A tre anni dall’incendio l’odissea che lasciò senza casa 82 famiglie è finalmente a una svolta. Ma cosa rimane alla città e ai suoi abitanti, in primo luogo alle famiglie della torre incendiata, di questo gigantesco rogo, che avrebbe potuto avere effetti tragici dal punto di vista umano?
Chi scrive non può dimenticare la sera del 29 agosto 2021: dalle finestre di casa vedo all’orizzonte una colonna di fumo nero che si innalza imponente verso il cielo, ben oltre il Parco agricolo Ticinello. Scendo di corsa con la macchina fotografica al collo e mi direziono con l’auto verso quella colonna di fumo, verso via Valla, da cui scatto le prime foto, e poi in via Antonini… Prima ancora dell’incrocio con via Ferrari intravedo il terrificante incendio, che rapidamente avviluppa tutta la torre Moro. L’odore acre del fuoco, le sirene delle autobotti e le grida dei vigili del fuoco, il terrore degli abitanti della torre (una trentina, la maggior parte è ancora via) scesi in strada dai loro appartamenti sconvolti, scioccati, smarriti, qualcuno con un cagnolino bianco… Sono immagini, odori, rumori che risalgono alla mente come un tutto inscindibile.
82 famiglie sfollate
Tra loro scorgo qualcuno che, pur sconvolto, li riunisce, domanda loro quante persone siano ancora all’interno del grattacielo, si muove per dare indicazioni urgenti ai vigili del fuoco che stanno salendo alla ricerca di altri sventurati, risponde alle concitate domande dei primi giornalisti e fotografi accorsi sul luogo. Apprendo solo dopo che è Mirko Berti, proprietario di uno degli ultimi piani, colui che in seguito prenderà le redini in mano per seguire la complicata e difficile causa delle 82 famiglie sfollate da quando il rogo è scoppiato.
Allo scoperto vuoti normativi da colmare
Ebbene, cosa rimane oggi alla città di Milano, a tutti i suoi cittadini, di questo immane rogo, che avrebbe potuto avere effetti tragici dal punto di vista umano, come la Grefell Tower di Londra e quella recente a Valencia? Un palazzo alto 70 metri di via Antonini avvampato come un cerino a causa di pannelli sui balconi dati per ignifughi ma che ignifughi non erano. Il rogo della torre ha messo allo scoperto non pochi vuoti normativi (anche europei) mai colmati, e inefficienze varie dei controlli. Si può costruire utilizzando materiali più sicuri e sostenibili? Quanto sono sicuri, efficienti e sostenibili la progettazione di edifici e l’uso dei materiali ammessi per costruire? Il pensiero non può non correre ai tanti edifici di ampia dimensione e altezza, come i palazzoni Aler in cui abitano migliaia di famiglie (come il recente incendio alla torre bianca d via Saponaro 36, Gratosoglio) o le Rsa (ricordiamo ancora la Casa per i Coniugi al Corvetto in cui morirono sei persone?).
#Rinascita Antonini
Dai primi di settembre chi passa da via Antonini, non può non notare con gioia e un velo di amarezza i movimenti intorno alla torre: gru, camion, tecnici, muratori che hanno iniziato a lavorare per far risorgere la Torre Antonini e ridare un tetto sicuro alle 82 famiglie sfollate. Cosa fare oggi perché avvenimenti simili non si ripetano più? Questa la domanda da non dimenticarci mai di porre insistentemente e con urgenza alle autorità politiche. L’ulteriore obiettivo è quello di concentrare l’attenzione del legislatore sui numerosi vuoti normativi che il disastro Antonini ha fatto emergere e che, dopo due anni, non sono stati ancora colmati.
“La casa deve tornare ad essere un luogo sicuro contrastando speculazioni e materiali scadenti con controlli e norme più stringenti”.
Un gancio a forma di cuore pende dalla gru, quale simbolo di rinascita
“29.08.2021: maxi-incendio distrugge 18 piani di #TorreDeiMoro a Milano. 82 famiglie hanno perso casa… Ma rinasceremo! #RinascitaAntonini”: (Rinascita Antonini)
(Fotografie ©Francesca Mochi)