Intervista doppia alla presidente di MaMu Cultura Musicale e al direttore della Comunità Oklahoma
Si è conclusa nelle settimane scorse con un molto apprezzato concerto dell’orchestra Carisch, dedicato a Puccini, l’iniziativa Primavera a Gratosoglio, patrocinata dal Municipio 5 e sostenuta da Fondazione Cariplo. Per tre domeniche – 12 maggio, 9 e 23 giugno – gli abitanti del quartiere hanno vissuto quell’ampio spazio abbandonato, da tutti chiamato piazza Senza Nome – fra il Centro Multifunzionale e la chiesa Maria Madre – partecipando alle attività sportive e musicali e incontrando le associazioni CCTE, Vicini di strada, La Fratellanza Aiutility Libri on The Road, Intrecci, Ywam, la Cucina di Albert e Ciclofficina Oklahoma, che da anni operano sul territorio.
A quasi un mese di distanza, Laura Ferrari, presidente dell’associazione MaMu Cultura Musicale, e Andrea Cainarca, direttore di Comunità Oklahoma, organizzatori dell’iniziativa, raccontano al direttore de il SUD Milano, Stefano Ferri, come è andata.
Cosa vi rimane di questa esperienza?
LAURA – «La soddisfazione di aver animato la piazza con eventi di qualità, che hanno coinvolto un pubblico trasversale per età, genere e origine. E la consapevolezza di quanto sia necessario continuare con iniziative che rendano partecipe la cittadinanza, per trasformare un luogo apparentemente anonimo in uno spazio vivo. Mi piace pensare ai pomeriggi di Primavera al Gratosoglio come a una piccola semina… irrorata dall’ottimo tè alla menta di Khadija».
ANDREA – «A me è rimasta la certezza che Gratosoglio meriti di più. Sport, musica da suonare e da ascoltare hanno portato la vita in una piazza solitamente vuota. È la dimostrazione ulteriore che abbiamo tutti bisogno di relazioni e socialità, di riconoscere i volti di chi vive accanto a noi. Così come abbiamo bisogno di qualità e bellezza».
Perché abbiamo bisogno di qualità e bellezza?
ANDREA – «Perché è stato bellissimo partecipare al lavoro insostituibile di “cucitura sociale” del territorio che fanno le associazioni, così come vedere adulti, ragazzi e perfino bambini chiacchierare serenamente agli stand e sulle panchine, partecipare al giro in bici del Gratosoglio, giocare a kubb e ping pong, fare yoga. Così come è stato bello ed emozionante ascoltare l’orchestra giovanile Milano 5, la fiaba musicale Piero il Malcontento, partecipare al laboratorio di Stefano Baroni, che ha visto suonare un’intera piazza. Anche il concerto sinfonico dell’orchestra Carisch dell’ultima giornata, con il suo programma pucciniano, è stato un successo. Temevamo di non avere più di 50 spettatori, invece ne abbiamo avuti ben oltre cento. A conferma che quando si propone il bello, la gente viene».
LAURA – «Cos’è la bellezza? È vivere insieme i momenti di aggregazione e socialità di cui ha detto Andrea. Bellezza è stato fare musica da regalare e condividere, bello è vedere bambini sgranare gli occhi davanti a una fiaba “suonata”, accettare l’evidenza che nessuno resiste al fascino delle percussioni, scoprire che Puccini trionfa sempre e porta una robusta richiesta di bis!».
Ci sarà quindi un’altra Primavera al Gratosoglio?
ANDREA – «Noi come Oklahoma ci siamo. L’ideale sarebbe che questa voglia si materializzasse nel quartiere spontaneamente. Ma ancora non ci sono le condizioni. Il nostro ufficio comunicazione ha fatto un video sulla piazza Senza Nome la domenica successiva al primo evento e l’ha trovata desolatamente vuota. Le poche persone passavano veloci, senza assolutamente viverla. Dobbiamo continuare a creare opportunità e occasioni di incontro, per presidiare socialmente gli spazi. Dopo la prima domenica avevamo lasciato le reti sui tavoli da ping pong della piazza. Siamo tornati la domenica successiva e non c’erano più. Non basta fare: tutti ci dobbiamo abituare che ciò che è pubblico è di tutti, ha valore e quindi va mantenuto a dispozione di tutti. Sono convinto che ci arriveremo, ma bisogna lavorarci tutti insieme».
LAURA – «Anche noi ci siamo, soprattutto sulla piazza Senza Nome, dove il “nome” manca di nome e di fatto. Il problema non è chiaramente di natura “stradale”, consapevoli dell’importanza che l’identità di luogo riveste nella formazione dell’identità delle persone. Dare un nome significa fare proprio qualcosa: è quando capiamo che un bene appartiene a noi e alla comunità che ci circonda e che sappiamo averne cura. Per questa ragione, oltre al Terzo Settore e alle istituzioni, è indispensabile il coinvolgimento attivo del territorio altrimenti il nome sarà sempre un titolo calato dall’alto».
I prossimi appuntamenti?
LAURA – «Ora andiamo in vacanza, ma dopo la pausa estiva riprenderanno il loro percorso i due ensemble musicali che si sono esibiti a Primavera al Gratosoglio: l’orchestra giovanile Milano 5, che conta tra le sue fila ex studenti della scuola Arcadia, e l’orchestra Carisch, oltre al Coro e all’Orchestra del MaMu Ensemble. Se volete unirvi ai nostri musicisti, scriveteci! Ci trovate nella nostra sede in via Soave 3, dove teniamo incontri, concerti e laboratori o ci incontrerete in autunno in altre iniziative in città».
ANDREA – «Il 18 di luglio c’è stata la tradizionale festa dell’Orto di Ale nel giardino della Comunità Oklahoma. L’obiettivo però è tornare su quella piazza. L’abbiamo fatto la prima volta nel 2022 con uno spettacolo realizzato con l’aiuto del Municipio 5 e l’abbiamo riproposto quest’anno con MaMu, sostenuti da Fondazione Cariplo. Il mio sogno è trovare nella zona realtà produttive, per esempio quelle lungo via Dei Missaglia, che partecipino accanto a quelle istituzionali a queste iniziative. Gratosoglio ha molti problemi strutturali, la cui soluzione non può che spettare alle istituzioni, ma se tutti iniziamo a prenderci cura del quartiere e a viverlo in modo diverso, il cambiamento non sarà più così lontano».