Due donne italiane accovacciate dietro una pensilina in via Ripamonti, proteggono qualcosa che non riesco a vedere bene. Mi avvicino: scopro che stanno cercando di salvare un vivace scarafaggio nero che si chiede perché due umane cercano di farlo salire su un rametto secco. Mi guardano diffidenti ma io sono come loro: salvo ogni vita in pericolo, che sia un animale, un insetto o una biscia. Provo ad aiutare ma lui non ne vuole sapere. Una delle ragazze, dei grandi occhi castani dice: se lo lasciamo qui, lo schiacceranno.
Allora ci penso un attimo e trovo la soluzione: il mio immancabile contenitore di plastica, un ovetto riciclato che prima conteneva un paio di guanti per la tinta dei capelli. Lasciate fare a me, dico e loro mi guardano speranzose. Con amore e rispetto faccio entrare lo scarafaggio nel contenitore, chiudo velocemente e insieme alle ragazze lo portiamo in un posto sicuro, dietro una recinzione dove c’è l’erba, con un sospiro di sollievo lo liberiamo, ci guardiamo e sorridiamo soddisfatte: abbiamo fatto il nostro piccolo atto di gentilezza. Tre ragazze sconosciute, due del posto e una che viene dall’altra parte del mondo, unite per salvare la vita di un esserino in pericolo.
In questa giornata di metà autunno è già la terza volta che salvo un animaletto in difficoltà: il primo è stato un lombrico, strisciava disperato nella distesa fredda del cemento di un marciapiede, ignaro che lì non avrebbe mai trovato la terra umida dove nascondersi, l’ho preso delicatamente e lui si è accucciato nella mia mano, fiducioso. L’ho liberato sotto un albero, lontano dalla strada e subito si è messo a perforare la terra per nascondersi. Il terzo è stato una cimice che mi è volata sopra il cellulare, l’ho lasciata in un posto sicuro, lontana delle macchine.
Il mio cuore sussulta e mi commuovo: non sono sola, ci sono molte altre persone che provano compassione e vanno in giro a fare la differenza, c’è ancora speranza in un mondo dove nessuno guarda dove mette i piedi, un mondo dove non c’è pietà verso coloro che consideriamo esseri inferiori per il fatto di essere nati diversi, di altre specie. La fiamma della speranza si accende nella mia anima, non tutto è perduto: oggi sono stata partecipe a un atto di gentilezza insieme a due ragazze che, come me, hanno spiriti sensibili.
Questa è una ondata di energia amorevole verso tutto e tutti, questo, al mio modo di vedere, si chiama
evoluzione, il risveglio della coscienza, il ritorno della vera umanità.
Testo di Verónica González