L’Osteria dei buongustai dove la politica incontrava la musica e l’amore

STORIE – C’era una volta al numero 46 dell’Alzaia Naviglio Grande…

Franco Bisignani in primo piano, dietro Maida Mercuri del Pont de Ferr e Marco Spini, oggi sommelier di successo.

L’Osteria oggi non c’è più, come non esiste più quel mondo. Chiusa nel 2010, con la morte del suo fondatore Franco Bisignani, il locale è stato davvero un punto di riferimento iconico per Milano e la zona dei Navigli.

Gli anni dei movimenti studenteschi: convivialità e promozione enogastronomica

Quando aprì, nel 1977, divenne subito un luogo di convivialità. Inizialmente, era una semplice mescita di vino con salumi e formaggi, tutti accuratamente selezionati e accompagnati da racconti che ne esaltavano la qualità e la provenienza. Un’idea pionieristica di promozione enogastronomica e di cultura del cibo che allora era una novità assoluta. L’ambiente era informale, con scaffali ricolmi di bottiglie e tavoloni di legno. Era frequentato principalmente dai giovani dei movimenti studenteschi, soprattutto di estrema sinistra, che trovavano in questo angolo di Naviglio un luogo accogliente, dove incontrarsi, bere un buon vino e discutere di politica.

Gli anni della “Milano da bere”: l’arrivo dei personaggi famosi

Negli Anni Ottanta l’Osteria subì una prima trasformazione: l’energia e lo spirito ribelle degli studenti rimase, ma alcuni di loro iniziarono a lavorare “Bisi”.
Durante gli anni della “Milano da bere”, l’Osteria continuò a essere un presidio per studenti e appassionati di vino. Anche in un’epoca di grande cambiamento per la città, caratterizzata da una certa immagine patinata di Milano, l’Osteria restava fedele a sé stessa, con una carta di decine di vini accuratamente selezionati. Tra questi, due veri e propri “pezzi unici”: il Clinto e il Fragolino, serviti qui quando erano ancora legali.

Ivano Fossati, frequentatore dell’Osteria, nella copertina del disco La pianta del tè del 1988.

I giovani studenti milanesi facevano ancora a gara per trovare un tavolo libero, con loro arrivarono personaggi noti della scena culturale e artistica del tempo. Tra i frequentatori abituali c’erano Paolo Rossi, Ivano Fossati, Nancy Brilli, i Negrita, così come i giocatori di Milan e Inter e della squadra di pallavolo Mediolanum. Manuel Agnelli, figura di spicco della scena musicale alternativa italiana, era un altro nome che passava per L’Osteria. Anche Andrea De Carlo e Antonello Venditti, che qui presentò uno dei suoi album, si lasciarono attrarre dall’atmosfera speciale del locale. Un caro amico di Franco Bisignani era il cantautore Claudio Lolli, che frequentava regolarmente L’Osteria, contribuendo a creare quell’atmosfera unica e ricca di interazioni tra il mondo della musica, della cultura e del vino.

Gli anni “90: le eccellenze vinicole e i prodotti rari

Nel 1993, L’Osteria subì un’altra trasformazione con l’ingresso di Giulio Consonno nella società. Consonno, noto per aver portato il franchising in Italia e per essere presidente di Prenatal Italia, oltre che inventore di catene come “Intimo3”, apportò una visione moderna e ambiziosa all’Osteria. Storico amico del poeta e gastronomo Luigi Veronelli, Consonno innalzò l’Osteria a un nuovo livello di eccellenza.

Sotto la sapiente guida di Bisignani, in accordo con Consonno, la lista dei vini crebbe fino a includere ben 140 etichette, con una selezione curata nei minimi dettagli, offrendo ai clienti un viaggio attraverso le eccellenze vinicole italiane e francesi. Tra le proposte figuravano i “Great Tuscany”, il Barolo e Barbaresco di Gaja, l’Amarone della Valpolicella, gli spumanti di Ca’ del Bosco, Champagne come Ruinart e Bollinger, i Sauternes francese, il Picolit friulano, la Malvasia delle Lipari di Hauner e il vino Pantesco di De Bartoli.

Oltre ai vini, l’Osteria divenne famosa per la sua offerta gastronomica, che includeva prodotti di alta qualità difficili da trovare altrove. Tra questi spiccavano la ’Nduja calabrese, unica a Milano, affettati e pecorini toscani, formaggi francesi come il Roquefort, petto d’oca, carne salada e mozzarelle di bufala freschissime, che venivano consegnate ogni tre giorni direttamente da Battipaglia. A completare l’offerta c’erano i dolci, tra cui le celebri torte di Ernst Knam, noto maestro pasticcere.

L’eredità di Bisignani nel mondo della ristorazione

Il modo visionario di intendere la ristorazione di Franco Bisignani ha avuto un impatto duraturo su molte persone che lo hanno conosciuto. La sua Osteria ha ispirato una nuova generazione di ristoratori e osti. Tra questi, Maida Mercuri del Pont de Ferr, Roberto delle Vigne, Riccardo del Mom Cafè, Daniele e Marcone dell’Osteria del Pallone, la Luisa Del Sodo, Juan del Mirta, Antonio della Brisa e molti altri, che sono diventati a loro volta figure di spicco nel panorama della ristorazione milanese.

Senza parlare molto, Franco ha guidato attraverso l’esempio, seminando con il suo lavoro e la sua passione, e lasciando una grande eredità nel mondo della ristorazione. Quando ci ha lasciati nel 2010, il Bisi aveva già avviato decine di persone alla professione, dimostrando che l’insegnamento più forte è quello che si trasmette con le azioni, non solo con le parole.

di Paolo Robaudi

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