo la Vettabbia incontra il Parco delle memorie industriali, sorto sull’area dell’ex O.M. (Officine Meccaniche, conosciute anche come Officine Meani, dal nome di uno dei fondatori), nel quartiere Spadolini. Poco più avanti, si insinua nel quartiere Morivione, che oltre a essere carico di storia, in uno dei cortili ospita il glicine di Leonardo, una pianta vecchia di oltre 700 anni, con radici che raggiungono i due chilometri di lunghezza. Leggenda vuole che il genio di Vinci, durante il suo soggiorno a Milano, avesse l’abitudine di isolarsi in questo angolo appartato appena fuori città, a meditare. Si dice che proprio lì Leonardo abbia concepito il progetto della Conca Fallata sul Naviglio Pavese.

La mappa idrografica di Milano, del 1888, evidenzia il tracciato della roggia Vettabbia dalla sua origine, posta dove oggi si intersecano via Molino delle Armi e piazza Vetra, fino a Nosedo. Un percorso, navigabile e allora completamente scoperto, che si affianca ai numerosissimi corsi d’acqua, indicati in blu, che allora attraversavano la città. La mappa idrografica di Milano con disegnato il tracciato della Vettabbia è parte del “Progetto di riqualificazione della Roggia Vettabbia” presentato nel marzo scorso a Nosedo e realizzato dagli studenti della School of Architecture Urban Planning Construction Engineering MSc in Landscape Architecture A.Y. 2024/2025 – Corso Landscape and Infrastructure Design Studio – Sezione A” (Prof. Carlo Masera, Prof. Paolo Bozzuto, Prof. Marco Mancini – Arch. Thomas Cabai, Ing. Lucia Castellani, Arch. Benedetta Falcone). Mentre la mappa del XVI secolo, denominata ˮCorso della roggia Vettabbia tra le mura di Milano tra l’abbazia di Chiaravalleˮ, è stata scaricata dal sito dell’Archivio Digitale del ministero della Cultura. |
Prima di inoltrarsi nella campagna, la Vettabbia attraversa il quartiere Vigentino, il cui primo nucleo risale al XII secolo, costruito dai profughi milanesi in fuga dall’invasione del Barbarossa. Addentrandosi nel Parco Sud, incontra il piccolo borgo rurale di Vaiano Valle, di origini trecentesche.
Negli anni Settanta, nel periodo d’oro del cabaret milanese, ebbe momenti di notorietà. Giancarlo Peroncini, detto Pelè, stravagante personaggio della vecchia mala, nonché assiduo nottambulo frequentatore delle osterie “abbastanza per male”, aprì un’osteria a Vaiano Valle. Si chiamava Osteria delle tre fontane perché davanti all’ingresso c’erano tre fontanili che formavano un laghetto dal quale usciva un rigagnolo che finiva nel Porto di Mare. Il Pelè vi si esibiva con altri cabarettisti dell’epoca. Il locale era anche conosciuto col nome di Gainoteca (da gaina, sbornia) per le frequenti memorabili ciucche che vi si prendevano.
L’ultimo tratto del lungo viaggio della Vettabbia
Da Vaiano Valle il corso della Vettabbia prosegue a lato del depuratore di Nosedo, dal quale riceve le acque depurate. Segue il parco omonimo che si estende per oltre 37 ettari in uno degli ambiti agricoli più pregiati del Parco Sud (a questo proposito, va ricordato che le “acque grasse” della Vettabbia hanno garantito per secoli una maggiore resa produttiva dei terreni irrigati). Dopo una serie di anse si insinua tra il Borgo di Chiaravalle e la celeberrima Abbazia. Poco dopo, il corso d’acqua abbandona il territorio di Milano per addentrarsi in quelli di San Donato e San Giuliano prima di gettarsi nel Lambro nei pressi di Melegnano.
In quest’ultimo tratto la Vettabbia transita nei pressi di un altro importante complesso monastico medievale, ricco di arte e di storia: l’Abbazia di Viboldone. Fondata nel 1176 dagli Umiliati, fu completata nel 1348. Gli Umiliati coltivavano i campi con tecniche allora d’avanguardia e fabbricavano panni di lana. L’ordine fu soppresso nel Cinquecento dal vescovo Carlo Borromeo per essersi gli Umiliati avvicinati a posizioni protestanti e calviniste. L’abbazia fu quindi affidata ai monaci Benedettini Olivetani che vi rimasero fino al 1777. Nel 1940 il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster assegnò l’abbazia, dopo anni di abbandono, a una comunità di religiose provenienti dalla congregazione delle Benedettine di Priscilla. La chiesa, a sala rettangolare e a tre navate di cinque campate ciascuna, contiene pregevoli affreschi di scuola giottesca, tra cui spicca il Giudizio Finale, che occupa tre pareti dell’ultima campata.
Il viaggio della Vettabbia termina nei pressi di Melegnano, dove confluisce nel Lambro. Un percorso non privo di pregi storico-paesaggistici, in un territorio agricolo che si insinua fin dentro la città. Questa contiguità col territorio urbano non è però senza contraddizioni. Infatti, i corsi d’acqua più prossimi all’abitato soffrono di un endemico inquinamento che l’aulico linguaggio della burocrazia chiama antropico. Tradotto nel linguaggio comune significa illecito e sconsiderato sversamento di rifiuti di ogni genere che contaminano fossati e canali. A questo proposito esiste un progetto di bonifica denominato Acque pulite del quale ci proponiamo di scrivere in seguito.
di Gabriele Cigognini
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