Le Torri Aler di via Russoli sono diventate il “Terzo Paradiso”

Intervista all’architetta Tiziana Monterisi premiata dalla Triennale di Milano per il progetto Torri Russoli: perché è stato fondamentale il ruolo degli inquilini e del Comitato di autogestione?

Agricoltori di città, sui tetti di Via Russoli 14-20

È possibile unire efficientamento energetico e socialità? Secondo l’architetta Tiziana Monterisi di Ricehouse, progettista dell’intervento sulle quattro Torri Aler di via Russoli 14-20, completato la primavera scorsa e vincitore a luglio alla Triennale di Milano, del secondo premio City’Scape Award, certamente sì. L’importante è coinvolgere ed entusiasmare chi vive nelle case e nel quartiere, e il gruppo Le Sciure.

Dalla classe energetica G alla A4

«Fondamentale è stato il ruolo del Comitato di autogestione – spiega l’architetta Tiziana Monterisi – Abbiamo coinvolto circa 400 inquilini, cioè 187 famiglie, tutti preparati e ben disposti ad avere un anno di cantiere. Come sappiamo un cantiere è sempre complicato da gestire per chi ci vive accanto: abbiamo cambiato i serramenti, siamo entrati in casa, siamo stati un anno con i giardini interdetti. Oggi, però, gli inquilini vedono la riduzione totale dei costi di gestione, perché sono diminuite le spese di riscaldamento e di condizionamento, e soprattutto l’edificio, invece di emettere CO2, lo assorbe. Dalla classe energetica G siamo passati alla A4».

Nel progetto un ruolo fondamentale l’hanno avuto LeSciure…

«Certamente. Il maestro Michelangelo Pistoletto, con cui durante Expo 2015 abbiamo scritto il Manifesto “Terzo Paradiso, coltivare la città”, la cui idea di fondo è far diventare la periferia la dinamo trasformatrice dell’intera società, mi ha presentato LeSciure: un gruppo di donne straordinario, residente nelle torri Aler di via Russoli, che avevano iniziato a coltivare gli orti realizzati sul tetto del Superstudio di via Tortona. Con Michelangelo e LeSciure abbiamo deciso di portare Terzo Paradiso sui tetti di via Russoli, che dovevamo ristrutturare».

Come sono organizzati gli orti sui tetti?

«Sono spazi di socialità condivisi, non divisi in celle di pochi metri quadri dove ognuno ha e gestisce solo il suo pezzettino. Questo è frutto di un importante lavoro che abbiamo fatto in dieci anni di partecipazione con gli inquilini. Nei 15 mila metri quadrati di tetti delle quattro torri, ce ne sono 3.500 di coperture trasformati in giardini pensili, dove gli inquilini, oltre a coltivare, possono incontrarsi. I tetti-giardino hanno anche un’importante valenza ambientale: raccolgono l’acqua rilasciandola lentamente, favoriscono la biodiversità, abbassano la temperatura di circa 4 gradi in tutto il quartiere».

Da un punto di vista edilizio, quali sono i soggetti coinvolti?

«Sulle torri di via Russoli ha lavorato un gruppo composto da progettisti di Ricehouse, per il cappotto prefabbricato sulle facciate, realizzato in isolanti naturali, come lolla e paglia di riso, sughero e calce; Arco Studio, per la parte di ingegneria e direzione lavori; e lo studio Inge Srl, che ha fatto tutto il progetto energetico. Questo è stato reso possibile col Super bonus 110%, con A2A Calore Servizi come general contractor. Abbiamo scelto A2A perché nel 2020 il mio studio è stato premiato proprio da A2A Life Company come start-up innovativa sui materiali e sulla progettazione; in quell’occasione ci chiesero di collaborare a un progetto e noi gli proponemmo via Russoli. E da lì abbiamo coinvolto la Wood Beton, impresa bresciana che si è occupata non solo della prefabbricazione di questi grandi pannelli a cappotto, ma dell’intera parte edile della costruzione».

Dopo tutti questi anni, possiamo dire che Terzo Paradiso è diventato realtà?

«Sì, perché oggi negli spazi comuni si fanno attività di inglese, ginnastica dolce, arte con diversi creativi, spettacoli di teatro. Via Russoli è oggi un punto di riferimento per l’intero quartiere. In questi anni LeSciure sono riuscite a coinvolgere più di trenta enti e associazioni del quartiere, dall’Università Iulm all’Associazione Colore che opera in una cascina vicina, al Cap, il Consorzio per l’Acqua Potabile di Milano».

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