L’agricoltore Francesco Bossi.
Dopo ogni inverno “normale”, a primavera il colore dei campi impregnati di acqua è scuro, mentre i prati iniziano a rinverdire. Oggi, invece, nel raggiungere il borgo agricolo di Ronchetto delle Rane e il Podere Ronchetto, scorgo campi con una crosta chiara e spessa e prati giallognoli e che faticano a rinverdire. E siamo solo ad aprile.
Quali incognite ci riserva la prossima stagione colturale, se perdurano siccità e ondate di calore? Lo chiediamo a Francesco Bossi, agronomo e conduttore del Podere Ronchetto, che da oltre sei anni coltiva i 7 ettari della tenuta, metà a riso e frumento, metà a ortaggi.
«Impossibile fare pronostici, tuttavia grazie all’esperienza della scorsa estate, abbiamo maggiori competenze per contenere eventi climatici estremi».
La scorsa stagione la coltivazione del riso ha sofferto la siccità?
«Da noi l’acqua c’è sempre stata, anche se molta di meno rispetto al passato, per cui facevamo i turni con gli altri agricoltori, mentre prima ognuno la usava senza problemi. Il nostro territorio è bagnato dalle rogge del comprensorio del Naviglio Pavese che formano un fitto reticolo idrografico in gran parte alimentato dalle acque del canale Ticinello: uno dei rami del canale percorre per chilometri queste terre, irrigandone i campi. Il riso è quindi cresciuto bene».
Quali varietà di riso biologico coltivate?
«Il Carnaroli, secondo un procedimento biologico che precede la semina: da novembre a maggio il terreno è occupato da un erbario, che poi viene rotto, macinato e sparso sopra il seme di riso che seminiamo tra fine di aprile e primi di maggio a spaglio sull’asciutto, ma non interrato. È una pacciamatura verde che fa da contenimento alle erbe infestanti. Subito dopo allaghiamo regolando il livello dell’acqua per il primo mese finché il riso non spunta. Poi di norma, a parte un’asciutta a luglio per favorire la fioritura e la portata a seme, il riso rimane allagato fino alla metà di agosto, mentre la raccolta si fa a fine settembre, inizi ottobre a seconda dell’annata. Il riso poi lo facciamo lavorare da una riseria: l’integrale e il semi-integrale e bianco, si produce interrompendo il procedimento di pulizia un po’ prima di ottenere il riso bianco».
Per gli ortaggi i rischi della siccità sono più forti?
«No, perché sono irrigati a goccia, per cui la carenza dell’acqua è meno drammatica. Lo scorso anno sono state le ondate di caldo a crearci problemi, quando anche di notte la temperatura non scendeva sotto i 20°. Abbiamo perso tante piante già radicate seminate tra luglio e agosto. Quest’anno proteggeremo le piantine con la paglia, per favorire la tenuta dell’umidità e spezzare il calore del sole: così il letto rimane umido, lo abbiamo provato con le ultime piante seminate e ha funzionato».
La bottega a km zero
In bottega ci sono ortaggi biologici un po’ particolari.
«Sì, ci piace far crescere verdure “colorate” come zucchine gialle, pomodori arancioni, coste rosse, ma coltiviamo un po’ tutti gli ortaggi in base alla stagione. Il sistema biologico ci comporta un po’ più di lavoro e quindi costi più alti, perché non usando diserbanti il diserbo è fatto a mano e la protezione delle piante avviene con un telo pacciamante. Per evitare sprechi alcuni prodotti li facciamo trasformare».
Camper e B&B
All’agricoltura accomunate l’accoglienza per camperisti o nei B&B.
«Sì, l’agriturismo è un’attività complementare dell’azienda. Di recente dei camperisti italiani si sono fermati per il tour di Roger Waters, l’ex bassista dei Pink Floyd, o per il concerto dei Måneskin. Poi ci sono anche gli spettatori del Gran premio di Monza. Nel B&B, ricavato nella palazzina ristrutturata, sono disponibili quattro camere per nove posti, una cucina comunitaria, dove prepariamo le colazioni. Viene utilizzato soprattutto per lavoro o per motivi di salute per visitare i parenti negli ospedali. Mentre agli stranieri piace fare una tappa durante il passaggio per andare in vacanza verso il mare. E poi abbiamo una sala destinata all’attività didattica, non ancora pubblicizzata e che inseriremo nel progetto Oasi Ca’ Granda»