Il Centro Sportivo Carraro, riaperto a ottobre, è ancora in gran parte da sistemare. Senza sport 3.500 ragazzi. «È emergenza sociale» dichiara il coach della velocità Luciano Bagoli.
«Un impoverimento terribile del territorio, che come adulti e come città abbiamo il dovere di fermare». L’attività, bloccata da anni, deve ripartire senza aspettare la riqualificazione del palazzetto.
«Chiedo al Comune di intervenire subito nel Centro sportivo Carraro, investendo denaro pubblico, per rendere praticabili gli impianti che oggi non lo sono». Non si tira indietro Luciano Bagoli, professore di Educazione fisica in pensione, fondatore e direttore tecnico della Nuova Atletica 87, allenatore e formatore della Fidal, portavoce di “Ritorno al Carraro”, il gruppo di società che fino al 2018 si allenavano nel centro sportivo di via dei Missaglia. In questa brutta vicenda, in cui si concentrano tutti i mali del nostro paese – burocrazia elefantiaca, incompetenza, giustizia lentissima -, il professor Bagoli ha incalzato l’amministrazione comunale e di Municipio senza fare sconti per cinque anni, sottolineando quelli che a suo parere erano errori nella stesura degli appalti e nella direzione lavori, incontrando amministratori pubblici e scrivendo relazioni dettagliate, che testimoniavano con fotografie il lento procedere dei lavori e l’avanzare del degrado. Oggi con il Centro Carraro riaperto da tre mesi, ma con solo il campo da calcio sintetico perfettamente disponibile, non si accontenta di dire: «Io l’avevo detto» e aspettare che la macchina burocratica si rimetta in moto per riqualificare il palazzetto e imporre alle aziende inadempienti di riparare agli errori fatti. «Siamo di fronte a un’emergenza che è sociale ormai – afferma – e non possiamo più aspettare».
In che senso parla di emergenza sociale?
«Prima che venisse chiuso per lavori, al Carraro si allenavano circa 3.500 ragazzi, tesserati in 16 società, radicate nel territorio. Si praticavano atletica leggera, basket, calcio, pallavolo, rugby, ginnastica, fitness, danza. Qui si disputavano campionati e tornei, anche a livello nazionale, e numerose attività di promozione dello sport con le scuole, che portavano migliaia di ragazzi. Tutti questi giovani, provenienti quasi tutti dai quartieri limitrofi, in questi anni sono andati altrove ad allenarsi o, la maggior parte, hanno smesso di fare sport e sono rimasti per strada, con tutto quello che ne consegue. Anche diverse società che si allenavano al Carraro hanno ridotto significativamente o smesso di fare attività per mancanza di spazi. È un impoverimento terribile del territorio, che, come adulti e come città, abbiamo il dovere di fermare. Tutti parliamo di recupero delle periferie e dell’importanza che ha lo sport in questa sfida. È ora di passare dalle parole ai fatti».
Di fatto come portavoce di Ritorno al Carraro chiedete nuovi investimenti, ma la risposta la conosce: “Non ci sono soldi”.
«Stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di euro. In un bilancio come quello di Milano si trovano: è una scelta politica. E poi si tratta di piccoli interventi, da fare a pezzi, che richiedono poche settimane di lavori, per non chiudere di nuovo tutto. Per esempio, i campi da tennis coperti e la pista da atletica fatta male possono essere sistemati senza grandi esborsi e abbastanza velocemente. Noi come Ritorno al Carraro siamo disponibili a dare una mano e già stiamo collaborando con Milanosport. Con la Fidal, per esempio, vorremmo portare delle attrezzature sportive da altri centri sportivi cittadini dove non sono utilizzate, almeno per iniziare al- cune attività».
E la gestione del Carraro dovrebbe rimanere a Milanosport? Il Comune vorrebbe fare un bando…
«Noi pensiamo che il Centro Carraro debba rimanere a gestione pubblica. Una volta riqualificato potrebbe essere economicamente in attivo e non graverebbe sulle casse comunali. In ogni caso c’è ancora da restaurare il palazzetto con i soldi del Pnrr e ci vorranno almeno due anni: nessun privato si assumerebbe la gestione di un centro sportivo con i lavori in corso. E lo sport nel Sud Milano, per le ragioni che ho appena detto, non può aspettare fino al 2026».
LA TRISTE EPOPEA Il Centro Carraro viene chiuso per lavori nel settembre 2018, lavori che però inizieranno solo nel gennaio del 2021, a causa di ricorsi e controricorsi al Tar, fino al Consiglio di Stato e che costeranno in rimborsi al Comune 183mila euro. I lavori, realizzati a pezzi dalle due ditte appaltatrici, con nume- rose lunghe pause, che hanno portato a degrado, danneggiamenti, occupazioni abusive e incendi alle strutture, si sono conclusi nell’estate del 2023 e il centro ha aperto parzialmente il 1° ottobre. Il palazzetto, escluso dagli interventi, sarà riqualificato con i soldi del Pnnr, entro il 2026. |