Il Film
Questa la trama di “Kill Boksoon” che si prende anche la briga di accennare a un certo citazionismo già nel suo titolo che richiama il “Kill Bill” tarantiniano, ma senza quella maniacalità di voler giocare su effetti “pulp” o su combattimenti portati all’estremo, in un modo macchiettistico e fumettistico. Al contrario la pellicola gioca su toni ed atmosfere molto più raffinate, fra interni hi-tech, ristoranti e salotti di lusso, e un’abitazione moderna che lascia spazio ai dialoghi, per l’appunto taglienti, fra madre e figlia.
Il contesto malavitoso, fatto di moderne organizzazioni che preparano dei killer di professione come un normale “ordine di categoria”, diventa il pretesto per aprire l’analisi sulla “crisi di mezza età”.
La protagonista, una donna decisamente fuori dagli schemi, comprende come scelte personali rischiose e discutibili fatte in gioventù, la pongano ora di fronte alle difficoltà di educare una figlia che, tutto sommato, ha solo la colpa di vivere secondo l’adolescenza del nostro tempo. Ovvio però che per la protagonista non sarà facile scardinare un circolo vizioso e un giro di affari non proprio leciti, per recuperare quel rapporto quasi compromesso con una figlia sempre più isolata. Madre imperdonabile o saggia per quel saper preservare la propria prole dalla verità dei fatti? È in questa dimensione psicologica che il film decolla, tra virtuosismi narrativi e, soprattutto, registici, che danno luogo irresistibile flusso creativo senza mezze misure.
“Kill Boksoon” (Netflix, 2023) diretto dal giovane coreano Byun Sung-hyun è thriller, con scontro generazional-familiare annesso, dove la killer di professione Gil Bok-soon, un po’ Bruce Lee, un po’ Uma Thurman stile “Kill Bill”, conduce con disinvoltura missioni sanguinolente per conto di una rete di sicari professionisti. Nessuna esitazione, né incertezze di fronte al gesto estremo di “porre fine” alla vita del malcapitato di turno.
Manco a dirlo, però, la vera sfida per la protagonista si gioca fra le mura domestiche, dove diventa decisamente più difficile, da ragazza-madre, vivere un rapporto giornaliero con una figlia adolescente, nel pieno dell’età della contestazione e di amori contrastanti fra banchi di scuola, dove si consumano puntualmente atti di bullismo e di sessismo.